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pompeo conte
Le 748 poesie di pompeo conte
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| Baldo ventenne, fresco di patente,
ma ancor non possedeva alcun volante,
con l’ottimismo dell’età sua verde
progresso intravvedeva, ancor latente.
E in quell’agosto desolato e caldo
a lui, preso in odiate e acerbe ferie
implume vedovella si
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| Là in quel paese, in fondo alla pianura,
tra sterpi e sassi, con un rio lontano,
fiducia in Provvidenza a dismisura
quei mosse a seminare il frumentone.
Testardo il sol da mesi imperversava,
già scarsa pioggia, e al perdurar
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| Fluttuanti, distese, ondeggianti:
eran verdi le spighe del pane.
Ora gialle, di chicchi ripiene,
pesanti ed asciutte, col capo reclino.
Da mesi non piove:
È tempo di andare!...
Più l’uomo non suda:
meccanica falce le coglie, le
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| Ben coltivata posta in gioco, ghiotta
di giovanile preda assai piacente
ma, dopo immane impegno... ancor cilecca!...
Duro e deciso ei meditò vendetta
là, sull’istante morte decretando
con taglio netto a testa e in parte a
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| Ei poco mangia dorme ... od altre cose;
persino manchi pare uman respiro:
che, solo a tratti ifrena il suo cantar suo.
ma è l’almachesostenta... ed, in quanto al bere,
calice accosta, umetta il labbro appena,
poi presto, in far solenne lo
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| Di voi, chi mai sa a quanti è capitato
di aver mangiato un uovo “galleato”,
a dire: quasi d’un pulcino il feto!
Che brutta cosa poi, se più d’un gallo,
di vero bis il frutto, ovver d’oblio ...
Vergine, lana dire è azzardo
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| Come per tutti, in fine, ma guidare
vorrei io per me stesso il mio finale:
a chi prosegue tutto organizzare,
sfruttando il lasso in modo razionale.
E il mio destin raggiunger rilassato ...
chissà mi piace, e parto col sorriso!
Ma solo
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| Le dame, l’armi, le tanti audaci imprese ...
e tu, Minerva, quale guerra giusta:
viril tenzone per un cuor conteso?
Io voglio pace, e tutto cedo, invece.
Di sesso e amore, ormai processo è chiuso ...
vago il richiamo ormai, reminiscente,
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| Nei fossi, e in calmi corsi,
c’erano un tempo rospi,
uova d’anguille e serpi,
ed or, lordure e sterpi.
Molluschi, anguille e pesci,
tra i nomadi nel mare,
ma il prepotente squalo
li smembra e ingoia a frotte
e, sulla sua traiettoria,
orrendi
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| Un essere s’annida in folto bosco;
descriverlo m’intriga: è beneamato,
selvaggi lineamenti, naso grosso,
equine zampe, e corna, smisurate.
Però lui del caprone ha sol sembianza,
checché Sgarbi ne dica, è un raffinato!
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| Alto il cavallo, che riduce il varco ...
ad introdur la mano è gran problema!...
che sfiora, e non afferra il palo basso.
Ed affannato, in breve spazio accinto,
con tempo scarno a reperir l’idrante
che a tir non viene e fugge
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| Tempo di Pasqua, e riconciliazione,
quando pur freddo, il suo rigore cessa;
ognuno avverte in se giovin stagione,
e spirto giovanile in noi risorge.
Il cuor risponde d'usignolo al canto:
con sciolta la favella e lieve il panno,
in sintonia con
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| Da cuori e facce, grazia traboccante,
ancora assorti, allegri ed eleganti,
si congedavan nell’uscir dal tempio.
Paghi in sembianze, e abbracci sul sagrato,
vieppiù felici pregustando il pranzo...
Io sol, da noia avvinto, il viso
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| Gran classe non richiede, far discreto,
ma a farlo così mal, ci vuol mestiere;
si è nella media mal compiendo impresa,
ma è genio eccezional chi fa ciofeca.
Mettendo in opra tutto ciò che occorre,
caffè, direbbe
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| Tra gallico e teutone,
geografica espressione ritenuta,
sebbene già col Corso
riassaporato aveva
coscienza e integrità d’una Nazione.
Fu poi restaurazione,
Venezia con Milano insorse:
Risorgimento nostro,
che, in vane, cruente
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| Intollerante, liberal si tinge,
parziale, e in ogni istante presuntuoso:
non so in “terra dei mille,“ e ignoro d’arte,
ma l’uomo a digerire a ognuno è duro.
È vana impresa indurlo a riflessione,
che nutra altra opinione, sua
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Indirizzo personale di pompeo conte: pompeoconte.scrivere.info
| Nel solco la puntina ch’è oscillante
e in etere diffonde il bombardone ...
Trionfo di magnete e di grafite,
competizione fu tra disco e nastro:
alterna sorte e infin disco prevalse,
ma non trionfò ché stran poi venne d’altro.
Or nulla muove
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| Gabbato il santo, via le luminarie ...
in ombra torna chi fu in cuor contento
insieme a chi restò deluso e vinto ...
come nei tempi quando ancor fanciullo
il cuor scaldava al sospirato evento ...
né può tornare un’occasione che
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| Solenne l’atmosfera,
sapeva di ché tragico e fatale,
ma a demolirla bastò poco assai:
D'impulso scellerato frutto,
da sconosciuto misterioso emesso,
conforme al suo pensare
di certo strano e avverso.
In forma e veste oscena
lo
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| Ngoppa a nu’ sciarabball
ogni matina passe tise- tise,
alluong o cuolle,
e guard a la’ int’ a casa ...
O vo’ ccapì cà chella è maretata!...
Già o tiene l’omm soie, e nun te vede.
Ma proprie vo’ murì? ...
Statténn quiete! ...
Sinnò te danne
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| Raggianti auguri, e ognun gentile e caro,
ma nel ricambio a volte si è ritrosi:
"Si, tutto bene", ma il sorriso è amaro.
Che giova raccontare di un’artrosi,
o di contese fra parenti e amici,
dolori, dubbi, giorni faticosi ...
Ma in vero tutti
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| Che lusso però allor la littorina!
Aveva, per quei tempi un buon motore:
non più quel fumo nero del carbone
con lezzo e gran frastuono
di sbuffi intorno sparsi
fragor pur scarsi e olezzi:
di propellente solo odore lieve.
Buon
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| Luca ci riferì d’angel navetta
Gabriel ”Forza di Dio” suo messaggero
lator di prodigioso lieto evento
a vergin consacrata qual prescelta.
E il ventre di Maria si fé ciborio
di frutto generato in santo Spirto:
da concezion sei mesi
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| D'un cornetto era l'offerta:
“Vieni a letto!...”
Ed io che rifiutai ... ma per rispetto.
Tu mi portasti il muso,
ed io confuso,
a disdegnar non certo aduso ...
E a un tratto poi mi sciolsi: Vino et fici"
E fu cosa un po'
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| Barnaba, Fraganasso e don Gesualdo
son vecchi più di me sul calendario,
eppure se m’accosto, ansiosi in viso
commiserando guardan me pietosi.
Decrepito e malmesso di più appaio,
ma loro hanno il diabete ed altri guai ...
e fuman,
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| Lontano i tempi dei bollenti spiriti
cui poca terra avesti a dissodare,
una compagna in iter poi acquisisti:
amor modesto ma non certo vano.
Poteva esser diverso ... in peggio, pure;
rimpianti, delusioni, non scherziamo!
Sarebbe mezzo gaudio ...
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| Appena rincasato e già in pigiama,
di fuori ardeva luna settembrina;
netto il diniego a conferir rifiuto
ozioso e solo di restar deciso ...
Ma, in dubbio quale il suono al primo squillo,
sorpresa fu il secondo e sobbalzai;
chiesi chi fosse
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| Il fior si fa frutto, in estate ed d’autunno ...
e cadono foglie, seccate e ingiallite ancor belle.
Poi tante di nuove con le gemme fiorenti
ridesta l’aprile gentile, solerte
che nudo ricopre, a ristoro
dal torrido sole incombente.
Essa è vita
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| Al mare o cecia sciapa, ma a che fare?
Tre volte sono andato e tu non c’eri;
la sabbia sotto ai piedi che scottava,
e il sole infante quando ero partito.
Il mare a me non piace quando è sole
e il traffico non tollero eccessivo,
ci vengo
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| Al largo s’accavallano incedendo
frenetiche ingegnose e birichine
onde d’immensa coltre insieme a stento
nell’aria d’un novembre freddo e austero.
Irrispettosa massa dietro preme,
restano sol qua e là laghetti esenti,
si ammassa flette e su se
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748 poesie trovate. In questa pagina dal n° 241 al n° 270.
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