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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Francesco Fabris Manini
Le 339 poesie di Francesco Fabris Manini
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Tu correrai per i prati
agile e fresca come
i tuoi vent'anni.
Ti inseguirà un'altra
giovinezza, tenera
e feroce.
Io, in disparte, siederò
sulla riva di uno stagno
d'inverno, getterò piccoli
sassi
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Nei meriggi giungevano al giardino,
in orario, come i treni del ventennio.
Erano gli amici dell'estate e del giardino.
Appollaiati all'ombra della magnolia
e del susino, indifferenti occhiavano
l'acqua del lago, l'andare delle barche
tra le
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Talvolta, le tue parole
danzano nell'aria
come zanzare,
qui e là,su e giù,
vorticano con lanceolate
sillabe, vibrano tese
da striduli suoni
come corde di violino,
ferali colpi d'archetto,
e girano e girano
in un fremito
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Mi separava da te
quel sentiero serale,
tra ombre d'ulivi neri
e un cielo estivo
aperto alla luna.
La tua voce
s'accostava piano
piano meno lontana,
eufonica nell'aria,
sospesa tra terra
e cielo, come la mia
gioia inquieta
di un
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Cielo d'estate,
come un riso lontano,
una voglia esaurita
che non attende più
nulla.
Come si conoscono
le cose, convertite
ad una fede assurda,
all'indifferenza e alla
noia...
Parlano ormai da sole,
le cose, vivono l'effimero
anche
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Spegni, se puoi, il vulcano
dei tuoi occhi che scagliano
lava e lapilli, scrutando biechi
l'espressione del mio volto.
Sì! Vedo avvicinarsi giovani
orizzonti e venti nuovi e freschi,
ne sento già la carezza tutt'attorno,
è
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Quale nuvola lassù
si sfoglia come margherita
in cielo, io mi spoglio
in un insperato azzurro;
qui, tra vigne attese al sole,
m'addentro nel celestino
amplesso del silenzio.
E tutto attorno tace
ed è fermo, come un sonno
sereno su
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Al vano della finestra
un gioco di strade
in un orizzonte di pianura,
e lampioni che ansimano
luce, falene stordite
nella notte di foschia.
Non ritroverai più
la via per alberi e acque,
e il fresco del mare
lucente di sole.
Nulla attende
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Tu sei venuta dal mare,
nascosta nel covo della
notte, lasciando la strada
dei gialli lampioni e dei deserti
sorrisi.
Hai viaggiato di città in città,
attraverso le nebbie, con occhi
morenti, sognando gli invisibili
azzurri del
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Solo avanzi di parole
sono rimasti sul foglio sdrucito,
fiori appassiti nel prato d'erbe
ingiallite di stagioni ammucchiate.
Ricordi ricoperti di ruggine,
un tempo viaggi e amori nella vita,
indistinti tra soli ed ombre,
primavere ed estati,
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Talvolta chiedi di narrarti
un nostro viaggio del passato,
di quelle vie che seguivamo passo
a passo, dell'arrancare sui sentieri
dentro il tufo, fino all'erta delle greggi,
sù all'acqua dei pastori che ti sostavano
sul volto con un
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Due anime camminavano
sotto i lampioni del viale,
non si parlavano, nude
anche di ricordi, i volti lontani,
gli occhi nascosti nel buio
degli alberi.
Sul lastricato di marmo
si udivano solo dei passi,
uno dopo l'altro, vuoti,
come l'ultima
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Era un angolo di verde,
d'abeti, pini e larici,
attorno a quel vuoto
che nell'anima albergava,
con suoni giunti dal silenzio
dei monti, dal sentiero assente
ad altri passi, dal sciamare d'acque
come api lungo il fiume, giù fino
all'ansa
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Queste immagini che vagano nella mente
come nuvole dopo il temporale,
quando riappare il sole,
riportano il tuo volto
negli occhi d'infinito che cercavo.
La solitudine s'allontana,
riappare sulle labbra il sorriso del giorno
che t'ha portata
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Era un sogno avere
una casa,
tornavi la sera tra i canti
dell'acqua e il vento
a suonare tra i rami;
sotto una tenera luce di luna,
alla finestra della primavera,
acchiappavi mazzi di stelle;
e le chiamavi una ad una...
nella veglia d'una
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Ti aspetto ogni giorno
nel nido della mia immaginazione.
E'un nido incerto come il tremore
d'un ramo che annusa un vento
che non ha ancora un nome.
Forse sarà di breve primavera
a soffiare un poco le foglie
del mio inverno,
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Fabris Manini.
Il nero vento della notte scuote e scompiglia le imposte
come ghigliottine attese a spezzare quieti invocate;
prorompono lesti al capezzale brividi arcaici da ancestrali inverni
e cupe pagine di fiabe volan nella stanza su folate di streghe
beffarde
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Tra l'aiuola delle viole e il lago,
all'angolo del muro rifatto,
il Salice ombreggiava
i meriggi dell'estate,
e sotto i suoi rami, rosa e bianco,
alle anziane donne la chioma
dava riparo, nel tranquillo gioco
delle carte.
Cascavano foglie e
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| Brezza del tramonto,
così delicata, esitante,
mi sfiori la mano
e gli occhi, timidamente.
Sei piccola e minuta,
e non pesi sulla notte
silente, sulle mie spalle
stanche.
Vibri appena le tue
corde, piccola cetra che
col soffio d'un
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| Sono venuto per la vecchia strada
verso i campi, lungo i fianchi della collina
e i filari di vigna, per rivedervi uno ad uno,
inviolabili qui nei nostri vent'anni,
a quest'erte d'erbe e sassi che arrampicavamo
liberi e sfrontati alla superbia del
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| Passeggiano nella mente i sentieri di queste colline
e i barchi tra cinte fiorite di frutti e fontane
che scoprivano volti, ora ombre che declinano pensieri.
Rosari di cipressi recitano preghiere che un sole
trafitto respinge su terre
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| Accattare la scia d'una
cometa venuta per caso
dagli spazi del passato,
dai ricordi che sono stelle
o gelate terre astrali,
e trovare l'infinito in una
lettera sdruscita o in un
fiore calpestato, nella
solitudine tra i passi
d'un selciato,
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| Com'è agile il mio pensiero
quando mi parto da te
che non smetti il tuo sorriso.
Come corre la strada nella notte
col tuo volto che mi rimane addosso,
e corro, corro ma non m'allontano
dai tuoi occhi.
Corrono i borghi silenziosi
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| Il giardino s'è profumato,
s'è rifatto bello per il ritorno,
di seta azzurra sopra il capo
s'è messo ancora il cielo,
e là, dove salivi i tronchi e i rami,
susino e melo senza fatica
crescono ancora.
Nell'angolo,
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| Sei una lunga sera d'estate
senza suoni, senza volto,
nuda nel buio come quest'
acqua che sosta nel silenzio,
ferma come un ricordo di
sorgente morto nel suo
grembo.
Non hai nulla di quel tempo
dove dimoravano le dolci
cascate fino alle
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| Veniva da me,
sulla tiepida sera,
limpida come acqua
di sorgente e profumo
di primavera.
Il sole attraversava
i rami nudi dei castagni,
baciava le timide viole,
e si posava sulle sue mani,
su ogni gesto, sulle sue parole.
Veniva da me,
come
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| Tu vieni nei miei occhi
nella trama di un ricordo,
pur nell'aria dell'inverno,
e la tua luce mi scalda
col passato, lungo quel
parco a fianco la collina.
Qui s'affidava la mia attesa,
tra gli alberi caldi della sera
dell'estate, sui rami
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| Tu,
sfinge impenetrabile,
altera e umile,
schietta e meretrice,
gelidamente tiepida,
grintosamente schiva,
docilmente aggressiva,
chissà cosa sarei
per sapere chi sei
davvero.
E sarei...
sarei per te aratro,
saresti per me
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| Questo tenue rosato diffuso
sul far della sera,
si sofferma sui muri,
oltre i vetri, sui colori
sbiaditi di dimesse dimore,
e filtra tra gli aghi dei pini
come dita leggere tra fili
di seta, e più oltre, più in alto,
alla curva del
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| Le arie di Maestrale sono azzurre
come il cielo del nord che transita
sulle spiagge di Cinquale.
Incedo a piedi nudi tra arselle
vuote di mare e corone d'alga
dal sentore d'erbe di sale,
come le foglie passite del giardino
perduto in
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339 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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