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omissam
Le 393 poesie di omissam
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In quest'attimo dorato,
crepuscolare e stanco,
rammento te
amico mio rincorso.
Sai, quanto avrei voluto
sollevare il tuo dolore da nottambuli
nascondere le lacrime tristi
innalzare gli umori da stella morente...
qui, altrove, nulla
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Oggi luna sghemba
scarpe a rovescio...
vesto diradato
ogni gesto radente
le gambe van per affar loro
e la mente gli dà corda!
il mio viso somiglia ad un cane somalo
le mani tremebonde
fan a nascondino con gli occhi trigliati...
che fare
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vi prego amici miei...
non ditele niente,
non raccontatele le mie notti oscure
non parlatele delle mie facce feroci
dei miei tormenti...
lei non deve sapere,
non deve capire.
Lei è la mia esistenza terrena
la mia virtù esibita
la
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Dai, non far facce da singhiozzo!
incornicia lo stupore
e trapassa i muri.
Sai che se tralasci i logaritmi,
crisantemi gialli,
posso apparir ciò che sarei...
no, non grattarmi ora
raduna i tuoi pensieri
spargili nei cortili del non si
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Allertato dal solerte sghignazzo seriale
m'appresto all'ordinario vivere.
Spazzolo denti da russa roulette
mi cucio addosso vestiti slancianti
fuoriesco verso bus da rinnovare.
Il periglio fecale in agguato è
ma con passi
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sei seduta, ora
respiri ad intermittenza
alitando fuoco fatuo...
il serpente delle tue vertebre
ricurvo ed indolore...
fremi,
con orecchie di fuoco...
passo i polpastrelli,
stranamente esitanti,
sui brividi della schiena...
ti volti
con uno
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1969- scene di una estate
con mia madre...
una pozza di mare
la sua veste rosa
il cappello di paglia che ondeggia
...ed è già sera...
1979- mi volto
la stessa scena
dieci primavere dopo...
il suo volto già rugato
sorriso
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Il figlio di hilde ha occhi carbone.
Sempre aperti, spalancati.
Guance paffute e gambe da canguro.
Non parla mai,
il figlio di hilde.
Annuisce con disincanto
ma non parla.
Adopera sempre pennarelli doranti,
disegna sempre stelle,
verdi e
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succede spesso che anche il cielo
sputi sulla mia poesia,
espressione aritmica
del mio essere incagliato...
l'aria intorno si colora d'astici mummificanti,
le pareti s'addormentano
al mio strusciar di lato...
così mi stufo di parole in
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per indomabile passione
e vetusta età
nella vita mia scellerata mai doma
tante terga ho
rimirato
adorato
coniugato
siiiiiiiiiiiiiiiiiii...
ma le tue,
pesche levigate da brezze d'altri oceani,
son miele cannellato
da un dio in nottata di
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hey, lasciatemi stare!
non urtatevi per i miei mugugni
non scostatevi per i miei tempi solitari
lasciatemi stare... son fatti miei!
fatemi tirar sassi
urlare coi gatti
ululare alla luna sapiente
a chi faccio del male?
a chi rubo il mestiere?
si,
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e se pur potessi muovermi che farei?
i muscoli son rarefatti
i tendini atrofizzati
le ossa van per conto proprio
(MA NON LO PAGANO MAI!)
ahhhhhh, corpo mio
accozzaglia infedele
massa gelatinosa
oasi prosciugata...
passi slow
postura
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resta con me
a vedere il mio sorriso disagiato
accompagna i gesti miei
ponili aldisopra del tuo grembo
resta con me
portami nel tuo tempo
nel tuo vivere d'incanto
nei tuoi incroci lacunosi
resta con me
addolcisci le mie paure
cura le mie notti
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diluiscono in me frammenti di tempo
come fossero quadri già dipinti
s'accavallano nella mente mia,
fornace spalancante.
Cerco di preservarne gli effetti sul mio io,
stantio refrattario,
ma lui, tempo effimero,
scalfisce difese che
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Dai, scansa quei lenzuoli
che da tonaca ti fanno
alza ali di panna
dirigiti verso l'imbrunire
indossa il sorriso più rassicurante
il rossetto sgargioso
dei giorni benevoli
copri le tue carni di seta cangiante
e vai.
Attraversa la
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amo i reietti
amo gli ultimi
mi specchio nei pusillanimi
m'adagio sui rimbrottosi
m'accalco sui disere e dati
m'offusco con gli offuscanti
m'inebrio con i sognanti
m'attardo con i ritardanti.
Amo gli intossicati lessicali
gli sgargianti
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a omissam.
Sono un uomo meschino,
irto di debolezze.
Sorretto da demoni ansanti
che danzano intorno
alle mie manchevolezze,
compagne fedeli.
Amiche sovrane
accompagnano il mio vivere (vivente)
condendolo di aliti oscuri.
Le paure, che adorano prendermi per
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Certe sere vedo donne bellissime
navigare in mari improbabili,
circolare in giardini notturni
vestite di sola disperazione.
Vendono attimi felicitanti
momenti di gaiezza posticcia.
Le guardi sfidare
il tuo sguardo che cerca
di capire in quale
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assumendo pose inesplose
sorvolo archi del mio smisurato (inmisurato) ego
santino indorato
cavalco onde anomale
dissipando energiche energie mal riposte.
Ma poi venature serpentine m'assalgono
e le mie saracinesche intuitive
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esci dalla vasca come un capogiro...
umida come un mollusco
bianca come mollica
sgoccioli sul tappeto
fai ricognizione ardita sul tuo corpo...
da dea mattutina
strizzi capelli attorciglianti
gocce tentennano
sulle tue cosce
le vedo,
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cosi' mi sento! farraginante.
approccio il mio vivere
in modo pesoso, quasi obeso
ma che mi sta succedendo?
muovo passi infelpati
scrivo brandelli incostanti
mangio cibi grassosi
leggo giornalieri giornali.
dimentico... dimentico...
ma di cosa
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piove stasera...
faccio scempio del mio corpo, stasera
mi strappo la pelle dalle dita
cavo gli occhi dalle orbite per non vedere
i timpani dalle orecchie per non sentire
arrotolo le ginocchia per non fuggire
mi cucio la bocca per non parlare,
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Oggi sei vestita di perle.
Cammini adornata di stupore,
cavalchi l'onda anomala senza risucchi di vento.
Avanzi sfiziosa sotterrando passi baldanzosi,
guardando sempre eretta.
I capelli aleggiano, sembrano prendere direzione
ma si adagiano
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E ti guardo sgomento, rinnovando la donna che fosti, altera e spargente . Dagl'occhi amaranto, regnanti sublimi, testimoni di quel che fù. Dallo sguardo fuggente, dal guanto distratto, accentratrice di nubi . La portanza del tuo andirivieni sui
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HO TESO TUTTE LE TRAPPOLE POSSIBILI, ANCHE QUELLE STRAPPACUORE A PAGAMENTO. TESSUTO TUTTE LE TELE, ORDITO TUTTE LE TRAME MA TU, BIANCA SPLENDIDOSA, TE NE VAI LO STESSO, LASCIANDOTI DIETRO SCIE DI SOSPIRI ROSSASTRI E COMETE DI RANCORI ONDULOSI. IO,
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il grido finale suona sordo. Faccio impacchi sul mio costato sfiancato. Nessun astro polare a guardarmi, andirivieni scoscesi, solo lamenti ulceranti. I miei passi ora catechizzano tracciati rintraccianti, fissano sgomenti viali disperanti circondati da
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Son uomo appuntito fra due punte, irto, vagamente luculliano. Normodotato di leggera zoppia intellettiva, navigo per mari (mai sargassiani) adiacenti alquanto compiacenti. Instauro rapporti ad intercapedine in modo da procu e rarmi sempre abili vie
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della numerosa serie dei profumi rammento, in modo irreparabile, quello che sapeva di tristezza, Lo indossavi noncurante, liquefacendo gli sguardi incessanti, ebbra di piacere malcelato . Munita di gonne a pois, virginali appunti, dirigevi le gambe,
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ti metti un dito in bocca, l'anulare, assumendo posa che tanto indugiare mi fà. Ti guardi intorno, incurante dei miei sguardi sospesi. Rilassi i tuoi capelli velenanti ostentandone la crudele spaziosità. Ti vesti con studiata accortezza,
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393 poesie trovate. In questa pagina dal n° 361 al n° 390.
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