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Marco Veronesi
Le 86 poesie di Marco Veronesi
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| Stasera
sul declivio del tuo corpo
il sentimento mi comanda
stendo un velo d'organza
e scivolo giù, fino al ballatoio
dov'è sita la filanda
Nel cesto delle spagnolette
della tua mente
butto a caso un ago dalla parte della
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| Guardami
sono abbastanza spesso da essere visto
sono abbastanza sottile da essere trasparente
e allora guardami,
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| Un giorno, d'un luogo, d'un tempo
il primordio d'un sospiro
m'incontrò sofferente
poi cercai negl'occhi, un lampo
che verità fu capogiro
Giovò l'esser sapiente
d'ogni cosa al tuo riguardo
nel profumo d'un
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| vorrei essere altre stelle
non questa
magari dovrei trovarmi, solo
avere un altra pelle
prendere le mani di un altro me stesso
salutarvi, andare via per sempre
da quel molo di un pensiero d'ossesso
di una vita che non ho
di parole e azioni
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| Tra quattro stracci
sfilacci e cocci
materiale di risulta,
diverbiale
soggiacciono due nudi canarini
con musi cavallini
e cicatrici del morale
senza dolo né colpa
...e con frammenti d'assonanza
limatura di pazienza
risucchio, di un
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| Dispersa
evaporata
dall'immagine che ho di te
profumo di femminilità
statica nel pensiero
immersa
trasportata
dal vento di fine inverno
la concretezza degli occhi
non comune
s'offusca
dietro malinconica impossibilità
Il
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Aurora
cintura d'oriente
orizzontale, viola
vìola il cobalto, poi l'azzurro
invadente
tallero dorato, pieno
d’una Luna ormai sola
Primi risvegli a scoppio
palpebra mattutina
sulla gelida levata
nell’esister d’oppio
campi
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Sotto il livello del liquore
annegare cancrena dell’essere
sapendo stare in apnea
capillari scoppiati e lingua morta
tuffarsi in oscuro bicchiere
nuotare tra mucillagini
galleggiare su volontà distorta
scoprire di nuovo acerrime
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Ecco
gocce del tuo cielo
scioltesi
sulle spighe del grano d'un tempo
Ecco
cristalli di luce
si depositano
su terre riarse liberate dalle dune
Ecco
quattro ossa
legate
da nervi svogliati
conversano con zolle testarde
Ecco,
sentimento
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| L'arancio caldo,
oramai basso all'orizzonte
lega a sé il mio pensare
fottute elucubrazioni
che non lasciano nulla, solo impronte
un'enorme lista movimenti
d'altre vite, di reincarnazioni
l'andirivieni dei ragionamenti
“...ah, s'io
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| Scalzo, su steli di velluto
del verde sereno di un prato dell'anima
camminai con te nella mano
arrampicato sulla
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| Mi trovai facciabbasso
respirai polvere e nuda terra
sporcai le vesti d'erba verde
le mani si, poggiavano sul sasso
la mente no, pesante zavorra
s'affrancò dalle corde
Precipitai senza cadere
vidi l'abisso luminoso
ascoltai le note
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| Me, stelo immerso
nel tubo d'acqua
sopravviver
di speranze empie,
per tempo concesso
a nutrir mia prece
di viver per sempre,
nel disconoscer destino
giunsi a
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Nel magma delle vite
scampate
che hanno perso,
vedenti,
pezzi d'esistenza
che hanno capito,
piangenti,
che dovranno farne senza
di tutto ciò che è finito
nella melma delle storie,
disperse,
vissute ignare
scampate alla
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Sfera splendente
nel nero freddo
come un giullare
pelle verde scialle bianco
nel sistema solare
di cobalto vestita
regina, d'aspetto suadente
tra pianeti incolore
stalli, nel mezzo
e par di sentire,
rumori di strade
foglie nel vento
vociare
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Sfumature d’autunno del pensiero
sferzato da arie insolenti
scuotono i rami caduchi e spogli
di un essere foriero,
d’impeto e solerzia
nell’incollar cocci taglienti
di sogni sognati e vissuti,
ricordi trasparenti
Risvegliarsi tra le
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Invia un messaggio privato a Marco Veronesi.
L’inossidabilità
di ciò che conta veramente
vince
le ruggini di parole inespresse
la lucentezza,
i riflessi di sentimenti conservati
giungono
all’occhio della consolazione
mai più parole omesse
mai più baci non
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Hai vissuto?
dal grigio basale di ogni giorno
hai virato in vita tua, sul calore dell’arancio,
hai valorizzato quei tuoi anni?
...ora il cippo è disadorno
Hai creduto?
sei stato nella casa del bianco
hai portato per mano,
confezionato conserva
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Nel pomeriggio della normalità
il sole del mio mondo, giallo, caldo
cedette ai nembi le sue luci
precipitai poi nella crepa
riconoscendo falde di silenziose verità
me, pedina tra fango e radici
come una che s'aggrappa
tra sacche di
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| Cardiache decantazioni d'amore
nel mosto dei palpiti
che siffatta femminella
cuor m'ammanta, tra scalpiti
che già in attesa di vederla
pensiero di lei m'avvolge
in abboccato gusto rosso cuore
Mescita di nettare d'uve d'abbraccio
nel
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A panciabbasso
sventro strati di cielo
le vesti s'appagano di vento
mentre azzurrato, lo sguardo
s'adorna del livello zero
ch'evolve nell'ingrandimento, costante
dal ricordo d'altitudine
a madre che s'avvicina
E mani assistenziali
d'aria
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Dapprima
molecola di ogni pozzanghera
mare, acquitrino
stagno, lago, bacino
poi
molecola, lieve
di ogni nuvola
e poi pioggia, o neve
ed ogni goccia
liquida o fiocco
verso ogni fiume
sotto ogni ponte
dentro ogni falda
poi ad ogni
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| Occhi negli occhi
vitreo su vetro
biologico su virtuale
anima contro impersonale
pensiero ed inesistenza
azioni produttive, movenze plagiate
sonorità e silenzio
cellule, trasmutazione, inconsistenza
m'allontano, t'allontani
parallelo,
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Il vento che ho nel cuore
solleva i coriandoli depositati nello stomaco
che si chiude ogni volta,
quando si ciba dell'onore
per la considerazione di una donna d'indaco
tersa nella famiglia
che già abbevera giovane amore
per un'anima
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Nell'anima
nell'opaca sfera dell'ego
ritrovo pungoli e non poco sussiego
mi districo a scapicollo
tra bandoli e matasse di vite vissute, avvitate
tra amicizie già avute, perdute
macerate nell'ammollo
di una salamoia
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E mentre siamo qui,
stanchi ed impazienti
in questo luogo di cura,
rassegnati ed impotenti,
io già non vedo l'ora
che sia tutto finito.
Che siamo tutti a casa nostra, la sera
seduti sul divano in mezzo metro,
un corpo unico e tre
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Lupo di mare volante
tra sogni non realizzati
occhi veterani e barba piacente
pensieri d'un tempo, ormai inermi
simulacro d'un eroe simulatore
sigillo la mia bocca per non parlarmi
all'alto rischio di pensieri in fuga
isso l'ancora dalla fonda
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Sarebbe preferibile non pensare
ripeteva di continuo l'effimero consigliere
la mia mente rispose
come creta sotto mani esperte
per poco si convinse
credetti di stare bene.
Di nuovo,
il giorno delle nubi alfine giunse
come un temporale
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Buttai il bastone della giovinezza fra le onde
donai foto mnemoniche ai frangiflutti
lasciai due anime sulla lanterna
come s'abbandona un grande amore
per amor mio e distanza da tutti
conobbi immobile e spettante compagnia di
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Lì mi assoggettai al tuo vezzo
respirai salgemma
tra marosi, schiume e creste
tremenda paura delle profondità
d'esser cibo per pesci
di scomparire tra correnti funeste
imparai la lingua dei gabbiani
con il cervello vergine di uno
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86 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 30.
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