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pompeo conte
Le 748 poesie di pompeo conte
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| Ci vuole quasi un genio in quel mestiere
e non son tutti ugual gli operatori,
destrezza e conoscenze sono in gioco
clienti pur sondifferenti assai.
Difficile complessa e delicata
si fa questione a tu per tu in quel sito:
e quei per meglio svolger
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| Date le condizioni in quel percorso,
ugual non gradirei se rinascessi:
di come andò in quel tempo ho sol disgusto
con poche cose belle a ricordare.
Ben altri i sogni miei da quanto ottenni
diverso un po’ concesso assai più tardi
e pensier mio
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| Non lungi da foreste norvegesi
e come il Blu di Russia
ma bianco, lui dice esser delle nevi.
Ariano si dichiara, nobil stirpe
si picca d’esser nobil razza eletta
e tronfio, sta al balcon con fare buffo.
Fa certe mosse poi... se tu
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| Dio solo sa cos’è mancato al tardo
già spirito ribelle e assatanato:
sol pasturai quel tempo in rovo e cardo:
rinuncie e ristrettezze in mio passato...
Non colsi inviti a sufficienza in branda
da femmine di qualsivoglia conio
in campi avversi mai
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| Di bombe egli maestro vien descritto
però dal mondo mai nessuno tolse
ed o recluso e in lotta,
invan rifiuta il vitto.
Si ostina a lievi carceri ai ristretti,
mafiosi ed assassini, pu r connessi...
Ma d’oro vuol le carceri per tutti?
A ciascun
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| Ispiratrice in cielo luna sfavilla
che mi estasiava un dì cercando il fato
e cuore oggi ancor strizza ed assassina
pur senza che risplenda in sogni immani.
In me non trovò posto a dimorare,
luna meschina e trista luna infame.
sempre mi allontanò
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| In quieto uman deserto convenisti
a questa panca in sella per rilasso,
movenze in stallo e latitan fracassi
ché intorno è muto al risonar di mosche.
Ma il posto è triste, desolato e lercio
peggior lo fa il silenzio e par di morte:
“Sarei rimasto
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| Trovo assai grave che popolo ignori
che qui a Roma, in val di Nona
sian trentini a far che crescan pomi
al mondo conosciuti in accezione.
E frutta sì pregiata, assai squisita
orgogoglio sia in chi spaccia in altro idioma
e incisa al marchio
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| L’avervo avuta vinta in quei frangenti,
in cui ciascuno lotta e poi soccombe...
Invece, senza storie e dolcemente,
in me fermai d’azion sospiro e spasmo.
Deciso e plateal davver defunsi:
di certo mi lasciai in quel momento;
e penso proprio, son
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| Quest’anno a Natale di ferie,
e viaggi ne hai visti?...
E allora vedi,
quel che ti dissi, amico è indubbio:
ch’è cosa lunga, e dura la faccenda...
Ad ogni tappa il boia si trasforma,
e a quanto pare mai ne verrem fuori.
Dovremmo porci noi
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| “È troppo, basta, la finisco adesso!"
Spirar decisi, e fiero decedetti,
ma con giudizio, non a cuor leggero,
in modo ponderato procedetti:
Nel respirar cessando presi impegno:
e a rinserrar la gola il nervo tesi
di giusta man deciso e fiero il
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| Estinto, esaurito, o solo stanco,
non so capir, ma pur non mi rassegno
e in disperato, solitario affanno
di suscitar imploro il suo ritorno.
E non esequie, ma funzion laicale
vorrei a far che vivo e vispo torni...
vorrei una veglia gaia in notte
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| Da giovan siti avulso, uccello perso
m’accodo ai palestrati, in foni accesi:
davanti al mangiar lesto aspetto il turno.
Ma già in approccio è a me grande l’impegno
tra vane confusion di schermi intorno,
iter con occhio pronto assimilando...
E
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| E si trascina: Ahimè, ahimè, l’anziano
sino al confin da giusto ciel voluto
oltre spingendo pur, con scienze e droghe.
E giovane c’è pur persino aitante:
che lo sostien arcan, per anni ed anni,
godendo d’un ambiguo vitalizio.
Fra mille
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| Di nuzial rito poi, finito il corso
in chiesa sui gradini resta il riso
lì sul portone sciorinato a iosa:
Non cuoce oggi la sposa e giace il riso.
D’altro impaziente a ramazzar lo sposo
s’avvia contento e più non vuol restare.
Or, dato il luogo,
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| Ci sei, oppur ci fai, a non capire?
Sguardi, strigliate alterne, confusi strusci,
sol baci, che di più non si può fare...
a laide sol carezze, ci tocca rassegnare.
Ripeti stai sereno o il cuor collassa
del sangue puoi morire intossicato,
ma se
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a pompeo conte.
Indirizzo personale di pompeo conte: pompeoconte.scrivere.info
| In codice minacci e a fragil punti dritto
ché anziani non conosco più viventi,
parenti e amici, dissennato, infetti a tutto spiano,
a biechi tuoi voleri senza un fin, costringi e freni.
Tieni in scacco il mondo intero,
nuoci insidi, non dai
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| Equo rilascio con giusta tensione
s’impone a luoghi e tempi della vita
che in torto suo percorso ognun supplisce:
qui sol di vane, rozze stringhe è il chiodo
per conterer tronfie ventresche in sito.
D’aspetto non mi fanno un figurino
malnate
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| “Con quella strega che facevi ieri?
non voglio che tu l’abbia a frequentare,
neppure stamattina stavi in casa...
perché non hai risposto al cellulare?”
“Ma cara sai...”,
No questo a me non può avvenire,
le sento queste voci e me ne
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| A te mi volgo e dico, uman viziato
che con la scorza butti anche il salame
non reputando spreco il tanto avanzo,
il gozzo ingrossi, e temi alla tua pesa.
Grand’epa tua rigonfia ignora smunto
quando per non rubar batte al portone:
ha nell’inedia
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| Poteri in sito ed interessi in alto
motivano contrasti, eccessi e lutti
con scontro di diritti anche inesatti,
immani stragi d’uom, disagi e affanni.
Più dura al tribol sta sempre la massa
che mai nel mondo conta né in conflitto:
e manca in
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| Dei tornado lì in America han distrutto
in ogni tempo e devastato,
certe volte pur con lutti...
e mi dispiace.
Di una casa turbinata, è risaputo
sollevata e riadagiata,
dal ciclon sol strapazzata,
però illesi gli inquilini fortunati!
E
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| In vita mia abitual di scarso impegno strana,
ritengo disporre in ristagno un recesso
in campo allettante gentile inevaso,
a pur fosse un avanzo, o follia d’un eccesso.
Un gioco mi manca, uno svago, non certo asfissiante,
parvenza, od assente
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| Non crepo ma ai malanni esteso è il lagno,
poi quando oppresso, storpio, e sol d’impaccio
ad altri s’io respiro può importare?
finendo toglierei solo gravame...
Dispensa ho ho dalle fila negli uffici
l’aspetto sol già basta a tutelare;
eccedo dal
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| Io mai firmai con quello un patto insulso
pur fio pagai essendo ahimè ristretto:
scansai disegni e rinserrai me stesso
lontan dal mondo, rosicchiando gli ossi.
In casa, per fortuna, o sarei morto,
dove se ebbi quel mal non saprei dire.
Conclusa
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| Dolce lieve ultimo sonno,
quando ai campanelli intoni
alle sette al mattino
cominciando il cupo giro.
Già se tardo nel reagire,
tu più insisti...
Scendo presto, o va a distesa...
S’industria ogni tre mesi il messo attivo
a soddisfar
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| A fianco di Roma la grande
son belli affascinanti i Colli Albani...
e a sud la pianura si estende
tra nidi e lavoro tra i campi...
fin dove dirada giù a mare.
Qui nacque Pomezia, la mela esclusiva
bel dono ai coloni nostri avi.
di giovani
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| Dei taglialegna, lì sopra a quel monte
uno ne resta a ricavar carbone,
bruciando spreca in fumo che va in cima,
e accanto al fuoco è sempre un gatto e un cane.
Dall’albero or la gatta ove ci cova
dà un salto sulla scala doppia a pioli,
non
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| Degente in strisce bianche tiene il broncio
color suo d’elezione essendo il nero:
un nero ben deciso e in senso audace
con storie ch’ebbe care in tempo antico.
Bianco già aborre, a non parlar del rosso,
che acceso, è più di tutti al nero
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| Voi rivoltosi, remissivi, e in forse
convien che voce mia voi percepiate
e a vostro maggior ben vi sia concesso
sortir da brume per il verso giusto.
Mefitico il respir che ci scambiammo
e a mo’ di malfattor celammo aspetto
ma i nostri sogni
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748 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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