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pompeo conte
Le 748 poesie di pompeo conte
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| Una voce, a volte in punto di domanda
o un motto o suono a tutti ben distinto
mia snaturata chiocciola confonde
lasciandomi nel vago a tale inciampo.
Spesso succede e duro il chiarimento
con sforzo chiedo: “prego?” a chi mi arringa
ma in far
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| In chiesa ancora entrare, a far che cosa?
Son riti triti, miti ormai sfatati.
forme apparenze. icone sorpassate.
Sommo rispetto a nostra ed altre fedi,
ma più saper ad uomo mai s’è dato
né a deperir di vita che consegue.
Gioiosi santi celestiali
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| Un rombo di motori all’improvviso
cui segue un forte attrito
di gomme, in multiplo arrestare...
Poi s’allontana il mondo e tutto tace,
io mi ritrovo in pace, ma non dura,
ai padiglion feriti è ancor frastuonio.
Stridori grida e colpi alle
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| Il bimbo non riuscì a pigiar bottone
quando lasciato il vano andò a giocare,
né Il vecchio se ne avvide poi che giunse.
Con arti doloranti e spasmi al centro
in due piegato il frutto emerse a stento:
nero cilindro tozzo orripilante.
Piombò nel
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| Chiamarmi pur, se vuoi, ne son ben lieta ...
Ed io lo percepii segno d’intesa:
o addirittura un corrisposto amore ...
pur sostendo lei: “Amica e basta!"
Si manteneva invero un po’ distante
mentr’io già preso a coltivare un sogno,
pensavo: “Se
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| Come quelli del Creato
settimana ha giorni sette.
Roma nacque ai sette colli
e i suoi primi re son sette.
Sette all’Orsa e cinque a Grillo
sette spose pei fratelli.
Settebagni al Tiburtino.
set al bagno asciugamani
sette frati e sette
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| Dentro con birra e pizza, o fuori al fresco,
spero che a lungo ancor mi sia concesso ...
mi piace, dico a tutti, e condivido!
Ma in viso, e non sul libro: con mia voce
del degustato a dir devo esser primo!...
Fusilli, o spaghi a quel rosso
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| La storia è nota a tutti
ma pochi a ricordar come eravamo.
Pomezia oggi ha ottant’anni.
Son pochi e tanti:
se bimba o grande
dipende dalla mole dei ricordi.
È giusto ricordar finché si è in tempo
con tre generazioni quasi in campo,
e i più
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| Nel petto un’apprensione, non dà pace
il sonno nega a notte e non disteso,
giacente inerme all’ansia che divora
le fibre tese ai nervi e sfilacciate.
Tra il dubbio e lo sconforto chiedo affranto:
“Nel giusto fu il dover tutto compiuto?”
Ma è
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| Non pago, deluso
di quanto la vita finora m’ha elargito,
pur non domo, anche in fine abbacchiato ...
e, inaspettata quella mi ha sorriso!
L’ho avuta sempre in mente, sospirata,
un bacio ed un abbraccio finalmente
potrebbe anche bastare e aver
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| Agli Scrovegni, in bronzo o in marmi bianchi
scultoreo monumento a giovin fante
non puoi negar che rimirar sian tanti.
E un punto resta sempre men distante
dove in ristagno più si affissa l’occhio
d’effetto più marcato e eclatante ...
Sì, è
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| Le vie del cielo trasvolando è bello
con l’aeroplano o col pensier profondo
ma non ti sfiora l’aria, il sole, il vento.
L’airone era speranza d’Alemano
e a me leggero può bastare un corvo,
o comodo sarei pur su un gabbiano.
Di passerotta idea
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| In fondazione quella pietra è di valore
e qualcun l’ha percepita, in certo senso
pietra nera e venerata d’occidente.
ll podere ebbe il colono e nella piazza la sua torre,
chiesa e scuola affratellando rese stabile chi venne,
poi di più si fece
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| Fu il capo dell’Impero e del Regime
nei suoi discorsi un mito, ognun lo dice,
con smorfie e pose da marpion severo.
Pomposo il Mascellone oltre ogni dire,
virale oggi sarebbe in navigato!
Sul suo operato qui non voglio entrare
del bene e male
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| D’un Mare che cingesse chissà dove terre amene,
d’un fiume o luogo il nome o forse meglio un lago...
Oppure d’un cantante di successo
credevo Enea che fosse!
Ma che ne so io di Virgilio e quello!
sol scuole di mestiere feci ... e tardi:
di
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| Se mi molcesse il cuore in Dio la fede
come a quei tempi in cui bambin meschino
stato di Grazia a tutelar proteso
peccato rifuggendo in dire e fare ...
Prostrato, sottomesso e assoggettato
ai limiti che impose un dio severo
e a quelli veri
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Indirizzo personale di pompeo conte: pompeoconte.scrivere.info
| A schiera e con svolazzi fitti
in ampio cerchio in volo
nell’imbronciato cielo della sera.
Danze e virate che non han confini
sfrenati proprio come dei bambini
con la passione al gioco fuor del nido.
Assorto e teso e in apparenza lieto
dal mio
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| Il popolo nostro tra grandi ristretto
tardò d’una patria a dotarsi,
e serva, soggetta ai vicini.
Forgiata dal sangue d’eroi
vien poi sua riscossa e con essa
più vaste frontiere e ambizioni.
Intese ai vicini e interessi e confini
con umile
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| Son debole da un lato e non sol quello:
E’ “zampa equina” il mio sinistro, al fondo
dove lo stinco torce ed è inceppante,
e sempre un gelo al nervo suo carente.
Su e giù su destro e manco in modo alterno
non sento chi mi punge e sulle piante
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| Sfinito ed or basta,
conservo l’avuto
che sento pur fugge...
Non cerco momenti,
confronti, consigli;
ignoro speranze,
di tempo, di forze ...
Pur intimo ignoro
se altrove, o in alcova,
in tacita intesa
alcun mi contenda ...
Iddio non lo
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| “Della mia vita, ti ho donato tutto!”
disse con bocca piena di prosciutto.
“Ma il nostro amore è spento,
da troppo la passione s’è ammosciata,”
e sveta a divorar la soppressata...
“Con te ho imparato quanto quanto siete sciocchi ...”,
e a sé
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| Tornando a sera già un odor lontano
gradito di caffè e d’un piatto caldo
apparecchiato e in festa al suo ritorno.
E ancor ai primi raggi, ad occhi chiusi
la mano tesa a pregustar l’infuso
con reverenza offerto in un sorriso,
e lucide le scarpe
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| Sconfitto confuso, spossato.
più nerbo non muovo
stillando sudore,
in preda all’affanno.
“Ma che Il diavolo ti porti,
quest’ancora smuovi"e riparti,
una buona volta!"
La pugna par ripugni,
ma qui tocca remare,
che siamo a una svolta ...
E
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| Solo per me è stupenda e incantatrice
ma gnuno sa gradir chi più gli piace,
poi limiti d’amor non so gestire,
e presto ancor potrebbe degradare.
Or più vorrei saperne, approfondire
però confesso che non so aspettare,
il tempo manca, e rara
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| Adesso tocca a voi giovani leve
l’ambiente triste e torvo a districare.
Aveste scarso il nostro patrocinio
negli anni in cui sfilammo presto innanzi.
Poi giunse intelligenza artificiale:
quell’artificio che recò la scienza
portava a ben sperare in
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| Vetri ha davanti o nell’affaccio ai fianchi
casalinga curiosa che osserva
l’abietto, il gradevole e il bello.
In casa
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| Freddo, pioggia e vento,
ed è Natale!...
Zio Felice per suo conto
e il non pago zio Pasquale
pur festeggiano il Natale! ...
Tappeti rossi innanzi alle vetrine,
di gioia traboccante ho il cuor pur’io
da voler far gli auguri a questo e a quello.
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| Signora che la vita mi riempisti
e nulla chiedi: Io te ne son grato!
Senza di te, nel cupo mondo insano
non saprei dire
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| Al miser cittadin che può giovare
sia pur con foga i vaffa sol gridare
se assalto manca al forte con forcone
o sangue nel
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| Sempre mi stai davanti quando adocchio,
ingombri, intralci, e chiedi ... Che pazienza!
Non senti a quell’orecchio, e vuoi sapere ...
e ad ascoltare te la noia è grande!
Mi piace quella donna, e tu e tu la cerchi,
tu pure forse l’ami, e giri
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748 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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