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♦ Raffaele48 | |
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Francesco Fabris Manini
Le 339 poesie di Francesco Fabris Manini
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L'acqua era azzurra
ma non si specchiava il cielo
svanito con il sole
nel tramonto della sera,
amava spazi liberi
senza traccia di bufera.
Migrati erano i pensieri
con la luna e i suoi cristalli,
con sogni d'eremi lontani
tra silenzi stelle e
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Ripenso a quelle notti nelle vie deserte,
camminando a passi lenti e su lungo il pendio
tra tronchi di castagni e alte felci,
cercando una risposta a tutte le stagioni,
cercando ovunque, bussando ad ogni porta,
provando in tutti i modi.
Quante
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Immagini andate di album lontani,
anelli del tempo con le attese del domani,
biancoscuri e poveri colori,
briciole di vita che fan malinconia.
E ti rivedo a compieta sotto il pruno,
al tronco appoggiata con la schiena,
con quel sorriso che compare
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Due vecchi su panche d'osteria
pigiano vetri di rosso vino su rugose labbra
con ostinati sorrisi di stagioni passate.
Ricordano con ammicchi e voce fioca
ardenti volti d'amanti sotto pergole
ombrose danzanti la sera dei dì di festa
e nei
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Pensieri come gabbiani
sospesi nell'aria, in cerca del vento,
d'una meta, di un po' di cielo, d'una cometa...
Forse vorrei solo fermarmi
senza bagliori, illusioni, affanni,
senza il nulla che stordisce e assale,
avere il pensiero come un
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Ho udito lo stormire inquieto di fronde
lungo sentieri di boschi,
i sibili gelati dei venti tra pietraie disperse
alle falde dei monti,
gli urli del mare su scogliere
di tramontane sferzanti,
gli schianti feroci di onde
su murate gementi,
il
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Tocchi remoti
oltre le querce del campanile lontano
portano ascolti di cose passate,
echi di canti come volati
su aeree note di verdi nostalgie.
E lieve allora dolce è il vagare
su argentee scie di comete evocate,
smarrita e muta la
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Attesa,
ascolti remoti,
suoni di sirena,
rotti,
angoli di strada,
ansiti,
ragazzi,
scaglie di vita,
trapassati,
stuoie fradice,
stese,
conati,
umori sotto lampioni,
fumanti,
vapori umidi,
scorie e fuliggini,
notte,
città,
vagano
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Com'era bella quell'alba d'aprile
su quel mare d'un silenzio discreto,
con lo spiccato volo d'un falco
nell'azzurro disteso del cielo,
ai tuoi occhi aggrappato e sereno.
Sfilammo lungo costa e tagliammo a occidente
con pennacchi vaganti
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Come ti vorrei
a me qui accanto,
sotto una coltre d'ovatta bianca,
in quest'incanto,
con questo cielo sereno,
caldo come il pullover rosa
che ti cingeva il seno.
D'oro è la conca
che al lago sbocca,
d'oro ghirlanda
sulle pendici
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Breve e vaga tristezza
di sopiti pensieri
nell'incerta sera
su vetri di pioggia
tingi quel silenzio
che sui fili del tempo
un'alchimia
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Uomini
Algoritmi infiniti
di infiniti senza fine,
scritti su righe occasionali,
eguali a sassi rimbalzati
dall'una all'altra riva del fiume,
pecorelle protette da artefatti assiomi,
a difesa dei lupi della contraddizione,
parliamo di infiniti
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M'hai preso sottobraccio
appena sottocasa,
camminando in silenzio,
attraversando i giardini,
appartenerti e basta
è stato il mio pensiero,
è stato come arrivare
finalmente alla meta,
appartenere a te,
con la tua gonna
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Tu che avevi nel sangue la natura,
che amavi dei boschi la quiete e la frescura,
che riempivi i silenzi di raccolte parole...
Ora... ostinata e fiera
diffondi come lama la tua voce,
rifuggi come onta ricordi suggestivi,
sofisticata e
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Viandante, per te la notte concepisce
nel silenzio i suoni del cielo
e madre trepida li dona al tuo ascolto.
A te viandante tutti i sentieri del tempo,
la signoria della terra intera,
la verde sera tiepida e chiara
tra frusci dolci e lievi di
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Vorrei camminare un giorno
e ritrovarci insieme,
ripercorrere i sentieri del sorriso,
riecheggiare i nostri canti
in sogni senza risvegli,
giacere con te su
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Fabris Manini.
Nel verde prato dei sogni
avevamo dipinto l'infinito
su una tela di maggio
che all'alba ci fosse una bandiera
e un nuovo messaggio.
Affilarono la lama per falciare la speranza,
i più mutarono la bandiera,
e le libertà degli scaltri
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Sulla soglia di un perenne ascolto,
come fili appesi al Tempo,
gioco enigmatico e perverso,
i giorni s'intrecciano confusi
e lo spazio dell'attesa si consuma
con chiedimenti invecchiati,
vuoti di senso.
Lemmi beffati da trapassi di
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Verdi come mai oggi dopo la pioggia
splendono i larici oltre i vetri;
due passeri corrono tra rami
di luce e di silenzio.
Ricordi?
Si preparava allora la tavola grande
e la frutta tingeva colori sulla bianca tovaglia,
con fiori di mandorlo e
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Se tra le nevi abbarbicata
la Tua dimora lassù guarda
lo scorrere dei giorni
e sempre ancora eguali
son albe e tramonti,
non pensare che al ciel
gli occhi non volga
chi in gioventù conobbe una cometa.
A quei boschi bruciati dal
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Cacciato ha il vento dolore e pianto,
questa sera.
Già nel meriggio odorava di speranza,
ma ignorava l'anima la nuova vita.
Nebbia e nubi il vento ha spazzato
questa sera.
Alla sua furia ho cercato rifugio,
ma poi trovai un'aria pulita e
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Bello era cantare verdi salmi,
udirli tra fumi d'osteria,
con sentori di Gauloises e Chianti
su baveri grezzi di lana rialzati.
Bello era libero da affanni riposare
in angoli appartati, orgoglioso
di pagine nuove, di idee entusiasmanti.
Bello era
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Cominciare da capo...
ancora una volta,
come obbedire a un comando,
senza volgersi indietro,
sul margine che resta,
anche se le parole saranno le stesse,
anche se non c'è risposta.
Cominciare da capo...
Il cielo è azzurro
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Campi di girasoli il tuo fiato di sangue
sull'argine del Don hanno accolto,
con l'ultimo ponte di piatte barche
nell'abisso di guerra infranto e dissolto.
Campi di girasoli, fissi alla luce, il tuo sguardo
al sole hanno serbato e offerto.
Non
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Ho spogliato delle ali la tua immagine
e l'ultimo vento le allontani,
resteremo in veglia questa notte,
senza parlare, senza dirci niente,
ascoltando solo rottami di campana,
antichi tocchi, echi lontani, niente più
canti, solo noi, solo il
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Uomo senza lamento,
negato ai diritti del mondo,
tu t'imponi il silenzio
e l'illusione non percorri
di possedere la terra e il tempo.
Guardi la vita e i suoi anni,
i gridi di lotta d'un tempo,
le battaglie percorse
e...
Michelle ti
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Ingannevoli giorni
che non mostrate il volto,
migrati in memorie antiche
dov'è il nulla che portate in grembo,
dove il tempio spoglio,
l'ara del silenzio?
A questa Epifania
siete ormai giunti,
e certo sarà trepida
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Ho vissuto la casa
delle avvicendate stagioni,
unica la terra e la luce
e il cielo e l'ora.
Stabile certezza di vicende umane
che ricorrenze e affetti rendevano sicura.
Era stagione di canti
e sempre aprivi la tua porta
donando il tempo delle
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Luce mattutina chiara di fonte.
Odore di pane.
Parole di ogni giorno
da binate finestre accanto.
Azzurrini fumi dalla piana
come seta si levano
sul verde riapparso.
Tremulano le farre
come bosco dorato al vento
sciolte.
Sale il giorno
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Pochi grammi d'oro,
qualcosa che parli,
che possa la mano sfiorare,
negli incerti momenti,
l'idea di un traguardo
più e più sofferto,
una prova che amare
non è solo un istante...
amuleto per giorni più duri,
volare
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339 poesie trovate. In questa pagina dal n° 301 al n° 330.
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