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paolo corinto tiberio
Le 315 poesie di paolo corinto tiberio
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dov’è l’altro?
l’altro è scomparso
scomparso o morto
e solo l’Io campeggia
da padrone del mondo
ma l’entità assoluta
non fa relazioni
non si lega all’altro
ma si oppone e contrappone
solo a se stesso
in eterna solitudine
(pertanto la
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eur eca eur eca!
L’abbiamo trovata. Uot is?
Ma la mer mellata
La schiacciata di noci mixiata di galli e zigomi idiomi cerulei e bianchi taurocaudati
E stoppaticci cariati dandy at venendy atque lùk vittoriaque
Cantando o sole vai grato col muso,
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incenso incenso incenso!
incenso alle pietre umane!
incenso all’uomo della pietra!
attenti all’uomo sapiens!
Ora narro i segni graffiti sul costone canonico
Sulla prima faccia porta inciso tre lettere, una I una A una R:
scambiatele ed
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Tra poco vedrete la conserva dei malefici geni nostri
Sarcofago innaturale dentro il quale perpetuare la specie
Mausoleo funebre vivente alla violenza cieca
Gretta sbabilonia miscellanea di veleni e pantomime
Ora sarà lo scenario mortuario
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nel cielo
delle invisibili catene
si spezzò l’intonaco
dai fori colarono i mostri
boffici e soffici
nell’umido freddo
li videro con ogni mezzo
si
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e se non sa niente?
se il cuore ignorasse
per filo e per segno perfino
la scienza dell’uomo
e null’altro saprebbe
se non vita
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il silenzio s’irrigidì di loro
distintivi senza segni
comunicarono quello dei morti
negli ostelli dei rospi
con manto di
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| e acceca, non vedenti fa
laddove acuta più la vista serve
vedi Niobe disperata
sulla triste via piangente
tra sette e sette suoi figli morti!
e Briareo, trafitto su dal cielo
e disteso al suolo morente!
e Nembrot sotto la sua torre
tra
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| nato a occupare spazio
già compresente in altri
accresciuto nel tempo, d’altri
o se primavera non avesse a ravvivarla!
noi animali e le sostanze in embrione o gelati per la vita che verrà
le foglie gialle, e l’apprendiamo dal sole il registro
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| c’è un tempo falso,
quello che vediamo
è un tempo dell’orrore
che scorre invariato
tra il turpe e il deforme
oh, fosse almeno vero male
che viene a noi dall’uomo!
siamo davanti ad un congegno,
una macchina che cava il cuore
e non fa bestie
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| della spoliazione
dell’onda rapace
rimangono resti
crudele e ancora
la signora Coltello
aggiunta reclama
di sale e infezioni
alla ferita interdetta
due cicatrici porto
ma l’invisibile nel cuore
ha l’ultima parola
al sole d’oro del
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| per non perdermi
rincorro me stesso
con fatica
tra sudori e fiatoni
mi precede sempre
questo io veloce
me stesso
non riesco a distanziarlo
e sta sempre dietro
attaccato alla vita
ansimare sento
ne sento il palpito
dove sarei io
se
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| Un fallo fittile offro a Citerea
perché mi faccia un’urgente grazia:
mi liberi da questa
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| discite
con poche cose
la vita si sostenta
così poco
chiede la natura
ma duemila anni di storia
ancora non inchioda
nella mente bramosa dell’uomo
la trasparente verità
di un giovane poeta
ma per imprimerla
bisogna fare presto
ora che il
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| Se si fondasse dell’odio un partito
in parcondiscion "con quello dell’amore",
ti ruberebbe
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| Poscia che la nobiltà s’è trasferita
da dentro ai valori a dentro le mutande,
convien tosto mutar
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Anime in versi Autori Vari
Antologia degli autori del sito Scrivere
Pagine: 132 - € 10,00 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686061
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a paolo corinto tiberio.
| smeraldi e zaffiri
tra cielo e mare
l’onda intorta l’avvolge
in schiuma bianca
dell’astro della sera
avanti viaggiatori, avanti
dall’attimo che segue, avanti
tra grillo e Cassiopea!
il tempo in amore supera parola,
tempo d’esserlo,
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| Sa ballare (sotto le stelle)
Sa cantare (a San Remo)
Se impara il
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| Dicesti che Lampedusa è un "passaggio
a livello": di qua benessere e di là miseria,
di qua libertà e
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| altre,
di girotondi e rondini
darsi la mano
intuire il nido ad ogni ritorno
il gioco, il caldo d’un corpo:
si tende senza nervi
coglie la gioia di un sol fuoco
altre, nelle solitudini d’ore:
pam pam, agli indiani
era il segno:
raccontavo
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| le tele che tessono i ragni
la muffa e la polvere
i vermi della terra
nel giardino delle rose
ingrassano
non potete vederla
né toccarla
solo nel
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| l’asfalto viscido era tanfo assurdo
pioveva, come per scherzo
erba fradicia d’acqua
bagnato e freddo aspettavo
intorno nessun castello
lumache e costruzioni
silenzio, dov’ero?
nella notte i segnali sviati
vidi l’Orsa, a cinque passi
ero allo
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| E fu nel pieno della ragione e scoppiò la guerra
Dirottando mercati s’immolò l’alfiere e il fante
la regina e la torre, non parlo le pedine!
E allora avvenne che un’alba d’agosto
portò un bacione al deterrente,
il ridente ordigno che sembra ghigno
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| la costa confluiva in allungo di mare
al limite dei sogni
confluiva con tutti gli ospedali e le prigioni
con i sogni dei pazzi
tra cielo e mare la costa confluiva al sole
nel dolore che annega nel bicchiere
nella magica visione di chi vede
la
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| spegni la luce impazzita
o agli ingorghi di ingordi
o straniato nel cervello
o risorto senza forme
col sesso al piede
nella fogna
votato, al referente
si fa da solo chi supera la morte
fissa pazzia
avvicinato ai vivi
non vede
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| effluvio di spezie seguendo
e profumo di gigli che brezza salina
in sé accoglie ad annunziare
prossima terra
l’isola apparendo
a mappe sconosciuta di qualunque mondo
di rose intessuto, di palme e orchidee
lì, sul mare lontano
lì, è approdo
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| dov’è la lucertola impazzita al solleone?
là, vive là, nell’ombra
tra le foglie avvizzite
in terriccio che macera la morte
velate pupille, il verde smorto
trascina troncamente
nell’erba morta
sotto meridiano
straniero spento di passioni
acceso
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| il deserto che porto
fiorisca il tuo futuro,
d’altri
mia musica lenta sfuma
l’alba che aspettava gelò il sogno
era sole amaro
e albero e fronde di mistero
a germinare straniere corolle
legno porta e bara
gli animali infetti confetti sui
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| si ha uno spazio
e la terra accoglie piangendo:
qualcosa non è andata, che si è rotto?
spazio registrato, un peso un viso
il bisogno che consuma
ciò che manca per desiderio cerca
come l’ape nel fiore, autocoscienza
schiavitù
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| esco sull’uscio di casa
e mi fissano punti di stelle
un gatto attraversa con sincero sospetto
il prisma lucente che lancia obliquamente l’interno
e punta i suoi punti tremendi sui baluginanti riflessi
di lenti che inforco
e mi interroga il
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315 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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