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Luigi Di Landro
Le 71 poesie di Luigi Di Landro
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Ho riconosciuto subito la vita
mia, quando portava a passeggio il cane
suo. Questa piscina sta tra le dita:
divien quel mare chiuso.
Ho riconosciuto all'istante sane
ansie assalirmi e prendermi intorno:
coll'aria nel sangue le menti
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Quanto dista quella meta raggiunta
se si percorre avanti e indietro,
compagna di vita e morte aggiunta?
Respira più forte, le lascia dietro,
larghe le braccia all'aria accòlte:
più tardi la testa che resta di retro.
Onda
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Dal vetro una finestra, poi un'arcata...
...e giù quel palo poi che m'è maestro:
son cose che non mi parlan da un pezzo.
Ecco lì un freddo giovane vento...
Ei mi guarda, giuro, fisso e affranto:
"Non sognavi nel letto
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E poi ancor ne raccolgo i pezzi:
teso su un albero contro un pino
vive e tenere si fanno coraggio
certe timide immagini, mortali,
vischiose, di previsioni d'inverno
e schizzi d'estate. Tu, che le mani
mie amavi e non sai cos'è
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Alla porta, lì, aperta,
nessuno t'aspetta.
Edipo, re caro,
duolsi per mano, se poi figura a te nota
né vedi, né vano
quel frate a te sano.
Non duole poi'l padre né alla madre
perfetta.
Da un albero nascevi,
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Milioni di passi lenti.
Più piccola la stazione.
Sfere di vetro appese.
Stelle rosse di natale.
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Tra queste quattro solide mura
vaga spenta la mia malinconia
d'una fraterna anima a veli
che spostasi tersa d cumuli lievi.
Ricordo inventato d'un sogno maschile:
ecco, mi faccia da strada e resti virile.
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| Ma se la sera si spoglia e sveste
quel cielo di quiete, l'indaco giace
calmo e silente su di un letto
griffato di mare. E quella stella
più bella approfitta del pien rosa
di un sol morente; e vanitosa
si specchia dietro alti monti neri
di
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| Mano gentil posa aperta la penna
che t'ha creato. E nella nebbia esplosa
si sciolgon carezze vuote su sogni
perduti. Un distacco annunciato.
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| Dietro un telo di dipinti colori,
pesanti scettri, grida e bollori,
vedo quella mano di chi furtivo
prendeva per me un mio desiderio.
E del vuoto colmavami affetto.
E di realtà mi coprì di getto.
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"Non ricorrere ad una sola parola per spiegare il mio cielo!
Troppa luce e troppo inganno nero regnano sconvolti
da una grande lotta mortale.
Non ridurre il mare ad una parola sola!
A te che piace tanto questo campo di azzurro
diamante,
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Ché come un paese arroccato
al tramonto su un monte pieno e carico
di verde, ti presti in un mio pensiero...
Quella luce arancio china il capo
al ginocchio, e tu, mio Santo di stelle,
riempi di forza questa mia collina.
Tornerò
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Ricorderò questa rabbia nell'ansia...
Scatenata quella gioia impazzita,
implicita insicurezza annunciata,
con la dolce illusione della mano
tua, che stendesi presente nel giorno
che nascesti, che tutto accarezza.
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Il viso, il sorriso e la sorpresa
latente nei miei occhi, che senza garbo
t'han guardato e osservato vicino,
m'han detto ancor come'era quell'acqua
che riflette tersa il cielo nuvolo.
Elegante e fresco il tuo saluto
baciato e strette all'altre
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La penna che scrive languida e sottile,
lacera il foglio e fiume vi scorre
privo di rive, lucido e umìle.
La vista del doglio gode nel suo porre
mano delicata a pagina svolta
e il suo piede voglio che umido corre.
Sento la facciata
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Lascialo stare,
il mare...
Che si nasconde lì sotto la sabbia
dei passi.
Non lascia segni
il piede...
Che accarezza sì lieve la riva
del sale.
Scrivilo bene
l'odore...
Che ti rilascia veloce la vita
d'un tempo.
Dal
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| e si puó anche piangere
nel sole da una pioggia.
...poi fingersi ferito
per restare inerme:
cavalcare regale
quel giardino giá pieno:
sentirsi piú felice
l´unica strana colpa...
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| Splendida la mente e fortunati
lo sguardo mio e 'l cor, quando t'han visto
vincente con quegli occhi intonati,
men lontani da me di ciò che disto.
Lasciasti polvere: ecco le scie!
Prendesti più piede: ecco la gioia!
Diedi il tuo
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| Miei veri amori
segnatevi di rosso
sangue sofferto e spento,
ch'al suon di campana
d'ore l'angelo passa
e, freddo, tutto muore.
Come alito nero
spira, come carezza
di scura seta attira,
come silenzio soffoca
e mai vita elargiva.
Vivo fiato
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Scivolò la luce su quella seta,
salina di sabbia e fina di sassi;
mille le lacrime sparse in posesso:
da questo il mare: e il tuo sgardo
suo dono. Malinconico dono
di chi chiedesi spesso perdono
solo a se stesso e per se stesso
si pente di
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71 poesie trovate. In questa pagina dal n° 1 al n° 20.
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