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♦ Michelangelo La Rocca | |
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elena rapisa
Le 600 poesie di elena rapisa
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| Nelle intricate anse del mio io m'immergo,
tra flussi di pensieri sconfortanti, un po' prolissi,
un gran respiro e via...
Sul fondale del mio mare, che infecondo non è,
protendo mente e piglio assidui cercando segni
che palesino oltre
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Quali cosce di donna s'aprono al sole
le morbide colline e le pianure ampie
dove risuona il tosco fraseggiare arguto e mai scontato
e, nella calura attendono la falce gravide spighe,
che duttili s'inchinano dalla tirrenica brezza
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Il desiderio pose lacci
nei pertugi dell'anima,
l'amore li strinse unendo i cuori.
Al riparo di un albero ingemmato
sedotti stavano tutt'uno con la notte
e ai baci cedevano le labbra.
Sommessa la brezza indusse
alla schiusa le
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| Quei versi
che fitti fitti annerano fogli,
che per l'aere s'involano ameni
o turbanti,
quei versi chiosano di noi,
di te, di me.
Sono baleni emanati dal cuore
con rabbia, dolcezza, dolore,
conforti amorosi.
Anime dissimili e
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Vibra e si estende la melodia.
Briose note si librano per l'aria
resuscitando atmosfere di remoti sfarzi,
pervadono la sala armonie frizzanti
nello sfarfallio di sgargianti vesti.
Vorticoso il movimento trascina,
penetra, allaccia,
piano
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Il sole allungava ardenti dita strinando la terra
e sparuti giunchi, lungo dune degradanti
nell'onde pigre, allevianti.
L'estate incrinava le zolle e ardeva in cuore
mentre noi, creature marine adagiate su scogli,
nere fiere dita sorgenti
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| A briglie sciolte cavalco i sentimenti,
il morso non mi stringe,
libera dentro percorro vergini tragitti.
L'urgenza di sapere mi trascina, m'inquieta
anticipo la vita
In me sussiste una sete occulta
che bere mi fa alla fonte d'ogni
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| Ti ricordi ancor di me?
di quei giorni densi di umori
e noi
immersi in profumi marini
di agave greve e acuta,
dei tuoi respiri impigliati
fra le mie cosce odorose?
Ti sovviene per caso il mio nome?
sussurrato al lume di lune
in saporose dense
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| Bevi adagio dalla coppa che t'offro
sarà lunga la notte amore mio.
Il mare si farà inquieto e, fra non molto
la marea insidierà la rena.
Così tu vagabondo messaggero indugerai
sull'onda lunga che porta a questa
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| Oziano al fine mani incise dagli anni
in grembi svuotati di nerbo.
Trattengono gioie vissute,
liberano complici sorrisi di trascorse premure.
Si muovono placati rivivendo
primavere di rose
fiorite nel sole di albe
vissute volando incontro alla
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| Ora da vicino mirerai le stelle,
quelle che ti furono amiche quando le respiravi
con gli occhi della mente,
dispersa in loro, ora e sempre
in tenero curioso abbraccio
tu,
che tanto agli uomini donasti in conoscenza.
Ti sia guanciale il
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Sei tu la mia malattia,
quella incurabile voglia di sfinirmi,
di farmi male.
Stimolante croce
Tu sei l'unguento
magico, malefico fecondi la pelle
la bruci, fai male fai bene.
M'assedia e serra questo legame
che sconfesso, ma pur
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| L'ore tepide e arcane ridestano
illimitati misteri.
Vagabonda l'onda spronata da brezza,
azzurra poi bianca sul ciglio,
la cresta s'infrange,
ristora la rena assetata.
Si pavoneggia la luna in un cielo cobalto,
sorregge riflessi argentati di
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| Lieve ondeggia l'ombrellone in alternanza di brezza.
Calore, riverberi di sole,
la rena scotta.
Prona, indora le procaci forme
un coriandolo pigmeo che nulla copre,
cela lo sguardo compiaciuto
dietro lenti oscurate.
Lui, sul telo supino
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Infausto fu il giorno.
Vassalle del vento dense nubi
partorirono pioggia
sfilando per l'aria eccitate,
sferzate da impietose correnti.
Ora giunta la sera,
è tutto uno sfocare di contorni
in pacata oscurità divenuta silenzio
che
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Taci,
e così vicini senza toccarci, c'impregniamo di sguardi
calati come esasperanti carezze, desideri muti
sui corpi grondanti rifrazioni.
fremiti
Assenti le mani solo occhi offuscati,
declinanti oltre la pelle
in singulti
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Invia un messaggio privato a elena rapisa.
S'insinuano in orecchie compiacenti
accenni ambigui,
esperti nell'arte del discredito.
Fluiscono da ingannevoli bocche
dai denti aguzzi
e rosee gengive.
Indiscreti, velenosi stroncano
con punte di dolcezze distruttive
e impudente fluisce il
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| Per questa valle così arsa e scarna,
oltre l'orizzonte che esaurito sole
già abbandona,
si smarrisce il mio pensare
in dedali senza via d'uscita.
Una spirale turpe stringe soffocando
desideri di riscossa:
son gorghi infidi persi
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| Riconoscersi sulla falsariga di un pensiero
di versi dettati dalla notte
o dal vento... chissà, certo dal cuore.
Mentre la mente vola e si fa immagine
di un volto di un sorriso,
si spoglia dell'anonimo sentire
non più riflesso
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| Inoltrarmi vorrei ancora per quella via alberata
dove ricordi si fanno bruma quietante
e accarezzano il cuore
spiriti di trascorso amore.
Fra quei nodosi rami che primavera ingemma
ritrovare suono di passi e di chimere
e dissolvere la solitudine
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Vestiti di luce,
là dove culli dolore,
in quel dimenticato seno
che nonostante tutto ancor si porge.
Indossa la più bella veste,
con primavera inghirlandati i capelli,
racchiudi le sconfitte speranze
in un corsetto di
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| Verrà l'estate spargendo semi di papaveri
e fasci di sole ad irrorar di luce
lunghi oziosi giorni.
Giungerà con l'onda
col suono antico di conchiglia,
con pesci d'argento iridescenti
in purezze lunari.
La terra canterà
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| Nel taciuto s'annida la vergogna
della calpestata dignità di donna
indotta a disprezzar se stessa.
In giorni disabitati dall'amore
s'infrange quell'orgoglio primigenio
che natura generosa le pose
quale dono supremo in petto.
La isola
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| Quali fossero le strade
d'asfalto scivoloso
che guidavano verso Nord
o altri luoghi scelti per attrazione,
le riconoscerei
non foss'altro per quel desiderio di scoperta
che mai si placa.
Nel susseguirsi di paesi
e genti diverse
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Disfano le mani sgualcite
il tenace filato
per avvolgerlo in gomitoli di ricordi
che più non saranno intessuti.
C'eri tu fra memorie di lune.
Sull'acqua statica grigia, vagavano ombre,
chiatte cariche di nulla
scivolavano senza scie
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| Forgiava pensieri, creta duttile,
li plasmava levigandoli.
Assimilava emozioni difformi
ora regina di spade, ora schiava d'amore,
non sempre l'assisteva coerenza.
Tratteneva nella sua rete la vita
e la gettava nel mare dei sogni,
pescatrice
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L'ago della bilancia è fermo,
non si sposta.
Aggiungo peso, tolgo contenuto,
baro,
Un dito sotto forse aiuta.
Nudi pensieri così ineccepibili,
nodali premure
che albergai durante il viaggio
ora statici in assenza di
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In quella indefinita illimitata curva
che congiunge il cielo al mare,
si riversa sfiancato
il sole.
Ardono di lui
immobili nastri purpurei
sporadiche nubi,
carpiscono frammenti di diurno ardore.
In breve,
sgusciando da antri
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| Piange lacrime di stelle questa notte la luna.
Il viso dipinto di biacca nell'oscurità s'aggira
sospinta da un vento ostile.
Indugiano per poco sulle ciglia di luce
quelle tremule stille.
Precipitano poi sul mondo assonnato
con accenti
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| Tu
che cercavi un'alba in cui specchiarti
non ne avvertisti che un tepido riflesso.
Tu che inseguivi la vita,
trascurasti chi ti reclamava trattenuto
all'orlo della veste colorata,
severa al tocco di dita
che lentamente lasciarono la
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600 poesie trovate. In questa pagina dal n° 331 al n° 360.
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