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omissam
Le 393 poesie di omissam
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Donne.
Forti da invidiare.
Fragili da imitare.
Donne dai miracoli correnti
dalle braccia tese...
camminano sui carboni ardenti
dei nostri malumori
si travestono di noi,
guaincalliti,
per guidare la vita in porto.
Muratrici per invasione
donne
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Quando il tempo,
duracellatoeterno,
scaglia richiami sulla mia dissenteria mentale
penso a te
guanti da indossare.
Ritrovo spazi mai recisi
giardini incolti
porzioni di vita indifferenti
resi cioccolato sfizioso
dall'ammansire dello scorrerre
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Vorrei vivere, ancora.
Ostinato malcelato
sull'orlo di un ricamo
scavalcando la nebbia dei rammenti
nella faccia del rimpianto.
Sorvolarmi dall'alto, vorrei.
Scrutarmi accucciato sui dolori
inginocchiato al rimorso
di quel che avrei dovuto
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Imagazzino immagini
lente
sbiadite
a forma di grisù
il lavastampelle,
nell'angolo nord del quartiere,
urla strappatemi la pelle...
un vecchio seduto sul dolore posticipato
sghignazza annunciando la fine imminente
delle risa dei suoi
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Mi perdo.
Mi ritrovo.
Ritrovo la mia vita
andirivieni sui tuoi tormenti capogirosi...
bicicletto i tuoi sorrisi
da cocomero gustoso
i tuoi occhi,
me li presti per un po',
azzerano i miei singhiozzi
occultano i dirupamenti
ammortizzano le
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Chiedo perdono
per quella frase mancata
per quella carezza mai data.
Chiedo perdono
per quello sguardo rubato
mai sopito.
Chiedo perdono
per gli sbagli reiterati
mai completamente assorbiti.
E chiedo perdono a te
mia fragile amica
di tutto il
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La fecondità della giornata
ripaga la mia stasi sottomarina.
I miei passi,
erano infelpati?,
seguono tratturi antichi
resi sicuri dalla consuetudine del martello.
L'aria,
resa stanca dalla lieve insolvenza solare,
attraversa i miei
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Lestofanti di cera
le donne al mattino
son alberi rigoglianti
fiori germinanti
giardini che non colsi...
loro,
dee al crepuscolo,
al sole sorgente sono uniche ed invisibili
diafane come neve settembrina
angeliche come passeri solitari
arcane
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Incaprettato all'ultimo sgomento di passaggio
svirgolo occlusioni intestinali
ultimo riverbero da blackbloch al trancio.
Io,
miserrimo me,
arcipelago senza isolati
gelato senza speme
dalla senilità soccombente
spergiuro che il piacere
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Spesso,
quasi senza accorgermene,
prendo una penna in mano.
Inizio a scrivere...
tutto vien da solo,
con trasporto.
Come stesse aspettando
un muro lindo...
lo colmo di emozioni pitturate
di parole accadute
di fatti rincuorosi.
Scrivo con ardore
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E i tuoi occhi,
fanali famelici,
sempre aperti
sempre chiusi
me li dai?
La bocca da puttana
labbra da rogitare
glutei da bestemmiare
fica da deglutire
mi doneresti in perpetuo?
Frulleresti il tuo candore osceno
il tuo spasimar dei venti
il
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Segaligno fruibile
il pretestinto
segue percorsi inenarrabili ai più.
Mani prensili
polpacci ad honorem
salmeggia in solitudo precox.
Veste grigiosamente
mangia saltuariamente
ondeggia sul dubbio ambiguamente affranto.
Vibra sul
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Cioccolatizzato all'istinto conservativo
smuovo natiche bradipose
allungo il segugio
monitorando il fatal rifugio.
Sono intatuato
pessimo infartuato
rondine di pessimo bordo
m'infratto in guazzabugli fonetici
ortopedici
lievemente foto e
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Lo scheletro di alice vaga
nell'etere mortale della sonnolenza mentale.
Appuntito e scarno
vibra ad ogni cenno di risveglio.
Le ossa,
argentorilucente,
si muovono sicure
nel deserto androgino della coscienza
rallentano ad ogni richiamo
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| Infuocava il suo volto, il sole.
Il viso,
gonfiotumefatto,
nido di mosche piangenti.
Il collo pendente
fluttuava sul palo,
non trovava posizione.
I centurioni aspettano,
arsi da calura,
indispettiti dalla sete.
Si, un po' d'acqua,
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Ora.
M'aggrappo ad un nembo passante
volo via, now.
Rigurgito ombre del mio remoto,
cassetti schiusi,
oceani maleodoranti.
Cinico per difetto
affetto palmi dei miei sconforti
nel pane marcio del rimpianto.
Non lenisce ambasce da partoriente
ma
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Invia un messaggio privato a omissam.
Arzigogolato e sciatto,
vassoio scamosciato,
vago in terre neglette
arcigne macigne
padrone le mie insicurezze.
Vorrei...
dovrei offuscarmi con qualche karènina passante,
sempre sotto un treno,
inabissarmi
o meglio karamazovizzarmi
con la
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Dai su
ruspantami bibite d'amore
argomentami teoremi ritardanti in lattex
stupiscimi
sacrificami
su altari sconsacrati da amplessi fatali
portami nei tuoi pensieri vuoti
in quelli ritrovati
sfogliami su peccati da
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Sempre vigile
occhi funesti
il mattoscuro vaga
per strade senza svolte.
Calza solo due scarpe sinistre,
il mattoscuro.
Sostiene che così
riconosce sempre la destra
e non perde la strada di casa.
Mangia solo ranocchie stagionate
beve
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| Dio,
mastodontico e crudele,
ascolta le mie grida sorde
fa un fascio dei miei sberleffi marziani
donami requie da coccolare.
Dio,
superbo ed occulto,
rispondi ai miei perché allucinati
alle movenze alluvionate
alle azioni decapitate.
Sii
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Il barbiere levantino,
spumoso astioso,
ha forbici tarantolate.
Vive in cantine piramidali
adopra lavande d'altri tempi.
Saltella,
zigzagando su spazi sospesi,
su pelurie in decomposizione...
sa bene,
il barbiere levantino,
che poi o prima
una
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| Mia sorella,
alabastro incastonato nell'aorta,
mi coccola ancora.
Con lo sguardo accudisce i miei pensieri,
mi adorna di lacerante fiducia
mi sottrae alle manchevolezze congenite...
mia sorella mi guarda con occhi da bambina
lenisce i miei dolori
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Illegittim figlio del liberalismo filo e sofico
son cresciuto a suon d'abbagli anabbagglianti
gravido insolubile
artefatto astratto.
Ma why mai, mi chiedo
supino sull'ultimo brividoso sbadiglio...
eppure l'età puberale nella norma
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Sono un cosmonauta
libero e affranto.
Vago nello spazio sterminante e greve
come una goccia nel mare
estasiato da colori speziati,
lance siderali,
ossessionato da immani silenzi...
sto sempre solo quassù
avvolto nel nero parlante
del
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Di candido mi vestirò,
alluminio vibrante...
d'azzurro m'ammanterò,
escamotage perenne...
occhi strizzerò,
da cieli eterni
eternauta vagante, oasi imperitura...
le mie paure di pesci scarlatti riempirò
movenze
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| Ho la lauta ricompensa di esser vivo!
Di poter parlare
di esercitare la mia mente.
Ho la fortuna di aver intorno a me il mondo
di farne parte
di condividerlo insieme a mille facce
mille colori e pensieri...
ho il potere di guidare im miei passi
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Pinkfloydeggiando qua e, soprattutto, là
sorvolo le mie tante latenze,
oscuro insormontabile,
woland d'occasione
perifrasi incipiente
nano dai tanti volti
ma da due sole mani
del delirio e delle pene...
si, frequente cammino sull'acque
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La sposa breve veste rapida.
Di un rosso lugubre
vagamente ossequioso.
Non ha tempo la sposa breve,
deve sotterrare ascie lancinanti
curare disordini giornalieri.
Parla poco,
saltimbanca sui libri di joyce
con abilità leprina.
Dice sempre
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squame di luce,
riflessi intensi,
penetrano il mio assedio...
entra pulviscolo radiante
atomi disincantati avvolgono le mia membra
sembra vogliano portarmi aldilà...
musica di un eden promettente
netta le mie unghie...
io,
stranamente
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La donna che non c'è,
marmellosa mollicosa,
si adagia piano sui miei solfurei perchè.
Mi ama in modo contagioso
sopporta i miei spruzzi di veleno
convive con le debolezze virtuose.
Colei che non c'è
vivacizza i miei tormenti
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393 poesie trovate. In questa pagina dal n° 271 al n° 300.
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