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Nicolò Tevere
Le 85 poesie di Nicolò Tevere
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| Dentro ovattate illusioni
s'affretta spaziar la nostra mente,
tra superfici inique
di esigui valor terreni.
Cieca la nostra mente,
che di valor celesti
non sa che fare,
ottuso, fugace e stanco
il cuor non sa piegarsi al vero ardor
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| Immani fatiche
di ammorbidir cuor tuo
tende a osar
l'anima mia,
vertiginose rupi
mi spingo a risalir,
e a fiduciose forze
io mi affido.
In te, cervice dura
sperar non osa umana volontà,
dinanzi a te barriere di invalicabili
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| Al di là di giorni scontati,
approssimar scorgo l'ignoto,
celator di angusti sensi.
Sognanti tramonti preludono innanzi
mondi lontani,
rei rapitori di preclusa mente,
rendendola libera da effimeri mondi
e confinate membra.
Impossibili
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| Cibar si vuole l'uomo sopra rive
di impeti fiumi, che sussurrar meraviglie
vorrebbero inermi, ma che
forzato è il limitar, da mano d'egli.
Fiotti tra rocce,
pontili e viuzze
cercano invano
passate conquiste,
rubati da azioni
di
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| Tra banchi di improba merce
stagliarsi vedo l'azzurro,
che ricolmo di candido sole
illumina tende e fervidi visi.
Solchi di vita attraversano facce
di immutevole orgoglio,
voci, grida e risate
risuonano fieri
tra schiamazzi
di vita
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| Santa,
che di terra tu sei ebbra,
santa,
di immacolati piedi
vuoi cibar l'orme tue,
santa,
di candide emozioni
inondi piena
la mia mente.
Tu,
che un dì desti in luce
il figlio tuo,
che Signore nostro
Lui si fece,
tu,
che di
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| Da lande desolate scorgo
dolci girotondi di ilari bimbi,
dove paura non v'è,
dove soprusi e malvagie nefandezze
non trovan rifugio.
Disarmati bimbi
di canne arroventate,
disarmano felici
misere menti.
Così, dal basso di
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| Odo cicale
intonar canti nuovi
per me
questa sera,
dolci sonetti
di ugole assenti
incredulo
scorgo.
Calde creature di estiva opulenza
scordare mi fanno canicoli giorni
che insensibili e crudi
bramare mi fanno tiepide sere.
Puntini
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| Ristrette visioni
di solide vite
al di qua della siepe
mi fan rinsavire,
muri
di coltri incolori
per forzati approcci,
mi fan respirare,
candidi versi
di opere illuse
su falsi copioni,
a recitar m'appresto.
Docili, immense
e fortunate
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| Fra luccichii e sfarzi sfavillanti,
avanzar vedo l'oscuro,
che prepotente e caparbio
s'affretta liquidar distratto giorno.
Gemma preziosa di argenteo cobalto,
attendo te,
osando abbandonar tra le tue braccia
tal qual la mia
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| Anime candide di pargoli lieti,
a loro bramano aspirar
i giorni miei, che di semplici virtù
è il loro
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| Odo sirene intonar soavi canti,
struggenti melodie
si libran leggere
da acquatici mondi.
Terre sommerse
giacciono
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| Su mondi lontani
si diletta vagar la mente mia,
confortanti rifugi
di fantastiche visioni.
Di proferir parola con alcun
non v'è umano affare,
che in specie di viril sesso
corrono ancora antiche gesta
di bimbi ricordi.
Ma lontani
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Dimora di stelle
son le tue mani,
che io, incantato bambino
oso appena sfiorar.
Luce di una candida luce,
un dì d'eterno chiamasti il mio nome,
ti mosse così, tal morbida fede
in questo tuo figlio,
ma io vile,
immeritevole e
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| Porto di sicure speranze,
fiducioso, a te io aspiro,
fredde e impossibili vite,
al tuo cospetto trascinar mi fanno,
che presente, ti fai mia.
Per Divin dono,
di famiglia fui elargito,
che il merito mio
non fu di così regale
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Orde di pensieri calpestano gioiosi
scalmanate menti,
squilli imperanti trattengono fumosi fiati
di virtù ostruite,
in un alterco di danze virtuose
e sinuose piroette.
Calda, latente e prosperosa
sprecata essenza,
che far sovrastar ti
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| Di chi dimenticar
vecchie promesse e cieli dorati,
se non di chi, in assidue speranze,
volea far di quest'uomo
un uomo novello.
Però in cuor mio
l'abbandono fui io,
con eroiche gesta forte desio
fu il tramontar reconditi vizi,
ma
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| Dispersi in labirinti mentali,
s'affermano,
sopraffatte istantanee
di un passato presente.
Lontane maree di reconditi passi,
s'affrettano,
in un odierno allorché migliore,
per siffatti ricordi.
Occhi allagati
in malinconici
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| Di eroe fu il pianto,
a guardar inerme bimbi
di orfani sguardi,
a veder sgretolar famiglie
che per supreme ordinanze
sottrar non si potea.
Incolpevoli mani sopra umidi occhi
al calar della sera, ravanando invisibili colpe
di innocenti delitti,
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Le tue mani... calde,
il tuo corpo... luce,
la tua pelle... seta,
affusolate dita s'arrendono
a questo intreccio
di un capriccioso tango
di luna crescente.
Celate gambe di puro velluto
nascondon segreti di caldi paesaggi,
piedi arruffati
da
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85 poesie trovate. In questa pagina dal n° 21 al n° 40.
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