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omissam
Le 393 poesie di omissam
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Il tempo non esiste.
Non scorre
ne soccorre.
Non passa
non si accumula
ne cambia.
Non va contato
ne sfruttato...
va
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Vorrei, orrei, rrei, rei, ei, inesplicabile!
Del mio sotterraneo ardire
vorrei fago e (tanto) citarmi...
seppellirmi
sepolcrarmi
tumularmi nei miei ossimori viventi
nei cataclismi imminenti
nelle gonadi riflettenti
nelle vagine ossidanti...
deus
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In questo istante,
così permaloso da non esistere,
mi sento in vita.
Il guanciale sobrio
dell'inappetenza cerebrale
fa da sfondo a latitudini insospettate.
Io,
sciattostruito,
frastaglio ombreffimeranti
frusto il mio
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Ti guardo mentre mi cavi gli occhi...
io senza di te
parentesi inutile.
Il movimento sospeso dei sensi
il respiro affannoso del rimpianto
bussola senz'ago...
io senza di te
duodeno atti a perdere
somatizzo l'imponderabile
vaghezza del tuo
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Sa di orgasmo assassino.
Odora d'anfratti d'altri mari
caramella il suo cosmo di pesci scolorati
mugugna aliti di vento
strimpella canzonacce sul mio pube
cocomera sui miei argomenti riprovevoli.
Ma lei,
così variopinta di riposi
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Razzola ruzzola non slavina mai.
Il traditore,
gambe sempre più corte,
è armato di debolezzacerrima.
Sviscerato su teoremi a lui plausibili
s'avvita a meandri di se stesso
incuba sospiri tremuli
sgravida carezze insopportabili...
il
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Il tepore speziato del meriggio
invade il mio essere.
Le vie della città,
mai così dischiuse,
assumono contorni zuccherofilanti.
La gente,
di solito fatica a sorrisare,
illumina percorsi sampietrinati
perfino i tram si riempono di
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Il presidente è morto domani.
Il suo corpo,
beatoligarca,
imbalsamato da lustri perenni
fuoriesce avido dalla baramaranto.
Lui,
così devoto a se stesso,
odia vedersi derelitto.
Accasciato da dolori endemici
pullula di pidocchi grigi
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La tua saliva,
collante miracoloso,
sul mio coccige indifeso.
Impietosa prosegui...
lingua inaffidabile, la tua.
Si muove sfrontata
lungo pergamene inossidabili
tesorose
raramente erose...
le dita,
ineffabili tormenti,
scavano grotte tortuose,
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Dio mi disse preparati la vita.
Nell'ostinante ricerca di verità possibili
mi son trafugato il vivere...
tratturo antico, ostico.
Demoni vestiti di brio
mi han apparecchiato tavoli irrinunciabili
(talvolta mi spendo anch'io)
orhi vestiti
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Dai, fatti di me.
Irrorami col tuo mestruo santo
fa che il mio istinto sia innaturale
che il godimento sia sfinente
che la luna abbagli il giorno
che il caffè sia da te.
Stupra le mie insoddisfazioni
compra le mie finzioni
outletteggia
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Ogni sacchetto una vita.
Nabilano,
uomo atroce,
parla coi semafori.
Stupisce dei colori ritmanti
pensa che verde permetta di cantare
rouge solo di guardare.
S'arrischia in strada, Nabilano.
Ogni panchina una cuccetta
un sottopasso un attico
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Fumo voluttuante...
sospirante enfisema
polmoni tenebrosi
dita giallose...
godimento astruso,
a volte confuso,
aroma insinuoso mai domo.
Ah, tabacco tabaccante
quanto mi ami
quasi mi adori
idolatro spavaldo... t'offri così compito,
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Grazie, osso delle mie ossa.
Per aver rilegato
i miei sogni scaduti.
Per i giorni solubili
ore incrostate di fiumanti carezze...
gemiti scattosi
sospiri regalati
dita tra le labbra
i ti amo tanto temuti... grazie
per il tempo
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Rose rosae,
dalle gambe lunghissime,
dal profumoscurante
dai sorrisi invasivi.
Rosa,
malandrina messaggera,
fioriera corriera
ardi per me
cingi pensieri arditi
disoccupa spazi inattesi
forniscimi alibi disillusi.
Rose,
mazzi fugaci,
pranzi
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La morte mi coglierà di sorpresa.
Anche se so
che sarà un giovedi santo.
Il colesterolo straripa.
Ieri,
in un anfratto di sera,
ho perso sette capelli su nove.
Menischi alla garbatella
intestino maipiùtenue
il rene
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a omissam.
Tre costole incrinate.
Echimosi varie.
Dimenticanze dottrinali...
la notte incombe.
Non mi piace la notte.
Qualcosa d'indecifrabile le appartiene.
Lo strozzio delle urla si ode meglio, di notte...
lui,
diomio fa che sia lieve stasera,
stà
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L'incuranza della mia passività è accattivante.
Insorgo nell'attestazione della mia inadempienza
quasi fosse una calamità innaturale
un precipizio da cui svolgere
compiti elementari
temi rimpiattinati, oserei...
come il
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L'aria frizzosa del meriggio
sferza il mio voltottuso
teso nell'immane sforzo di sembrare.
Uccelli,
pigri migranti,
svolazzano sopra cieli bluosi
azzurrando anche le speranze
del mio esser despota
ininfluente qualunque.
Riposto in armadi
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Vivo nella tua bocca.
M'azzecco alle papille
nutrendomi del tuo cibo,
così fertile,
dissetandomi della tua saliva
carica di humus benefico.
M'accavallo tra i molari dondolandomi
nell'altalena dei tuoi zigomi.
M'inserpento alla tua
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Ti ho sfiorato...
soffiato sul collo setoso...
hai fatto un movimento,
così antico,
tenue... rarefatto...
un leggero scarto di lato
quasi a sottolinearne la levità diamantina.
Eri sudata, quella volta.
Mani aperte, sincere
smuovevi
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Narcisizzato.
Specchiato,
indefessomissam,
bramato di me.
Zoccolizzato al flettente riflesso
rifletto...
m'accorgo d'essermi tarquinizzato,
il superbo verbo,
rigonfiato al mio ego
da supplente narciso
dirigibilo verso l'oscurantismo
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CLIC.
Pure la notte mi è nemica.
Guardo sempre dritto
il chiarore non arriva mai...
puzzo di sangue marcio
vedo ombre in ogni buco.
Nere.
Sembrano muoversi intatte, di me.
Sono un soldato
uno qualunque.
Anonimo come il mio fucile
inerte
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Uno di quei giorni è!
In cui posso parlarmi pure da solo
seduto qui
come uno scoglio solitario
dolce questa calma in me...
la sera,
profilassi austera,
s'avvicina lenta, quasi sgonfia...
veleggio verso l'eur
prigioniero tra marmi
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Ermelinda,
secchiello d'ossa dissipate,
lagerizzata in un letto più grande di lei
da troppi anni residui.
Non si muove mai, Ermelinda.
Al posto delle gambe
due linee di pelle
occhi semichiusi
non seguono movimenti sempre uguali.
Vorrebbe
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Lei,
ritta come un cigno,
bisbiglia GIURO, NON TORNERO' PIU'.
La mia donna ha braccia lunghissime
tanto d'abbracciare il cielo.
La mia donna ha occhi che san perdonare
bocca da sgranocchiare
gambe da cattedrale.
La mia donna sa di fiori
usa
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Le tue calze nere.
Dell'amore vorrei i tuoi dintorni
così cespugliosi da perdersi...
la sua inesauribile latitanza
l'esattezza della latente precarietà.
Il tuo sorriso sul mio addome,
lacrime sul mio seme,
la bocca rigonfia
della
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La vita pur sempre continua, ohimè.
Quattroazzerato dall'impeto romanico
arrotino il mio disa e ppunto
nella salsedine dinoccolata dello scrivere...
aggobbito dal triste fardellolimpico
irriso a pallate nevate
muovo passi a perdere.
La vita
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Ho alzato gli occhi increduli nel cielo.
Visto tante lucciole candide
volteggiavano come colibrì impazziti
ricorrendosi con divertito stupore...
quando poi
una stellina più intraprendente
atterra sinuosa tra le mie mani
scodinzolante
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Il dubbio,
assurdo sembiante,
insinua certezze rarefatte.
Lui,
mieloso burattinaio,
imputridisce pensieri
lacera vesti intatte.
Il dubbio ama rivolgersi
ad astanti preparati
già predisposti
ai suoi andirivieni sull'anima
curve senza
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393 poesie trovate. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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