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pompeo conte
Le 748 poesie di pompeo conte
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| Sui limiti del fosso che circonda ...
sempre allo stesso punto entro i confini
quel monaco s’accoscia alla bisogna.
Stipato preme e in cielo e in terra effonde
gridando forte quanto più è l’impegno .
Furioso qual dannato si affatica
pigiando e
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| “Andate in pace!” ... ci concesse il prete,
e non avvezzo a riti in casa o chiese
distratto mi scrollai da inebetito.
Silenzio pure si conviene al Sito
ché più d’ogni parola esso e loquace
di più vorrei saper parlar col cuore:
se puoi insegnarmi
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| Cavallo d’acciaio ed uccello di fuoco
nei film che vedevo degli indiani
con l’uomo al galoppo, nel ventre
o in volo tra le nub nel cielo distante
cocuzzoli e marosi valicando.
Ma un fischio od un rombo assordante
è il suono nel muover
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| Con freddo e vento cadono le foglie
e un bacio è il sol che più non arroventa
assidua pioggia fine infastidisce
e insidia pur se al chiaro par tendenza.
Pomezia non è più come agli albori
langue indistinta astratta, approssimata,
chi guida non ha
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| Cialdina azzurra in voga
mi dicon da provare:
Per bramosia del nuovo, forse;
però credo ad anziano inopportuna
e cerco invece all’uopo l’occasione
di trattenermi presso un radiatore ...
Scemata, e ancor non smessa
la smania a volte
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| Altezza di statura ed agiatezza
sostengon sian valori marginali ...
Un corno! È cosa grave se mancanti:
“Io non saprei ridir quanto mi costa!”
Napoleon si cita tra i famosi
con re Vittorio, piccolo tra i bassi,
tra pochi casi d’illustre
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| Troppo bella la ruchetta,
riccia e verde, come brilla!
Qui davanti, profumata,
par che ammicchi, ed è un invito.
L’ho nel piatto, e non mi fido;
poi ne assaggio giusto un filo:
non è certo da morire!
L’occhio allieta, ed io
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| Deliberar non so, se ai monti, o al mare
conciosiacosaché, mi par tal quale
e poi, senza di te c’è un putaffare:
Se non so valutar, che penso a fare?
Di conquistar mi sento la Bastiglia
ma chiederò alla strega che consiglia:
quella che veste
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| “Devo andare, vado via.
Più non torno, non cercarmi ...”
"Si lo dici, ma che aspetti?
Non richiesta, a me venisti:
“Qui rimango” mi dicesti, con te resto ...
E or: “Vado, non resisto!...”
Non mi secca, l’esser mia
ma non nuoce il tuo
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| A tredici anni più non ignoravo
che i figli nascon sol quando s’accoppia
una donna con un uomo e mesi nove
il tempo necessario per la cova.
Però già un’ esperienza avevo avuto
con una ganza molto più matura ...
Poi mi contenni, ad evitar
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| Delicato chiusi il vano,
quando entrai col bollettino.
Era piccolo il locale, tanta gente...
e fu evento:
Torti nasi ai fazzoletti ed unanime il disgusto! ...
E fu allora che anch’io colsi
di che stampo e quali danni:
fragranti, le mie
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| Con vecchi amici, o quelli occasionali,
trattar costumo in “tu“ senza problemi.
E all’improvviso, ad ottant’anni quasi,
in timido farfuglio un po’ velato,
trovo chi mi contesta in ton pomposo:
“Questo far suo, beh, sappia, a me non
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| E pensar ch’era un nano,
lo vedo or panciuto come un paguro;
che strano, chissà ... il zafferano!
Curioso e impensato rigoglio
ch’è tutto il mio orgoglio:
robusto e imprevisto un attizzo.
Lo sguardo mi cade
alle povere braghe
che avverto sì
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| Nel tardo pomeriggio intorno a casa
sudava intento a ricolmar la buca,
afosa l’aria ed una birra chiese
disidratato gozzo ristorare
a lei, che presso i fuochi affaccendata
udendo, le fu sorda, o non poteva ...
Al ché brutale ei rinnovò
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| Con mute e sodali radici
montagne ben salde reggenti altri monti
le cime ed ovunque pien d’alberi infitti.
Dei ciuffi con barbe traciman le vette
ombrosi ed oscuri i suoi fianchi
o al sole lucenti e perfetti.
Remota sorgente nel medio di un
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| Non fumo, non bevo e non gioco ...
e, nel senso temporale,
con il sesso duro poco.
Ogni tanto che ci provo:
“Già finito?”, è il ritornello ...
e non rido sai, mi rode
che il mio tempo sia scaduto.
Ma le donne, finché vivo,
ancor le guardo
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Leggi la biografia di questo autore!
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Indirizzo personale di pompeo conte: pompeoconte.scrivere.info
| Le chiome sobbalzavano
sull’affannoso petto,
putiva fiato e ascelle
ma forte era il diletto.
Sul culmin di passione
di quel feroce amplesso
a lei sfuggì un soffione ...
che mi lasciò perplesso.
Poi, con le braghe in mano
m’en corsi verso
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| Al mondo uguali; ormai non si transige!
Rousseau lo propugnò con Marx e Cristo,
persino l’epulon fingendo abbozza
e chiesa con i suoi profitti a mezzo.
L’ugual dunque acquisito? Niente affatto!
Ché raro d’umil prole vien dottore
né aiuta a
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| Nel vano assoggettato ad afa e suoni
supino in letto sfatto ad osservare
luna recente che la notte alluma.
Brilla il chiarore che passione incute
e a contemplar intero ognun si dona.
In spenta stanza la stranita luna
sola m’avvolge col suo
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| Ho rimbeccato il mio uccellino in gabbia
che pare in coma, essendo il cielo grigio
e l’ho ripreso in modo un po’ alterato
con fischi redarguito e supplicato:
“Ridotte le funzioni al lumicino
io non capisco perché ancora esisti!”
Di primo
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| Di galli sempre meno ormai fecondan
e la gallina insiste al suo dovere,
pollastro mai matura e non s’appronta
lui sì precario presto sarà carne.
Troppo una vita breve a lui s’impone
campando ancora solo finché cresce,
poi muore miser fuco che
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| Fu lutto nazionale l’attentato,
chinarsi occorre, avanti al sacrificio
sangue versato d’Arma più fedele
convinti in alto senso del dovere.
Con Patria nulla c’entra, e non lo chiese
e un giorno capirem d’insiem la storia:
per brama a non finir
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| Di rose insieme un fascio
o misto un mazzolino:
di primo acchito, è sol
pensier gentile.
Ma affatto grato il dono
se: “Te lo faccio tanto!”
che il sole in ciel ti offusca
e appar volta stellata.
Pur è in tale accezione
che ormai diffuso
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| Discreta l’esperienza del prelato,
di vita egli ha cultura ed è paziente,
in ogni situazione ammanicato.
Ignoro se ha dall’Alto i contributi
e se in pensione può ritrarsi il prete,
ma tanto ancor può far da stagionato:
se predica saprà ben
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| Ancora ricorre quest’anno
la festa del grano,
l’ennesima insieme ai coloni.
È storia, è rinnovo di miti, di saghe,
con riti profusi nell’arte, son celebrazioni,
e al cuore rivolto al passato
ritorna il ricordo delle altre edizioni.
Ricordi,
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| Lontano dal mondo,
e soffrendo
ormai più non reggo, soccombo.
Bisogno mi punge, e sospinge
diretto a quell’ombra.
Nel punto, m’accoscio,
mi sgravo dal peso, m’affranco;
felice, beato!...
Disgusto ne segue a incombenza,
nei pressi dintorno,
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| Ho per me chi lava, stira
ed impasta lì in cucina.
La pensione è sufficiente,
e pel tempo che rimane
io non voglio far più niente ...
Mangio e bevo solamente:
qualche volta al ristorante;
poi, se arriva il funerale ...
non m’importa un
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| Scende su uman lo scroscio e a contemplar io assorto:
aduste selve innaffia e in giù sbarbate dune.
Se terso pure il cielo, qui non resta aperto intorno:
ovunque insiston ville, e case un po’ distanti,
antichi vicoletti ... catapecchie
con pochi
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| Io nonviolento e a militare contro,
cui marcia del soldato appare orrenda
e nel vessillo ancor temo l’inganno,
che neanche uccido per mangiar la carne:
In “Frecce tricolor” vedo sol danno,
orgoglio vano è quello a me, soltanto.
D’addestramento
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| Ne restano pochi cui torna la voce all’orecchio:“Italiani!” ...
presagio di lutti dappresso, ed in terre lontane,
la fine per sempre di grandi illusioni ...
Con vergini dune sul mare,
e colli e ripiani ...
nasceva Pomezia, ancora illibata.
Un
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748 poesie trovate. In questa pagina dal n° 151 al n° 180.
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