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Lunabionda Valentina Di Caro
Le 446 poesie di Lunabionda Valentina Di Caro
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| Scheletri di poesie
sostenute a malapena
dalla costola di un libro
e penso
a quelle premature
a quelle già vissute
e alle mie, che mi son morte dentro
mentre ne allatto un'altra
che cresce sazia dei miei malori
perché noi
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Quando le briciole diverranno pane
ci sarà manna per ogni creatura
e chi tanto avrà aspettato
sarà nutrito al seno di una madre
Un gabbiano spargerà nuovi semi
covati da intrecci di braccia di vimini
i nidi non avran
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Non la guardo attraverso le sue autoreggenti
la trasgressione più intensa
sarebbe penetrarle il cuore...
non sento l'odore del suo profumo
l'attesa di odorare la sua seconda pelle
è essa stessa preliminare d'amore
vorrei non si
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Senza biglietto
nelle mie scarpe
i passi
che posso fare
quando ti allontani
dai miei giorni
sono
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Non hai le tasche
per contenermi tutta distesa
ed io non posso stare
come un garofano
dritta e al contempo spezzata
lesta a far capolino da un taschino
di quella giacca di naftalina
che usi solo nelle occasioni
nei pranzi di portata media
come
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Esistere è...essere il tuo stile
diverso da un portaombrelli
più simile ad un disco in vinile
di quelli che non se ne fanno più
Sei il tuo paesaggio surreale
da cui schiodare la cornice
mani che con le punte aprono un
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Mi dici addio
come a potar le rose
ma non è marzo
siamo sfioriti adesso
e questo è quanto
Lascia cader lo stelo
i petali... non umiliare
ciò che non vive più
vedrai...
saprà morire
Non v'è vaso
che
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Più dell'odore
come un sapore
simile allo scorrere lento
d'unguenti guaritori
quanto il pudore
mentre si sveste
nella mia lingua
quando ti avvolge
con stretta di fascia su coscia
serpe dalla barba liscia
con ogni mania
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Onore al mio cuore... E sia!
Ché Ab Aeterno fu cotanto disilluso
al cospetto di lurida sembianza
travestita d'opulenza
creatura infame
deridi e sputi inopinabili sentenze!
Sorge spontaneo come l'albore il giudizio
a colui che prima di
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Le cose che non tornano
si perdono
spesso come fiori recisi
da godere nell'attimo del taglio
e non te ne fai più nulla
mentre il disgusto ti pervade
svuotando il vaso e la sua melma verde
Chissà che ne è stato di me?
Cosa
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Ricordi?
Ti raccontavo col linguaggio dei segni
quello che il testo taceva
Poi ho smesso
Ho rivisitato le mie apnee più profonde
culle di miserabili e attesi ritorni
Gli errori
adesso in cerchio ed io alla cieca
con il bastone a
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Bastasse dire basta
Ma ogni volta che...
ritorni
semplicemente in mente
ripenso
al tempo in cui aspettavo giugno
mese del grano e delle prime spose
Non ti sento più come vorrei
come quando cammini e dici
da qui saprei rincasare
ma ogni
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Anche perché
basterebbe poco
Riconoscersi dalle tracce,
a naso, tra la folla spenta
nello stesso gusto di
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Manchi
nelle tenere pause delle foglie nuove
quando ogni germoglio è al suo posto
e il mondo si aspetta i colori
Di questi stand by amo la lunga preparazione
Un vuoto secolare risolto in una notte
nel crepitare di un seme che si
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Non dimentico
come vestirmi di nero
e separare il male dal male
Ricordo ogni fondale
e le sue lacrime di menta
rapprese al tulle di Morgana
Non si impara senza ferirsi
non si affoga senza bere
non si vive senza perire
Vita che muovi gli
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Chiaro
tutto si faceva
Aveva raggi in abbondanza
timidi in pensiero ed in tepore
ma convulsi come abbracci arditi
di un'alba che attende il divenire
ed esplode
sul mare abbandonato alla deriva
sul fianco del monte ancora in ombra
sulle gote dei
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Lunabionda Valentina Di Caro.
Se smettessi di guardarmi
diventerei cieca,
cieca per non vedere addosso a me altri occhi
e sorda per non sentirmi più chiamare amore
Non andartene
Siamo un bacio e una bocca
un solo ginocchio
una mano
Ho farfalle sulla maglietta
e ricamo
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Se poi ti penso ancora
non è una colpa
Non è più rabbia né dolore
né umanità
Resto sommersa
il tempo che basta a scoprire
che non ho più le parole
per dire cos'è
Semplicemente ti trovo
in
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Non si guarisce
Le verità di ieri si trasformano
Si accettano altre ipotesi
Si convive con una nuova deformazione
Qualcuno dimentica
Io mi invento quella con cui andare d'accordo
una sorta di campus, in cui immigrata
parlo la mia lingua
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Così come non mi riconosco
io sempre meno sentimentale
sempre più fragile
Qualcuno ha violato l'ingenuità
che lasciava il mio cuore lanciarsi
in quello che sentivo amore
Adesso misuro, sentimenti e parole
ché ad
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Dimmi qualcosa
che non abbia già sentito
Qualcosa di mio
da riconoscere la seconda volta
Qualcosa che non mi porti via il tempo
il vento, il momento
Dillo una sola volta
così a voce bassa
che io debba assaporarlo
dalle tue
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Poso fra la nebbia.
Ogni paura si assottiglia
un pensiero enorme sbiadisce
e il piede destro segue il gemello
impalpabile come il tuo ricordo
Ho un volo di gabbiani fra le braccia
e il mare nella testa
La partita non finisce con l'estate.
Tutto
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Potrà novembre
lasciare in un sussurro
il profumo del pesco
solo a sentire dove ti muovi?
Germinare il campo sotto la neve
senza che mano abbia sparso il seme?
Potrà l'estate conservare il sole
quando tutto intorno
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Se ti trovassi lì ad aspettarmi
non vorrei avere il tempo di ascoltare
Farmi riempire ancora di bugie
servirebbe solo a peggiorare
Se mi trovassi ancora ad aspettarti
avrei speso invano la salita
Tu non saresti più la
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Non l'ho chiesto
Mi hanno raggiunta - sempre
Come se fossi un porto
per poi stancarsi di naufragare
E' tutto quello che posso
- soccorrere e curare
Amare
Svestirmi di energie
vestirmi di pazienza
Adesso sì, poi non basta
poi diventa
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Non posso non ricordare
che mille giorni avrò da trasportare
in questa borsa in cui
la nostalgia di te, mi apparirà
quel contenuto che non potrò lasciare
negli armadi degli alberghi
che nel mio viaggio visiterò.
Mi
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Più di quest'onta vorrei farne tesoro
più misera mi affranchi come schiava
Dio che non voglia ch'io m'abbandoni
semmai pensassi d'essere lasciva
Pietade è termine desueto
ma imploro allor più forte ed in
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Lasciatemi sulla sua bocca
quella che adesso sa baciare,
non sbavatura, ma impronta di calce
Lasciatemi essere felice, fatemi immaginare
che sia la terra dell'arcobaleno
quella in fondo all'orizzonte del dare
Lasciatemi rotolare
come un agnello
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Per trattenersi
con la mano dentro
fino ad assottigliar la carne
stupiti d'esserci ancora
nonostante il tempo, il vento
nel momento dell'addio dato
mai mantenuto
Per ammalarsi
contagiati e vinti
dall'amore gerarchico
che ci sovrasta
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In questo giorno qualunque
dove anche il cielo si è chiuso
non abita più nessuno
sono arrivati tutti
e ognuno andrà
lasciando il saccheggio
di questa terra smossa
non avremo da aspettare
cesserà la pioggia e il
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446 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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