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Walther Avreliano von Graeber
Le 112 poesie di Walther Avreliano von Graeber
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Cuore e cervello,
una diarchia talmente insopportabile
da fare gola soltanto ad un macellaio.
Così,
germogli di carne umana
venduti al mercato della solitudine
in place des Vosges.
Al peggior offerente
la soddisfazione d'un pezzo da
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Io sono figlio della polvere,
e delle sciagure fradice,
che degli ombrelli neri,
hanno fatto leggenda londinese domenicale
o semplice ornamento da funerale.
Sono figlio del tuo sorriso,
amor mio,
primogenito di una schiera infinita di no,
ed erede
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Ecco,
singolare attimo di piacere funesto,
tempestato di agonia,
calunnie verso dio,
rigidità di un solo lato,
dell'anima cruda
e delle intemperie personali
volute dal fato.
Ho versato le mie parole,
come appiccicosa sangria,
sul
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Oggi non ci sono più
come un telefono eternamente occupato,
mi sfoglio alla ricerca della prima pagina
che nessuno ha mai scritto.
Mi cerco nei ristoranti
in cui il tempo è un piatto servito freddo,
nel vetro verde delle bottiglie
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Il mondo è foresta d'occhi ciechi,
dove gli uditi si uniscono,
all'unisono,
creando una schiera di solitudini impazzite,
vite senza recinti né filo spinato,
occasioni uniche di una sola notte,
di una sola sbronza.
Ci guidano i
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Des enfants sans prodiges,
des masques sans profil et sourire,
des poètes sans stylos,
des moribonds qui voulaient souffrir.
Ici,
dans cette solitude sensuelle,
repose un homme et son armée,
cruels comme les baisers,
et faibles
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E ti guarderai allo specchio,
disegnandoti un sorriso sul volto,
ma la vergogna si impadronirà,
d'un tratto,
del giorno appena sorto.
Rimarrai ferma,
aspettandomi invano,
percorrerai all'inverso i miei stessi passi,
e cercherai la mia
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L'amore non mi merita
e non vuole appartenermi,
come un vocabolo fuggito dalle stelle,
come il sorriso, cicatrice sulla pelle.
Credevo,
ma non vedevo,
agivo,
ma non facevo,
insieme a quello sbandato che sono io
facevo a botte,
e bevevo senza
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E mentre tu mi deludi
io parto da fermo
verso un'altra
fermata
in un lampo indecifrabile
cerco l'altro mio profilo
ed incedo il mio passo,
soffermo la mia mano
sul corpo che è sfondo
d'un dipinto di immensa tristezza,
il mio
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Saprò infine
cosa mi spinge alla fuga
nei giorni di pioggia fine,
così disperatamente belli e delusi,
nei loro colori amari,
nei loro pensieri contorti e sfusi.
Tutte in piedi
verranno cercandomi,
queste gocce fredde che,
come alte
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Tu
non conosci
il significato di un attimo
sotto lo stesso cielo,
in mezzo al gozzoviglio di una première:
in silenzio te lo dirò,
credendo germogliare nella noia
un groviglio torbido di frasi,
banali ma irresistibili come la
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Restare,
tra la vita e la morte
vicine come la fine del mese,
ha il sapore dolce di una fucilazione al petto
o dell'ultimo sguardo di maggese.
Abdicherei,
se avessi un trono,
elargirei,
se avessi poteri,
e farei del Rinascimento il momento
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Come sempre,
questa pioggia grigia,
sottofondo musicale di Debussy,
scivola tra ragione ed anima
dando un senso alle mie mani,
che come ombrelli impolverati dell'East- End
o albatri raggianti di Calais,
riposano su di te,
esplorando le lande
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La vita,
questa sigaretta sempre storta,
tra le mani,
come un fiore urbano,
morto,
donato tra i clacson,
e tra quei fugaci sorrisi...
intemperie di un bacio calmo,
assopito come il mare in settembre.
Sono io,
sono solo e sempre io,
abitudini
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Così ha combinato,
uomini e giochi,
donne e misteri,
in un anelito di libero sfogo dittatoriale.
Mera complicità ed aspirazioni all'inverosimile,
le ancore di una vita miserrima,
brevissima, un soffio,
forse uno sbadiglio.
L'alba
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Buda e Pest,
due attimi immortalati
nella stessa pagina di due libri diversi,
due terre aride in una stessa pianura fertile.
Due sonate distinte,
due cosce ben tornite e spalancate,
in mezzo alle quali si insidia il dolce e fedifrago Donau.
Strade
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Ti voglio,
come un'onda vuole il suo scoglio,
principio di un amore,
raccattato sulla soglia
di questo mondo che è passato
nel domani già volato
con l'eleganza di un foglio.
Averti,
guidarti come una matita,
lungo le pieghe
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Se ti scrivo,
sarà per sempre,
come cascata dolce
di carte scivolanti ai bordi delle mani.
Se ti penso,
sarà l'Estate,
che mi invade,
come barbari le fertili terre.
Se bevo molto, troppo,
sarà perché ti amo,
come un
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Scorre il tempo,
le giornate sono solo tic- tac d'orologio
nel vacuo spazio creato dal tuo vuoto.
Non riesco nemmeno a sentire la pioggia
che rovina su di me,
come una slavina di chiodi,
e mi lascio andare ad un talento che non ho,
e non
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Ribelle,
come un matrimonio combinato
da sogni, fato o niente,
gestito nella fantasia di due giovani
innamorati dell'Amore
ma perduti nel chiarore
dell'alba di un millennio di carezze
suffragio universale di stelle
sorridenti sulle macerie,
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Diserto il deserto del tuo amore,
insegna intermittente di Montmartre,
il più dolce dei porti in un bicchiere di Porto.
Nel germogliare del tuo cuore
natale ogni giorno,
santo dì delle parole
guantato di furore,
e rimembro solo
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Un bel giorno vedremo...
pioggia,
sul marmoreo viso venuto di lontano,
gioiello orientale ornato di stelle,
e dirupo di coscienze.
Dall'oceano
giunge lo spasmodico futuro,
nero come pozzanghera o pozzo,
progresso, regresso
veduto in un
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Senti la pioggia?
attraversa le nostre vite sottili come vetri,
affilate,
come i sorrisi degli uomini del XX secolo,
e rumorose,
come le metropolitane di Nuova York.
Oggi non più,
se ne vanno tutti i grandi
restano i piccoli, i peggiori
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Ballerine nude di can- can
si alternano alle liaisons
che intercorrono tra le nostre anime,
segni sfuggenti di involontarie volontà
brani e stralci di recalcitranti volumi possenti
rapiti dagli scaffali di librerie,
mondi nascosti da cricche
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La certezza di sbagliare
nei tuoi occhi
mare d'inverno,
quando la sabbia è fredda e nera,
deserto buio
tramonto privo di sentimento
nei tuoi seni che mi portano lontano
come colline scoscese
verso l'acqua
cristallina e nuda, statua
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Cerco un'ora
nella quale potermi crogiolare
germogliare, piangere e dissiparmi morendo,
per poi di nuovo scegliermi,
a modo mio,
questa volta più bello ed alto
perfetto nell'imperfezione neoclassica,
e d'animo puro come l'acciaio delle
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Italia,
moglie tradita,
bacio rubato,
resta ancora due minuti,
in questa barzelletta,
facoltà universitaria di pagliacci e marionette.
Italia,
baratto di eroi,
infamia e furore,
voglio la tua fine, la tua distruzione,
tu, penisola in
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Mi sento oggi
come San Pietroburgo nel 1917.
La vita penetra
come sesso e tenebre
e comanda stradivari indolenziti
all'arrembaggio di sogni,
rovine bibliche,
e tesori nascosti
che solo Stevenson può trovare.
E Candide come un putto mi
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La Natura si ribella,
ed il nostro passo è corsa
veloce e strafottente come un infarto
per l'annientamento di noi stessi
questo ed altro!
L'incanto è solo un defunto momento
la Natura ridotta al lamento,
ci segue con barba lunga,
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E non si arresta
nella via deserta
un grido solo
paese in festa
porta aperta
spalancata sulla tua ombra maciullata,
hai parlato, scritto o solo pensato?
Una fiumana,
tenacemente cattiva e violenta,
una fiumana scalpitante e lacrimante
germoglia
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112 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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