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Silvia Gotti
Le 449 poesie di Silvia Gotti
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i miei occhi ti appartengono
ma i tuoi ed i miei quando
si guardano sono una sola
visione, le mie mani ruvide
e le tue non sono che
un mezzo per toccare,
ed afferrarsi con ferma
dolcezza, il mio corpo
senza te è freddo come
morto ed
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un giorno spero di guardarti
dritto negli occhi di prenderti
le mani e tu guardandomi
non vedrai che te perchè
mi conoscerai talmente
da rendermi trasparente
e tanto di questa vita
non resterà niente e
questo percorso
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svogliatamente mi alzo
con poco senso e tu sei l'unico
per cui sorrido, l'unica voglia
sogno desiderio a cui aspiro,
la mia verità e la mia pace
e tutto ciò che nel mondo
mi piace perché con te
anche l'assenza di
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come una mano sul cuore che pesa
non lo chiamerei palliativo il tuo tipo
di amore ma resa alla vita all'ardore
che addormentarmi perché mi sento
al sicuro non è cosa che ricordavo
se fossi un placebo sarebbe grave
il mio ritorno ad
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della mia arte mi manca
la creta che non ho la presunzione
di voler plasmare le mie mani
sono lo strumento per muovere
la forma fuori dalla sua sostanza
senza prescinderne e coi miei occhi
ammiro non dirigo le sfaccettature
ed i difetti peculiari
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del mio amore ho un bisogno
intenso ma non prepotente
perché il mio amore ti somiglia
con la sua dolcezza nascosta
di gemma in fasce e il suo
profumo che si schiude col tempo
del mio amore posso solo
essere lieta perché è
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non significa per forza
capire biasimare o accettare
sta all'amore come i suoi baci
il comprendersi intendo
guardarsi ed ammettere te
in me immetterti nei miei occhi
sangue e nella testa ecco
poi se ci capiamo subentra stima
e se ci accettiamo ci
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guardo la tenda ricamata
della mia stanza sdraiata
di lato non riesco a raccogliere
più il sonno che avevo, svanito
nei tuoi racconti di vita,
non voglio ascoltare che te
e sarà l'amore che provo
che mi fa sperare che tu
non smetta
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vorrei saperti scrivere
una partitura fatta di piccoli
tocchi sul tuo petto, una lieve
melodia di fiati che sfiorano
le orecchie temerari dei brividi
che sollevano con la loro
armoniosa fuga di baci,
vorrei saperti scrivere
una canzone che
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io che ti ho a volte mi metto di lato
sono importuna lo so, ingombrante
non conosco ancora i limiti dei tuoi
spazi e tendo ad inglobare gli altrui
nei miei, amare vuol dire avere pazienza
aspettare, l'ho imparato tardi perchè
io ho fretta
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amore ci starei gatta sorniona
con te sulla spalla con la testa
che sulla mia clavicola si poggia e
baci dolci sul collo avvinto
della tenerezza che non seppi avere
mi fai sentire la mancanza e tutta
te la dono se hai tempo
accostati a me che si
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c'era un giorno fatto di cento pagine
un giorno qualunque in cui nel cielo
crebbero due soli uno fatto di luce
ed ero io che tutto illumino
con il mio buon sentire e colorare
ed uno fatto di fuoco ed eri tu
che tutto scaldi anche l'amarezza
di
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non ero certa finché mani
continuavano a tremare
finché cuore sobbalzava
agli scatti furiosi del dolore
ed il gelo non copriva tutto.
Della mia morte non posso
esser certa ma della mia vita sì
e del sole che vi lascio
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ci avresti mai creduto
di arrivare fino adesso?
mi dicevi all'inizio va sempre
tutto bene ed io presto mi
innamorai di te, ma è sempre più
e più ti conosco e più ti apprezzo
e sempre meglio mi sento,
i giorni in cui mi
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svestiti fallo piano
lasciati la maglietta e
le calze se vuoi ma svestiti
delle certezze e delle falsità
altrui che ti ingrigiscono
gli occhi, svestiti scaldiamoci
mentre intenti a vivere
osserviamo la bellezza
che piano ci
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non penso che la tua felicità
sia altro che serena constatazione
che il mondo si attrezzi pure
ma tu hai armi mio amore per
combattere per uscire illeso
da ogni battaglia ed io sorrido
a bordo arena del mio eroe che
ardentemente doma e
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Invia un messaggio privato a Silvia Gotti.
le donne si dividono in belle
e bellissime, brutte lo siam tutte
quando non siamo amate
quando il nostro corpo non gode
di abbracci e carezze, quando
diveniamo trasparenti per qualcuno
per cui ci sentivamo tutto.
Belle sono le donne che
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con la tua onestà ed il timore
di perderla, con le scelte più
pacifiche e la tua gentile piega
del naso che si flette quando ridi
annoiami con le tue spalle
sapessi che pace appoggiarvisi
buttata sopra come su una zattera
annoiata in
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pizzica una corda di violino
la mia pelle tesa la tua secca
e musica diffonde questo spartito
di fianchi e teste scosse in cerca
di labbra e membra splendente
nella tua purezza chiedimi tutto
non sarà mai abbastanza il sole
dispensa pioggia
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attendiamo che trasudi
il cielo traspirante rugiade
giallo cotogna attendiamo
abbracciati che passi questa
marea di ideali offesi e svanendo
si distacchi una nuvola e piova
oro e sensi fino a scomparire
e d'alba s'irradi e s'innamori
il giorno
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è sempre una magia firenze
strade dove sentirsi altrove
perdere tempo nei bar
passando gli anni... birrerie
da ragazzini cocktail bar da
trentenni caffè da adulti
con te che mi lasci sempre
un pensiero in sospeso
di cui però
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le storie d'amore sono come
dei mattoni di tufo che si sgretolano
con l'acqua e s'induriscono
al sole dove il loro vigore
regge molte cose, a volte
verranno fuori con la loro
malinconia di muro cresciuto
senza aver costruito case
in giornate
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tu sei ciò che ricopre e riempie
un frutto pulsante ne aggiusta
il sapore il calore e ne formula
il colore borgogna ne mantiene
le rotondità fluttuanti e il senso
vivo di ciò che si espande accorpa
e ingloba facendone tesoro
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sì vorrei spaccare zolle
con quel profumo di melma
che sprigiona, che da questi
cuori non esce niente di più
pulito ed io forse ho bisogno
di un prato che sia casa ed
un bosco che sia famiglia
con quegli alberi immobili
e più
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in questo momento ti amo
perché tu mi dai speranza
con la tua voce mi amplifichi
i sogni e forse basta questo
per essere felici e fare di un attimo
un eterno divenire, nutrirsi
vicendevolmente di storie personali
e sorrisi timidi per poi
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cerco un senso a tutto questo
ad una vita spremuta di emozioni
a chi mi odia senza conoscermi
a questi continui cambiamenti
senza un flusso costante
cerco un senso il settimo, il sesto
serve solo a soffrire per un pò
fino a che il tutto
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ho fatto un sogno
in cui ti perdevo
in un locale troppa gente
soffitti alti e brutta musica
tu avevi la mia borsa e così
andando avanti per il viale
forse rimanesti indietro non so
perché non ho pensato ad
aspettarti nel parcheggio
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un pomeriggio semplice
di amore affetto e compagnia
una merenda con pane ed olio
ed io non ho ancora deciso se
tu sei il pane che riempie
o l'olio denso e fragrante
che ti stupisce col suo sapore
avrò bisogno di altro pane
per capirlo e di
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concedimi di amarti che
ho fermato i sogni con le mani
stese accanto ai fianchi
il giorno che uscii dalla mia vita
per provarne un'altra forse
offese mi hanno dato poco
ed adesso che le sento vive
vorrei toccare solo te il tuo volto
e ciò
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distendi i nervi accanto a me
al freddo che mi porto appresso
e che tu scioglierai con le mie labbra
che si schiudono per avere
la tua saliva da portare dentro
fino ad un nuovo assaggio
d'infinito baciami
fino a saziarmi
l'anima affamata
di
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449 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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