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Clara Gismondi
Le 736 poesie di Clara Gismondi
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Piangerti
contrariamente
ai soli che tramontano
affondare nella sabbia
pietra
e monte insieme
farsi acqua
consumando i giorni
per plasmarti.
Se il destino volesse.
Spaccature
gli occhi non vedono il principio
né la
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Sono scie le nostre voci
scarne
strozzate
intrighi dal verso sincopato
discordanze
occasioni mancate
corrono voci
di molti anni
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C’è un tempo
nascosto ad ogni passo
cristallino
con gli anni dolente
atteso
arreso
l’istante diventa goccia
estesa
dove fuggono i miti
dove l’amore è tempo
da riconquistare
lento
in questo inverno che sfila
a ruvidi
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Relitti, posteggio degli anni
senza sponda
gemono
animati dall’urlo del vento
che affligge i naviganti;
il ritmo dell’onda, incompiuto motivo
si frantuma.
Un pugno di stelle
governa immoto
il vagare
in labirinti d’anime
straziante
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| Aurora al vespro
loquace silenzio
ho fretta
rallento
scegliere una direzione
nel poco nel tanto
inseguendo sfumature.
Ho sceso le scale per incontrarti
sopra il mare
al di là del mondo
senza divenire:
gli opposti
cadono sulle
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Su e giù per le scale, microcosmo
gran daffare nei buchi del muro
sotto il letto
piove dal tetto
isole
s’adagiano in vite parallele
nella stanza
libri stipati, non ricordo il primo
sbiadiscono
a uno a uno.
Universi
senza
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Non fermarti
cercami là
dove cade l’opera buffa del tempo
dove impronta
si stringe alla storia
come pianta morente
non piegarti al sonno
grava sul mondo come un seme
ama
con sentenza d’eterno…
Brulla terra dai natali antichi
son
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La donna smise di tremare
aprì le braccia
i nati erano lì
accovacciati
il loro pianto è una goccia
affina il dolore delle madri
presto a rincasare
in quel tempo rubato:
mi piaceva il tuo gonnellino
“non smetterò
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| Tu sei la terra estesa agli abissi
arrendi braccia e fatica
non ti fai carne
I giorni ai giorni
confusi alle notti, s’allungano
senza traguardi
ed io ti perdo, in tutto questo mare
rotta senza sponde
dio, morto tra le onde.
Geme il
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| Vorrei incontrarti
nel vago sentore del giorno
quando l’alba è ancora stretta
e il vento
diluisce il domani
vorrei sapere
dove sorgono le rive
e annegare
nel tempo che s’affretta
a raggiungerla.
Tu, accanto
nel silenzio che ti
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carteggi da decifrare
s’inumidiscono dell’uggia
raggiungono alture
senza precipitare;
parole mai trasmesse
bruciate dall’arsura
come zolle incolte han spaccature
portano sui crinali della Terra
tremano
poi scemano
all’arrivo del
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Qui da noi
è ancora inverno
con le spoglie dita s’affaccia
abbarbicandosi
al crepuscolo
s’immerge nel blu
senza sporcarsi di cera
non scioglie paure
Soli
a venire
aspettano il domani
credono ai crochi montani
al sopraggiungere
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| L’apostrofo mi consola
ti consuma!
Qual è l’errore
tra me e te?
forse il punto interrogativo…
antecedente al fatto
strappa il conforto
sospende affinità
aguzzando equilibri bislacchi
tra il prima e il
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Intavola piume d’oceano
al riparo da sedimenti
attento
misura gli eventi
arreso all’impeto
attinge al nero
e al bianco, in ugual misura
-mentre il buio reclina il capo
l’intero risorge.
Dove l’assiolo fa il nido
s’invola parola
-stormire,
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| Incedere lento dei rintocchi
- ritorno alla mia sera
sembianze
intatte
nello spazio, affine al nulla
stravaganze
- si riducono
in rivoli
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| Poche, tasche vuote
da estirpare
è un bagaglio, piccolo
ma ha radici che inseguiamo
poche, stanze bianche
e nulla in cambio
ritoccan pareti primordiali
nel tutto che ridona
poche e ancor più fioche
le parole
riversano
quel
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Tu che mi ascolti Autori Vari
Le poesie che hanno partecipato al Premio di Poesia Scrivere 2010, con tutte le opere partecipanti ed i vincitori
Pagine: 240 - € 12 Anno: 2012 - ISBN: 9781471686108
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Invia un messaggio privato a Clara Gismondi.
Accade, non di rado
che, tra i filar d’ontani
gli uccelli
vadano a dimorarvi
al riparo dalla morte
In principio, il frullo d’ali
muta in silenzio
la quiete
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| Non c’è bianco che porti lontano
si perde
come foglio non scritto
il gelo lo raggomitola
fremendo
a volte
si scioglie nell’inchiostro del pensiero
lasciando orme d’orso
macchie
delimitano le sembianze
presto si
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Vi sono giorni appena visibili
sbiadiscono
appesi al tempo
un tempo senza pagine
ricompone tasselli, sempre gli stessi
come un automa
non ricorda le ore
i minuti
ossessivo, fermenta parole
che arrivano alla gola…
Quanti volantini che non
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Nessuna scatola che mi contenga
sono un’ombra
fuggo come fugge l’eternità
al di là delle tenebre
senza identità
offesa da contorni ineguali
vago
alla ricerca di radici
che mi vedano crescere
posso arrivare
dove
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Sul mare
indole cangiante
piove
è rame, dal fondo
un richiamo
a far posto al verde
d’alghe e di garbugli
e ancora al grigio perla
del cielo, il riflesso
l’onda scioglie contrasti
pensieri
non vi possono attecchire
Il vecchio
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| Giunge da lontano
s’infila nei pensieri
il vento
un eco spento, mosso a ritroso
appoggia il buio
assopito
neve tra i pini
a digerire inverni
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Ho sentito il respiro
del mondo
tra foglie trepidanti
sussurrare cadenze
- movenze velate
vis-à-vis
mutano
al mutar del tempo.
Ho toccato l’inquietudine
sola
l’ho vista
trascinarsi a stento
- dileguandosi
in quest’alba di
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La neve ha confini
che non lasciano impronte
vi si perdono i limiti
nel cieco ridisegnar di orme
un salice piangente, a valle
adagiato
sopra panchine solitarie
digrada.
Ali aperte
ed è subito l’alba
intrecciata
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Partorisco assenze in scaglie
- battaglie
smarrite in un cielo lavato.
Sui morti primeggiano
pietre bianche
- ancore
dove i sorci non possono
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D’un ruolo gregario
la tela del ragno
ha visioni temperate
“l'inutile cosa buttata che adesso serviva”.
Inadeguata
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Un manufatto
è quel ramo che mi portasti
lo riconosco
vi sostano migranti
- ogni volta
dai contorni disciolti
appare nel bianco lavato
il vuoto
dei luoghi, lasciati svanire
rivestito d’ alberi logori
senza
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L’aria
segnata da colpi d’ascia
esala agonie
- prima della fine
un rivo
cade, malato
anch’esso del vivere:
il suo deserto compone versi
assecondando
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| Luci al porto
avvolte in mantelli
sembran partire
figure inghiottite
dal tetro profilo del mare
come spettri, s’aggirano
tra le barche
allentano lo stridio
unico richiamo al ritorno
gli ormeggi.
Spalmata sui sassi
la bruma trattiene
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Breve intervallo
la vita, senza profilo
appesa
come panno ritorto
gravita
in uno spazio esiguo
un brandello
in una mano che stringe.
Sedimento, la morte
dalle mille gocce rimbalzanti
attecchisce
a marcia indietro
sull’asfalto eroso
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736 poesie trovate. In questa pagina dal n° 211 al n° 240.
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