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omissam
Le 393 poesie di omissam
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Soffio via me.
Uomo dalle settantasei contraddizioni
ognuna per settantasette peccati
contrabbando infiniti io
al mercato ristretto
del potrei ma non vorrei.
Nano dalle creste altissime
viro,
inesaustorribile,
verso eden cangianti
restauratore
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Qui.
In questo posto
così esatto da perdermi.
Mi beo
assoluto redento
l'aria,
non più schiva,
sembra appartenermi
mi compra a poco prezzo
giusto il tintinnio di qualche desiderio...
verso saturno
per me così
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Dicono che mi conosci.
Che osservi,
silentesente,
ogni mio movimento.
Potrei essere il prediletto
dei figli tuoi degeneri.
Alibi perfetto
su due piedi...
Dio
ondivago latente
perché mi lasci pascolare
nell'ombra perniciosa del
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Esisto.
Ho pensato di amarti
prima ancora tu respirassi
di quell'amore un po' sconnesso
che rantola immerso in un sospiro
che prende il mal di te
s'accomoda nei rigagnoli
della ragione scomparsa...
di quando si fa l'amore
(c'eri tu?)
solo
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Io resta.
Dicendo
abbiamo tempo
formuli
il teorema del non credere.
Sai bene
che il tempo non è più
non ci appartiene.
Certo
ero distratto
palpebre sul lastrico
calvizie dell'animo
sgretolamento
della polvere sul nostro
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Alitano la vita come aquiloni.
Dai mille colori
a me necessitanti.
Una,
dai sorrisi come laghi,
sollecita le mie cadute.
Cauterizza le ferite col sale del buonsenso.
L'altra mi parla di lei.
L'ascolto cogliendone
le lievi imperfezioni del
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Sono solo fiocchettinestricabili.
Pestilente
dall'animo incosciente
vulvanizzo desideri fattucchieri.
Nasten'ka
ormai persa in orribili notti bluette
galvanizza il crisantemo sciatto
che mi ero sfatto di me...
me,
novello Batjuskato,
arrovello
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Occhi vetrosi.
Mi guardi fisso
non mi vedi.
Ansimi asincrono...
una radio,
così vicina da ucciderla,
irradia spensieratezza ladra.
Restituisco pietà sopprimendola.
Morire
così mi è parso
non è poi così
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Mani ai fianchi.
E sono sempre più sbadato...
ho vissuto così tanto da non ricordarmene.
Sorvolato dai rancori sterili della gioventù
ho idealizzato il vivere
tanto da interpretarlo
lautamente avvinto
al cercar di
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Neanche i sigur
così stranianti struggenti
cicatrizzano i miei guai dirimpettai.
Il dottore sussurra
che sia ernia cruniale.
Io,
questo giugno cattivo m'ammazza,
catechiccazzato ai miei dolori
annuisco sciatto...
la stanza perpendicola
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| Under pressure.
Chissà se scopo bene, architettano.
Donne dai sorrisi stanchi
mani senza smalto
pensieri che si rincorrono
in vani senza porte.
Arriverà la fine, sospirano.
Mietono il tempo
come non fosse loro
aratrano il disinganno
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Denudato.
Orfano di me
mi offro.
Non costo molto
sporco il defecabile
lavoro l'ingiusto
rammendo anime incolte.
So far di conto
rubo l'innominabile
scopo solo se stimolato
fagocito il fruibile
biscotto insanabile.
Mangio esclusivamente
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Il mare in un bicchiere.
Gridantinespresse
distinguibili,
dai colori pastello,
esibita inutilità.
Pentola che non scuoce mai
accarezza le tue reni
con piedi da santa
cavilla le tue ostilità
con grazia virginale
come dire
esisto
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Ho perso un dente.
Come se lo avessi.
Non serve comprare il tuo profumo
i polsi ne sono impelagati
il naso ti cerca
ma tu,
orribilmente (s) comparsa,
non sei di qui.
Dipingi la mia mente
usi vernice sensibile
appari
scompari
riappari vestita
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La polvere si posa sul mio grugno.
Il tatto m'annebbia.
Stravedo immagini contorte
mi conosco così poco...
raccontarmi mi fatica
circoscrivermi mi penalizza
isolotto confuso
isolo sensazioni scarne
generate dal bisogno
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Altaleneggio fra i tuoi sensi...
dell'amore so poco
quel tanto che non basta,
mai.
Ma so di TE.
Così distinta d'apparir lieve
dalla bocca sistinosa
(perché non me dai un pò?)
dalle cosce serpentose
seni da incanalare
nella
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Invia un messaggio privato a omissam.
Bello ed illeso.
Dai profumi orientali
capelli porcospino
occhi rapinanti
gambe leggere per fuggire
ricordi per tornare...
Derelitta,
ingoia se stessa,
fugace da partorie
avrà un figlio.
Mamma non lo sa
papà lo sa da
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Vieni qua, piccola mia.
Quelle sue mani...
sozze
lorde dei silenzi
afratti dell'animo mio.
Nero.
Tu
solo tu
sei il mio amore, diceva...
entra nella mia stanza
con passi da babbonatale
sotto le mie coperte paralizzate
terrore
occludo gli
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| Mansuetomi.
Estrememante ilare
è il mio,
reconditarmonia,
peregrinare nel senso del compiuto.
M'affaccio
sui
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Vieni aldifuori di me.
Via con me.
Ottovolanteggia sui miei gargarismi
da Gagarin allo sbando
furo- reggia
su argomenti consolatori
su orgasmi da oratorio
spretami sui capezzoli
suorami sopra la vulcanica vulva
chierichettami sugli
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Dai nodi melliflui.
Orgoglioso e sciatto
scoiattolo il mio disimpegno
verso luoghi d'altri luoghi.
Così ottenebrosi,
ombrosisterici,
da cibamermene flautamente.
Son sogni o son dest( R)o?
Allora mi ridesto
poi mi rivesto
ancora mi
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Vibra
sulle corde del viver lesto.
Incolpevoli
quindi lautamente crocifisse
agli oscuri angoli della ragione insana.
Donne
crocevia di alibi
frontiere sempre aperte
una casa a delinquere
dai figli per capelli
dagli specchi sempre
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Riflettendo, mi.
L'aria scevra della consapevolezza m'addenta.
Fluttuo,
tra relitti miei,
nel sapido andirivieni muscolare
della leggerezza infranta.
Ora,
irradiato da raggi fiammeggianti,
muto la muta
nuove squame pesceggiano
sul costato mio
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Nella spiaggia del tuo animo.
Disteso sul tuo sorriso
narcotizzato dal suo schiudersi malandrino
ascoltavo limpido
la voce del tuo cuore...
mi parlava di venti aridi
di valli perpetue
oscillanti col dondolio,
magicamente perverso,
dei tuoi
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IO entra.
Oscuro seppur candido.
Nevischiato eppur fangoso.
Nei ghiacciaiperenni,
ormonininfluenti,
delle mie contronoie
farfalleggio sui miei crimini incriminanti.
Odio i motori.
Non guido più.
Anzi mai.
La sacrestia del peccato
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Il mattino mi raccoglie.
Me,
così sfizioso da svegliarmi,
addento il giornoccorrente
con malcelata parsimonia.
Tepori maggiolini
(ma è il primo o ultimo maggio?)
s'incuneano tra le zampe dei miei occhi,
strabicosi se
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Avrebbe occhi da rubare...
Celestino siede addosso ai suoi guai.
Allunga dita memorabili
su cieli placentosi
orbi di luce.
Aggrovigliato alle sue viscere,
così tenere da mangiarsele,
tanti giorni fà provò a volare...
di quei
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Camus amerebbe ogni unghia di me.
Uomo senza soverchie qualità
cannellono sincopindescritte
reartùrizzato a tavole squadrate
dalle melanconie dell'altrui desio
fustella inelegante
del propinar se stessi...
l'aspettativa vitale
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Le tue fusa da faville.
Il tuo ricordo è una stele senza tempo.
S'appoggia alle mie spalle
come frumento antico...
accompagna i miei passi
come lacci sul cuore.
Il tuo ricordo nutre la mia tavola
netta le mie unghie
pasce le mie pieghe
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Delle mie pene...
ingrugnato afflosciato
draculizzato al mio sangue sperso
Lui,
battaglierostentato,
cavernicola i miei piaceri cauterinanti
ostetricia ri- membrando
il regno che fù...
io,
schiavizzatornamentale,
fidavomi delle pulsioni
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393 poesie trovate. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
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