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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
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Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio |
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Massimiliano Zaino
Le 1198 poesie di Massimiliano Zaino
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Triste la Luna nella Notte urlava,
e ora intorno è il mattino, e il gelo ascolto
delle cadenti foglie, e scorgo arcana
e scialba brina; e questi antichi volti
di nudi rami mi assillano il cuore,
qui, dov’è immenso un tetro divenire
di
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Odo tuonàr il Temporale, e il giorno
febbrilmente si oscura; e cos'è il grido?
Baldo corsiero s'avanza, e d'intorno
vedi, cuor mio? che versa sangue? E a un lido
di cenere e ossa e di deserti falbi
perduto ei volge; ed io
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Ah, perché ho gli occhi che brìllan di pianto?
Una cura mi opprime.
Ah, perché ho gli occhi che brìllan di pianto?
È il Destino sublime!
Canto!
Vien settembre; e che? il mio cuor non lo aspetta?
lì, dove
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Dove fuggite, oh cime? Forse è l’ora,
non ti par, cuore? di dir l’addio al sogno?
e ai tuoi ricordi? E l’autunno divora
gli attimi estivi; e forse mi vergogno
di giacère stordito e visionario.
Fuggono i monti, e non posso far nulla,
e
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E la Tempesta s'infuriava, e volle
lambire gli scogli del mare;
e la Tempesta s'infuriava e volle
baciàr la lontana montagna,
e che cosa ha sepolto la sua Furia?
Gli abissi dei sassi marini.
E che cosa ha sepolto la sua Furia?
L'ignoto
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Sàtana, dimmi: perché quest’autunno?
Di’, oh mio Signor: perché l’estate muore?
Sei tu - l’Inferno - nel petto il mio empio Unno,
oh Cielo eccelso, sei tu il mio dolore!
Oh cuor, dov’è la felicità umana?
Dove son
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«Che nascòndon le pieghe della gonna?
fanciulla, dimmi! Oh fanciulla!
Che nascòndon le pieghe della gonna,
tra i falbi veli tremanti?»
Oh Dio!
«Ho rubato del pane, là, al mercato,
perché io son la
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Non è forse settembre? Oh cuor, non senti?
La vigna canta un’estrema canzone;
e dove va? se non ai Sentimenti
che t’intristìscon? E la cacciagione
presto verrà, e griderà della Morte.
Non odi il tuono del fucìl
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Oh bimbo mio, non dormi? Lo sai? È Notte!
Perché ancor muovi il dolce corpicino?
Lo sai che è ora degli Elfi? E nelle grotte
un vecchio spettro ti ordisce il Destino.
Fanciullo mio, non senti? Un lupo insorge
nel Nulla oscuro dei
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Forse a te scrivo, oh intemerato Nulla,
e penso: Sogni e Vita,
un duälismo perenne, fanciulla
della Sorte svanita;
o forse alfine naufrago nel cuore
nell’immenso dolore,
nel ricordo di quel che un giorno fu! E
non fu che un incubo
la
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Un dì era un sogno che fuggiva inquieto,
e ora l’autunno viene;
e tu, oh cuore, lo senti? È l’irrequieto
sospìr del vento. Oh pene
dei vani istanti del sognàr perduto!
E una foglia ingiallisce. E
può che
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Non son che un visionario, un uom di sogni,
che odia la Vita che fugge maldestra.
Ma tu, oh tu, cuore mio, non ti vergogni?
Senti? Non sboccia l’aulente ginestra?
Grida il deserto, e sono solitario,
e nelle vene serpeggia un lamento.
Lo vuoi
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Vuoi andartene anche tu, oh tu, cuor mio?
Va' alle rive del mare, e va' lontano,
dove - non vedi? - che tramonta Iddio?
Ma se rimani, dammi la tua mano!
Non son che un fiore che chiede un po' d'onda,
e che tu stringi a una guancia intristita;
e
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Presto è l'istante dell'autunno. Vedi?
Le bionde vigne moscate. Odi, oh assiolo?
Svelto il Sole tramonta; e tu non siedi
più all'arboscello. Ascolta! L'usignolo
tuo compàr peregrìna e va lontano,
e con lui vola l'orba
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Hai tu dell’oro, oh bandito irredento?
Senti! Va’ al monte e compra la tua Vita,
sì, lei che un dì hai perduta; e nel vento
ascolta! Suona il ciel d’un’eremita.
Oh piacèr del fugace contrabbando!
I boschi scruti, e hai
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Amore e Morte! è compassione eterna!
Dov’è la rosa dei sepolcri muti?
Non è che un sogno, o un Mostro, una lanterna
funerea e aspra dei Trovatòr coi liuti.
La Notte avvolge i desideri e i freschi
sensi, e il frequente
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Massimiliano Zaino.
Cuore, ricordi le montagne e i rivi?
È venuto il tramonto, e s’è dispersa
l’ombra dei monti, e i ruscelli e i giulivi
sassi, e la chiesa dalle nubi tersa.
Vedi? Le cime svaniscono, e il Nulla
dei scialbi campi regna le radure,
e tu, tu
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L’Alpe è una donna che fugge il Poëta,
lo sai, oh viandante, oh tu, che erri lontano?
Tra le nevi disciolte ella s’allieta;
ma no, non del tuo canto ansio e profano.
Canti alle pietre, e ti lamenti ai falchi,
e nel Nulla dei monti e delle
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Mi desto, e le Alpi scruto,
là, dove l'orizzonte mi era caro,
e lì c'è un monte che un giorno ho perduto,
e il sogno fugge, amaro
gemere del mio liuto,
muggire d'un bovaro,
e non mi importa se ora il cielo è
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Povera cigna! Giovane
nei tuoi alti spasimi
in un lago su un monte
vai, e ti lamenti
col canto che urla il funebre
istante, il gemere,
nell’immenso orizzonte,
tetro di venti.
Oh miserabile,
tu, oh creätura,
tu, Poësia,
ascolta i
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Monti perduti... e il sogno si allontana,
e nell'ora dell'alba il sonno muore.
M'è or desiderio la brezza montana;
ma i campi e le pianure ammiro in fiore.
Lassù, alle valli, ov'è la Tramontana,
forse in singhiozzi ho
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Alfìn la sera e tra le nubi e i spini
timidamente viene, e scialba e bruna
nei ciel oscuri e ai boschi va la Luna,
cranio d'un vespro che regge i Destini.
Funereo argento così abbraccia i pini,
e d'insonni arboscelli è la
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Salici d’oro dei monti dei bardi,
perché non odo le canzoni antiche?
E qui il Sole tramonta; ed è ormai tardi
i misteri svelàr dell’erbe apriche.
Forse qui il bardo lagnava il suo canto,
ode d’onore, e d’affanni e di guerra,
e
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All'ombre fredde d'un Tempio d'Egitto
una fanciulla aveva una scacchiera.
Nuda cantava d'un Principe invitto,
e la sua voce ardèa di Primavera.
Una sua serva ascoltava, e col dritto
sguardo scorgeva una muta riviera.
Il Sole, infatti,
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Se lieve or scorre un singulto, e un sogno
nella Notte si desta, che hai, oh mio cuore?
Ansie, forse, e dolòr di cui io vergogno;
e tu, alba Luna, ancòr, taci d’Amore?
Quando m’avrai risposto, io sarò assorto
in un sonno - e
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Sempre più inquieto mi giaccio, e più mesto,
e l'ansietà del cuore mi sopprime.
M'è sangue l'alba, e il tramonto funesto,
e cupo io piango al vedèr delle cime.
La giovinezza mi fuggiva presto,
e i sogni
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«Figlioletta che in spasimi
ti giaci, ascoltami:
tuo padre va a morire,
ei fu un tiranno,
ma vieni, oh pia, e nasconditi,
e dormi placida,
sia almèn tuo l’avvenire,
gioia e non affanno!».
I prodi giunsero,
e la
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Ascoltate, onde del mare fremente,
ciò che canto! e che un giorno qui accadeva,
quando la sera alla Notte volgeva,
e il cielo si dormiva cupamente.
Onde dell’acque più irate, e furente
flutto di questi lidi, il bardo ardeva
e il suo
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Delicatezza d'uno Spirito romantico
è la Luna che splende nel cielo,
come un argento fatto di adamanti
tra il solleticar d'un nebuloso velo.
Così qui io siedo, e contemplo un mesto cantico,
fior del labbro lunare, e rivelo
nei
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Canto il Destino
dell'Anima del Drago,
quando d'estate
la Luna splende
sui monti tibetani,
e canto il sangue
che sulle nevi scorre,
tombe di Morte viva,
e canto i cieli
delle lucciole nivee,
tetro il Crepuscolo,
lì, dove ai
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1198 poesie trovate. In questa pagina dal n° 481 al n° 510.
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