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Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio |
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Massimiliano Zaino
Le 1198 poesie di Massimiliano Zaino
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| E mentre Freya agli Dei sale e ai fratelli,
rimàngon sole le Ninfe del Reno,
e Lorelei si lagna e si tormenta,
e alla Dea canta un carme di dolore.
Così giuocando trascòrron quest’ore,
e vêr il mezzogiorno un nembo in
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La Luna incombe sulle bionde arene,
dove la Notte cosparge il suo incenso, e
effonde qui il suo argento, e il mellifluo oro,
lo sguardo stesso d’un cielo che vive,
e su’ un ruscèl sen van le pescatrici
all’acque domandando le lor perle.
A
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E così ha fine ogni tuo sogno, cuore,
oh tu, di giovinetta. E vien la tosse,
e il sangue al labbro; e sarà il cimitero
a cullarti nel sonno della Notte.
Eri bella, eri tu, tra le gavotte,
nobile senso; e co’ un ventaglio
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Erda ha giurato: vendetta sia! E fugge,
Erda, alle nebbie svanendo nella Notte. E
qui Ygdrasìl trema oscuro e inferocito,
e le alte fronde del Fato son ombre,
lì, tra l’argento della Luna impura, oh
quercia, sotto cui si radunano i
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Ygdrasìl ora è cupo, e solitario,
e ogni Norna or è andata altrove, all’antro
della sacra betulla; e lì il sudario
del Destino si tesse. Ma Erda accanto
alle più tetre frasche e immota e muta
al vìl tronco si
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| Allor le Norne tessono le ragne,
e nella Notte son streghe di Luna.
Erda, la Madre, le scruta e le osserva,
divinamente balda e pièn d’orgoglio,
e inquieta attende il fatàl lor decreto,
come uno Spettro che nel vento ondeggia; e
esse,
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| E la valle è tremenda che dà all’Alpi,
tetra nel vitreo terrore d’un pianto,
e sul far della sera un monte grida,
dove il giorno tramonta e non s’avanza:
il regno delle Norne, primigènie
figliuole di Erda, e tessitrici
dei
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| Erda! Erda! Madre della Stirpe, oh tu, Erda!
Oh Ventre di Ùror, di Skùld e di Verdàndi!
Erda! Erda! Ordisci la gioventù eterna;
e chiàmala bellezza, e gioja e Amore!
Primigènia perenne degli Dei,
Erda! Erda!
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Ombra dell’ombre, regina, oh tu, Notte;
ombre dell’ombre regina, oh tu! È un Sogno!
E la civetta l’udito mio ascolta,
che si lamenta in canti funerari,
e l’ululato del lupo del bosco
che il mio animo impietrisce in tanta angoscia,
donde io
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E tra le foglie che son secche, e i scialbi
pioppi dei qual io ascolto e il fio e il sospiro,
e l’erbe morte, e i fiorellini falbi,
cere convulse dell’Autunno, e il tino
delle vendemmie che cantano a un monte,
e tra le nebbie dov’io ora
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Oh Melezzo che scorri all’Alpe amata e ai miei valichi,
‘ve un dì a un villaggio io mi nutrii d’Eterno,
e di assai palpitate attese, e carichi ivi sono
di fresco vento i frondosi all’inverno e all’autunno
i pini e i tigli; oh Melezzo, al cui
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Oh Rose, oh Rose, infinita ombra del Nord, fanciulla, a’
betulle e al Ghiridone ascolti forse - tu? - il mio sogno,
e i miei febbricitanti sospir. Le ansie! E
ricordo: il solitario e là ombreggiato sentiero,
scendendo dalla piccola collina, e
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«Dove vai, fanciulla, bella e ridente?»
E la fanciulla passeggiava. Nero
era il suo crine, poiché avea dormito
tra il cenere funereo del camino,
mentre nel letto un misero dormiva.
Lo accolse nella Notte e lo accudiva,
ed egli
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Può essere che d’autunno un temporale oscuro
tra i sogni del mio cuore perseguiti il cielo,
dove più gli conviene lampeggiare; e tristo e...
e muta può ora essere l’eco che ripete i tuoni, e osceno
il tuono che li segue quasi
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Una larva è la Vita in un ballo mascherato,
dove sogghigna il pizzo della lince che copre gli occhi,
ora è virile, e ora è femmina irridente,
quando le sue gavotte brindano agli specchi dei fantasmi,
e l’oboe risuonando rapisce
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Le fiamme si destavano, e bruciava
il biondo fieno e d’intorno un roveto.
Era una sera di giugno, e i mietuti
campi giacevano inermi e sconvolti,
e un contadino ritirava i buoi.
Un tenue canto dalle paglie urlava,
ed era un trillo d’un liuto
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Invia un messaggio privato a Massimiliano Zaino.
Cuore, mio cuore, non senti un singulto
tra le tue vene che tremano tanto?
È forse il gelo della brezza, e il vespro
che in furie irrora il vento della Notte,
o forse è un sogno di un’Anima inquieta
che per queste campagne è
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Il pàrroco vecchietto e il sagrestano
al venìr della sera vanno al monte,
quando le nubi sono nebbie ardite,
e s’apprestano a dir la santa Messa.
Il pàrroco vecchietto e il sagrestano
bramano celebrare a Iddio nei boschi
delle
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Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh!
E valica egli le cime dei monti, e...
e delle selve dove un dì ei gridava.
Sempre nebbie: è l’autunno, e il cuor mio sogna, eh! E
sogna agli eterni e incogniti orizzonti,
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La nebbia geme la pioggia serale,
tra le campagne che sembrano spettri, e
tra le Alpi ombrose; e la Notte sovviene. Eh!
E io ovunque volgo, contemplo l’autunno
vespertino, e il notturno ciel che muore, e
ai brividi e al venìr del
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La Luna alla Karèlia si mostrava,
pallida come una pietra di talco, e
era l’autunno, e venne il freddo vento,
soffiando spesso i primi argenti in neve, e...
e intorno il mar dei Fìnnici gelava
lievemente agli scogli, e urlava il
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E io sto a scrìvere Poesie a una Musa che lo ignora,
vanamente aspettando un sogno, ov’ io in cuore così
mi chiedo: «Ov’è? La mia fanciulla?». E l’illusa mia mente
la scorge tra le danze del grigiore
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Oh mie piccole nebbie, oh spettri immersi e falbi
nell’orizzonte infinito, e oh scialbe cere e oscure
del meriggiàr dei subiti tramonti, e
oh mietute campagne, udite! È un canto, ed è
il mio sognàr più nuovo; e
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E fu la sera della danza immane.
I musici strillàvano i violini.
Volteggiàvan le maschere e le vane
ombre delle fanciulle. E serotini
e dolci i chiassi s’altercàvan. Dame
di pizzo e d’oro e argento in sguardi arcigni
danzavano
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Nude ombre di Villi v’èran. Danza
fu d’un sepolcro, e del suo nubile ossame.
All’arpa tra le nebbie una romanza
uno spettro lagnava. E era il ciel rame
del nascituro vespro, e i fior fragranza
dell’empia Morte. E danzava al fogliame
la
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Canto!
Le brine gelide, e
i scialbi nugoli,
l’aurore roride, e un
grido d’un Unno,
spettro selvatico,
tombe di tenebre,
viene l’autunno;
e il mio cuore non scorge che le foglie
che cadono ingiallite, e sente doglie.
Canto!
Giunge
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Fuor è la Notte, e la biancheggiante Luna rosseggia al mio cuore, e...
e io giaccio, - e io sogno; - e nell’alito del vento
che odo gridàr, e nel suo tenue ululato, - io – (che farò?) -
resterò tremante. E come or
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Ghermii alle frasche l’autunno d’un sogno, e...
e i sensi delle foglie ivi cadute e spente,
e il seno loro e il svelto sonno, e
e il ventre delle querce, e l’irredente
cere dell’alba, quando sovveniva la brina, e...
e strinsi i nembi infiniti
dove
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Era un trillo e - era un canto, e - erano l’onde
delle sentite piogge, e - dove il cuore
mio - oh cuor! - il vento udiva, l’iraconde
foglie strillàvan, e l’autunno e il fiore
mirai: l’uno appassìr e - l’altro e bionde
frasche dei
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Non hai più, oh cuor, le concitate corti
dove potèr cantare! E
non hai più desidèri? E a che sognare? E
qui i volti assorti e
ombrosi e forti
delle nuvole in cielo, e i fiori morti
ti dissolvono. - Oh mare
d'ire e
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1198 poesie trovate. In questa pagina dal n° 451 al n° 480.
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