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Massimiliano Zaino
Le 1198 poesie di Massimiliano Zaino
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Canta il core,
canta il core,
canta il core
sol per te,
Luna bella
che riposi,
che riposi
colla stella,
Luna bianca
che lamenti,
bei tormenti
senza Amor.
Piange il ciglio,
piange il ciglio,
piange il
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L'Amor tradito,
l'Amore affranto,
gaudio sopito
in cupo manto.
L'Amor che spira,
l'Amor che urla,
duolo che gira,
Odio che burla.
Nulla vorace
vermi divora,
Nulla che piace
e che innamora.
Pegno di Guerra,
grido di Morte.
Su questa
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Addio, Teatro! Addio, Risate! Mondo
che tutto, ahimè, confonde:
Scena è la Vita. Il pubblico in fondo
lento, lento si fonde
colle nostre Maschere. Dico «Ladro!
M'hai rubato il mestiere!».
Ah, ah, ah!
La folla sorride sul
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Lenta la Notte discorrea alla Luna
e alle remote Stelle, quando ansante
una lagrima scese sulla bruna
speme, cura tacita del mio cor.
Fu allor che mirai me stesso, sorpreso
forse da istante di duolo o d'Eterno,
e chiamai il sogno ove giacqui
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O siepi, o fronde che in sulla notte fosca,
nel manto del vento freddo, per giuoco
celate alla poesia d'un'arpa tosca
la bianca Luna e delle Stelle il foco,
se in voi vedessi questi ascosi raggi
e quelle conservate maraviglie
d'altero corso,
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Desio incompiuto
ansima esausto.
Grida perduto
giorno nefasto.
Del sonno l'ale
volano altrove.
Brilla uno strale
saetta di Giove.
Sogno reciso
da bruta Norna.
Dolce sorriso
che più non torna.
Lento s'estingue
questo desiro.
Tanto
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Tòna il cannone
pel freddo vento.
Balda legione
nutre spavento.
Squillan le diane
in nom di Francia.
Tra vite vane
urla la lancia.
«Viva l'Impero!»
s'ode gridare.
Istante altero
che s'ha da obliare.
Figli innocenti
del
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Tace il deserto
de' regi nostri.
Ora converto
d'aquila i rostri:
declamo loro
verba d'Ammone.
Brilla il tesoro
del santo Orione.
Grida la faccia
dello sciacallo.
Vola alla caccia,
mangia il corallo.
Placido Nilo
sommerge lidi.
Si spezza
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Batte la pioggia,
canta la notte.
L'acqua s'appoggia
su queste motte.
Bussa tremante,
tergendo il pianto.
Il ciel tònante
grida il suo canto.
Sospira il vento,
l'aura s'abbatte.
Dolce spavento,
l'acqua combatte.
Spira mortale!
Il
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Sempre saprò lamentare col pianto,
obbrobrio al sacro Empiro,
le segrete pene del cor infranto
e quest'altro desiro,
soffio di Volontà che vive indarno
nel sangue del mio core
onde contrito apprendo che m'incarno
nel manto del
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Nell'eco del silenzio della notte
vola tacito grido,
anatema intriso di sangue. Lotte
che feriscono il lido,
cuna d'un cigno nato senza voce.
Il poeta si risveglia
al sibilante murmure. Una noce
lo nutre ancor, lo veglia
finché non si
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Tanto la vera profuma di fiori
in questi aulenti prati.
Oggi piove. Questi sentiti umori
d'istanti così beati
fuggono al prudente guardo che volgo
a ignota maraviglia
onde m'illudo. Per questo mi dolgo
colle gementi ciglia
singhiozzando
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La notte dormìa inquieta nell'immenso
di quest'ermo perduto
quand'ecco pell'aër, manto d'incenso,
cantò flebile un liuto.
Sòno d'Amor fu questo che l'intero
dolcemente conquise
allorché errando il baldo
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Flebile Luna
che baci in volto gli astri,
che la laguna
dolce conforti
con carezze leggere
e raggi forti
di bontà e d'Amor,
odi! Non senti forse
da questo dolor
gemiti venir
dell'afflitto mio core?
Crudele martir!
Tu pur
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Orrore! Sònan le triste campane
che della morte nunzian l'ora estrema.
Cantano i neri preti; e l'anatema
si perde nel cielo, nel bruto tònar.
Infamia! La piazza s'empie di sgherri,
di gente crudel che furor non molla.
Le preci
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Amore
t'involi.
Noi soli:
un detto,
inganno
del cor.
Di speme
adorno
un giorno
vivevo.
Tacevo
felice.
Or piango
contrito.
Son mesto
allor.
Singulto!
Singhiozzo...
mi strozzo.
Mi dolgo.
Rivolgo
al
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Invia un messaggio privato a Massimiliano Zaino.
Cade la culla.
Dormìa un dolce pargolo.
Or vive il Nulla.
Cadon dall'alto
lapidi senza onore.
Crudele assalto!
La Morte vive,
grida... tosto insanguina
codeste rive,
impeto truce
d'una guerra tremenda.
Non più la
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Crudele affronto
del Fato spudorato!
Miser racconto
- tergendo il pianto -
al Ciel la mia sventura;
e folle canto...
canto alle saette
che m'opprimono'l core
del duol le vette
e degli spasmi
i palpiti... perduti.
Crudi
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Notte!... Da queste lagune di dolor
un sentimento opprimente s'accende,
un sentimento penoso che tende
i pianti suoi alle mie mancanze d'Amor;
e grida... urla ferale. Mi spasima,
m'affligge affogandomi nel suo senso.
Non dormo... Non spero. Ma
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L'Amore
sognavo.
Cantavo
un sogno.
Sopore
tremendo!
Protendo
nel mesto
recordo
gli istanti
di questo
diletto.
Dispetto
del Fato!
Insulto
del core!
Singulto
che freme,
che teme
l'orrore!
Lì, beato...
felice
in
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La cruda
Tempesta
si ferma.
Quest'erma
anima
si placa.
E' paca
la Vita;
la Sorte
orrenda.
Tremenda!
Tu canti,
tu sclami
l'orrore.
L'Amore
si perde,
si muta
nel verde
del fiele.
Oh miele!
Perduto,
caduto
nel Vago.
Miseria!
Son
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La Stella
che scende,
la Stella
che sale,
bel strale
immenso
di gioja,
d'Amor.
Il Sole
che brilla,
il Sole
che splende
mi tende
un sogno,
mi nutre
il cor.
O Nulla,
mi strazi;
o Nulla,
mi mangi...
non cangi
la Sorte
al
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Sirena! Quanto m'inebria il tuo canto,
quanto l'accento che mòvi sull'Egeo
m'empie lo spirto di gaudio; e d'incanto
dolcemente m'illumino e mi beo.
Forse da codeste spume divine
la voce tua che sento anco rammenta
le gesta eroiche,
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Ahimè, Tiranno!
Ei visse esule... Morì.
Piange lo scranno.
Europa, ridi!
Si schiude la sua Tomba:
d'Elena i lidi.
Lo vuoi cantare?
Piangere la sua fine?...
No! No! Obliare!
Giacque. Perduto!
Si perse.
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Tutto silente.
La Notte tace ancora.
Chi m'innamora?
Forse la Luna.
Forse la melanconia,
dolce sinfonia!
Mi duole il core,
il cor che piange affranto,
Amor del pianto!
Fior di ciliegio...
di pesco roseo stame.
Questa la mia
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Batte! La forma del vento sospira...
sospira, sospira nell'eco del ciel.
Bussa! La mendica mano s'aggira...
s'aggira la lira che sona con zel.
Piange! L'aedo parla all'Ellade antica...
l'Ellade amica del recordo che fu.
Si dispera! La
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Terrore! Un'ombra furtiva brancola,
ululando feroce senza posa;
e bruta e balda addita permalosa
le membra che schiudonsi al cieco tremor.
Orrore! Quest'imago vaga ed erra;
ed errando perpetuamente grida.
Quest'è il Fato... questa la Sorte
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Dolor perpetuo che l'umana stirpe
imperituro affligge; e sempre pecca
contra il favor del Nume! Alma secca
che vide il Cielo sul Golgota perir!
Sempiterna macchia, stampo infocato
in sulla rea fronte dell'assassino...
sigillo orrendo che l'esser
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Ombra lenta, ombra che trema... che fugge
dai vaghi recessi della mia mente,
ombreggiar fosco che perpetuamente
vaga errante pel suol d'un'ansia crudel,
tenebra silente, tenebra cieca
che spirando m'avvolge il core fiacco,
notte che mi ferisce
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Solima beata, stella d'Israëllo
che abbagli i guardi d'una lieta massa
e i cori che volgono a Lui che passa,
e le spemi di chi giace peccator,
dischiudi il temprato Tempio d'Iddio,
e le membranze dell'antica Legge
al Figlio mortal del Nume
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1198 poesie trovate. In questa pagina dal n° 991 al n° 1020.
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