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omissam
Le 393 poesie di omissam
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Di rado
-il vivere compromette-
un mattoncino cade giù...
è in quell'istante
così persuadente
che qualche difesa smantella
si assume posa virginale
le cosce s'attenuano
la luna diventa frittata
il pene assume sembianze
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Non guardo mai giù...
il cielo carezza la mia inquietudine
ogni nuvola è casa mia
ogni nembo mi sorride
il sole fa scudo
la luna lacera il mio pensiero
schiaccio il pulsante verde
pasticche appuntite
-ogni volta che carico
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L'amore mi confonde...
una lancia senza punta
nube che non piove mai
l'amore
l'assenza ne prolunga l'essenza
ha le sue mire
come un destino
disegna i contorni
fa poltiglia del vissuto
rinasce ogni volta che muore
come un Matisse
come
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Tergiverso nel tenue universo...
a canoni inversi
sarei un bel fringuello
di quelli cinguettanti
dai colori scioccanti
dalle piume odorose
dai voli icaranti
ma son solo me
circo- spetto
dal volto inetto
dal sillabario altalenante
dallo
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| Si, ero io.
Nel tumore zampillante del mio dolore
così cremoso da succhiarlo
trovo lo sconforto necessario
per abitarne i contorni
lui
assurdo imbonitore
sa confondermi
distrarmi dai miei spasmi
assuefacendosi alle mie bizze
da
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Tutto resta com'è...
un leggero disordine
che sa di vita che fugge via
la presenza che resta appesa
come polvere sui libri
come un ricordo che vuol rimanere
l'armadio pieno di speranze colorate
il pc morto evocante
foto
che
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La sofferenza non ha colori
disegna contorni precari
il suo cielo è cosparso
di nubi che non prendono forma
ha un sole nero
freddo
emaciato dalla pienezza della solitudine
ogni stanza diventa pece
ogni letto prigione
ogni sorriso un
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| Spogliati lentamente
fa che questo sia il primo
dei miei ultimi giorni
ti guardo
assopito nel tuo candore femmina
non tirarmi la gonna sul viso
sudo granuli di cartapesta
muovi le cosce per torturarmi
odori di ultima donna
omicidio pre e medidato
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Il sangue
-di uno strano strato oleoso-
sembra emostaticamente rappreso
la sedia ne accoglie i colori
in cucina
senza larve stavolta
ciliegiano susine acerbe
pasta in bianco mi raccomando
le camere
vuote ma colme di solitudo magnetica
sono
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| Della sciatteria intellettuale
postura ornamentale
guitto attenzioni che non ho
affabulatore rateizzato
spurgo mondi inconfessabili
Leibniz gioca meco
epicureo mai domo
demagogo da stra e pazzo
organizzo bingo di me
ma solo con ottantanove
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| I sigur ros diventano afoni...
quando mi guardi così
occhi possidenti
femminassassina
lo scorrere sanguigno si ferma
le unghie si sollevano fluttuanti
librano nell'aire senzatempo
che separa
la tua bocca dai miei denti
se l'iride
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| No
non ne ho timore
li stringo a me
come papaveri nella bufera ottobrante
fantastici fantasmi
presenze assenti
dai contorni nebulosi
dall'odore senza tempo
colori pastellosi
grigio dentro il blu
si muovono a greggi
di rado mugulano
emanano
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Sarà per il sudore sanguinolento
frazioni di sperma e tozoi bizzarri
testate di testosterone
alchimie mie
congiunzione di gocce amare
ovulinfecondanti
o forse
sono cautamente inadeguato
algebricamente asessuato
virilmente
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| Di domenica si è più stanchi...
il citofono gracchia
nubi sembrano acchiapparmi
svicolo di lato
una cascata di odori lancinanti
investono i miei sensi
la prostata
(ipertrofizza i miei umori)
m'incita a svuotarmi
a denudarmi delle
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L'amore calpesta i cancelli della ragione...
degli amori miei
conosco le tossine
inebrianti biciclette da una sola ruota
ferite che rimarginano
con la fottuta speranza del domani migliorabile...
amato tanto
di quell'amore infaticabile
che
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| Non cammina
vola su nuvole di tiramisù...
sparge gerani lungo il mio collo
s'attorciglia alle mie voglie
geroglifica i miei desideri
decodifica le mie latenze
rendendole teoremi da innamorarsene
il perimetro del suo pube asceso
sa di
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a omissam.
Malleoli afro e disiaci...
nel quartiere in disuso
(molte persone necrofore)
il tram non desidera
il pretestinto
non perdona più
la chiesa sfrattata
somiglia ad un sorriso verde
i bimbi
-diomio quanti erano-
sono diventati adulti senza
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Ti guardo fissa
occhi immersi nel tuo mare odioso
respiro apneando il vuoto
gocce di sale scivolano
s'infrangono
sul seno rosso
quello che mi chiama per nome
incito le reni alla rivolta
pronostico parole da trivio
mi graffi
non esce
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Mi spoglio
per poi rivestirmi di me...
delle mie ossute devianze
strade dove la luna si confonde
dove macchie solari
perpendicolano sui dolori
così esatti
lungimiranti
da tracciarne l'odore a spicchi
pagine candide
che applicano
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Dalle falangi hegeliane...
non deambula
vola
rivive
di una vita multipla
affacciata sui perchè
con la domanda postuma feriale
quanti respiri mi ruberai?
Berrai dal mio caffè
le mie speranze?
Saprai darmene conto
in modo che io
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| Sa di acredine e mirtillo...
avviluppa le sue spire
lungo gli appennini delle mie schiene
virago dal mantello lattice
nero
potente
guida le mie prassi
fecondandole di aceto balsamico
punisce le mie ire
con sguardi appuntiti
velluta il mio
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Io vado.
Nelle dolce intermittenza di te mi perdo
del tuo profumo
le scaglie conosco
s'insinua nei discorsi sfatti
nelle macerie dei senzate
con la docile noncuranza dei bimbi
fragole arrostite
labbra senza tempo
bocca dal paradiso
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Annegato al principe Myskin
che sa tanto di me...
amo Fedor
il suo eterno peregrinare
sul bordo dell'animo umano
le sue peripezie
sulla ragione castigata
negata
oltraggiata
dalle debolezze proprie dell 'uomo
nube conforme
isola che
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Mi lavo sovente
che l'accadueo purifichi
le visioni del mio io...
io contorto
ad uso e consumo
delle mie troppe attitudini superomesche
quasi a sigillare
la mia essenza claudicante
enorme scala senza pioli...
sono sveglio questo si
ma perpetuo
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M'avveleno insieme a Bovary...
quando m'innamoro
strappo le budella alla notte
m'approprio della luce
specchiandomi in mille rivoli magici
gli occhi s'accendono
fiammelle fatue intersecano i miei voleri
del mio estinguersi faccio
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Eppure sto sempre dalla parte di Swann...
deambulo
eppur mi smuovo
fiancheggio il vivibile
sorseggio il commestibile
farnetico il leggibile
-Myskin mi strizza l'occhio di continuo!-
faccio sesso connaturato
l'amore ogni trentuno
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Nell'aria mi tengo...
sospeso
in bilico su di pianerottolo pannoso
tra il fare
e il bisogno di censire
le mie nenie irrinunciabili
cariche di niente sovrappeso
così uncinanti
da fuggirle per non ritrovarle più...
ma
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In corpore vili...
ora che sei qui
pragmaticamente inevasa
in questo posto così inverso d'apparire inutile
smonto armature double facce
riappropriandomi di te
lievemente offuscante...
dalle dita esatte
cadenza blues
gambe sempre troppo
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| Dostoevskij non avrebbe pietà di me...
ho solo qualche rantolo di scorta
nella stanza accanto
(quella tutta di rimpianti)
non trasloco più
il petto non trasecola
gli occhi
quelli si adempienti
si cullano sul fatto che son
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Il sudore mi buca le tempie...
il tempo
qui
si mangia il respiro
non voglio entrare in quella stanza
pareti mi strozzano
lui
madidopalescente
m'aspetta...
rosso come un tordo
così vuole il signore
mi sospira
hai peccato
devi pulirti
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393 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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