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Massimiliano Zaino
Le 1198 poesie di Massimiliano Zaino
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Gli ùltimi àttimi, è il cielo di settembre,
della perduta Estate! E or regna Autunno,
la peste che distrugge; è un'orma di Unno.
Per le campagne io contemplo che càdono
i primi ossami delle foglie gialle,
e dalle
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Su’ un lago v’è una foglia a’ ombre di Luna,
e canticchia per questa sua laguna,
e quietamente scorre e sfiora e va.
È secca come un ramo ucciso al Sole,
con il suo occhio ocra di argento le viole
impallidite d’intorno ella specchia,
e
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L’Autunno ha il nome di Nerone, il folle,
il Sole che arde l’ùltimo frumento,
e teme il fàr del vento,
le làgrime di prime piogge, e i tùrbini
che spèngono le fiamme in su’ i fienili,
e i ramoscelli vili
che
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Mi ricordo dei monti; e un mese fu
dacché io non rivedo le erte, e il Tòce
e il Melèzzo privato della voce,
e le croci delle pievi
bianche, splèndide come le alte nevi,
e la valle della Svìzzera d’intorno
da cui io
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Fu il falò, e si erse - ei di fiamme è il Titàno -
lungo i crinàl del cielo
per la soletta via
della chiesetta antica di Maria,
mentre d’intorno alle campagne un dì
io sedèa a contemplàr i pioppi e i
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Dove, oh tu, se' emigràto, oh Sogno mio
della mia inquieta età, oh tu, oh gioventù?...
E io interrogando questo, qui - io! - sto, e or più
che spene or mi è inquietùdine. Oh desìo!
Sognàr!
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Ah! e forse ella è la mia Ànima che trilla,
là, vagabonda per le vie dei nembi,
e poveretta mendicando a Iddio
un soldo di pietà.
Urla il violino tra il Ciel di Vivaldi
e gli ìnferi fatàl di Paganini,
quando
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Oh figlie delle risàië! or e presto
sovverrà a voi l’angoscia del nascente
autunno; e lì, per i vostri capelli
di bionda dama che attende fuggèvole
il trovatore della mietitura,
e le canzoni sue, lì, dove or
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E non più mai tramonterà, qui, in questa
Notte e in queste fuggenti nubi di un
àlito oscuro privo di nuova alba,
e in questi trèmiti infiniti de’ i
nostri cuori e nei più muti e ciechi e orbi
lumicini de’ il cielo,
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Fischiàr gavòtte allo specchio di un vento
che fa ritornàr l’eco da i suoi ansi occhi
di invisìbile giorno,
e sibilàr alle frasche dei salici
e delle querce, e dei pioppi, e dei plàtani...
urlàr dei
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Sedèr, e bèr il tè delle Alpi indiane
sognando udìr i canti delle sue
miti raccolte,
e stàr all’ombra dell’ùltimo mese
d’Estate, e raccontàr le fresche brezze
di queste mie pianure,
e dormìr
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Come uno schèletro in Alpe lontana,
e tra le nere pietre e scialbe fonti,
e trasparenti onde di dèbil ghiacci,
come un teschio di pàllido Titàno -
ei! il tracotante uomo di Riesenheim
a Wòtan un dì avverso -
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Ave, oh Maria, regina delle vette
tempestose tu se’ e di questi valichi.
Maria... oh Maria, più dolce donna in tra’
le altre donne, fugace sguardo immòbile e
eterno di un
occhio di fiori di montagna etèrea,
cerulèa rosa
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E veniva la Notte. Dalle orbe ombre
di un fràssino di un monte discendèvano
spettri oscuri di nòttole corrive,
nove spàsimi e crani animaleschi
delle crudeli fronde d’Ygdrasìl,
nove gocce di Fato,
nove stille di
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V’era un lupo, ed ei a un monte lamentava
l’eterno suo Destino: Notte... vacua
Notte, vacuo vagàr di spettri in ghigni
beffardi, e vacui lumi della Luna,
reciso cranio sulla lancia del
fuggente vespro, lungo le faràndole
dei rivoltosi
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O àër, sospìr di Temporàl fuggèvol,
lento stormo di fùlmini errabondi, i
qual per cerulèa assenza di una meta
indefiniti vagano tra i nùgoli,
così tu, mentre leggero - ei - percuote
l’orbo
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Invia un messaggio privato a Massimiliano Zaino.
E incombe così presto àër del pròssimo
autunno, e il ciel nostàlgico or tramonta
mascherato nel Sole dell’agosto,
Ànima triste che bella appàr in
uno specchio mendace di ridente
Ècate dell’Estate,
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Vento... è gelido, il vento... il grido del
nembo che fùlmina i spìriti erranti
dell’àëre inumano. E al nuovo dì
singhiozza l’alba, tramontando immane
e qui immediatamente in altra Notte,
dove risplende il
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E la sera ormai e sempre è più vicina,
e il dì con il suo lume si avvilisce:
velocemente il giorno lascerà
ogni sua ombra alla notte orba e perenne,
poiché oggi è estate: è vita, morte... l’ora
in cui
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«E io per sempre tua!»...
Èrano i dolci sussurri che lì,
in sulla via del Tëàtro, si ùdivano,
lì, tra il passàr delle carrozze e di un
cocchio, e dei galantùomini e di dame,
mentre la
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La Vita è come: un Temporale; è un fùlmine,
un’ombra oscura in su’ un faro del màr
che lì - ei solleticando - annega scogli,
e i più vecchi relitti delle vele,
lì... ignuda Ondina inerme, lì, ove
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Notte è; e la Luna tra i nembi di argento attenua
le ombre fuggèvoli e le tènebre,
e gli spettri dei
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Quando io avrò ambito a concitàr il pianto
di inumana tua gioia che dai tuoi piedi
làgrima nel sudore,
e avrò baciato i talloni ne’ il canto
che qui salmodierà finché non cedi
nel fior del tuo stupore,
e
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Ombra è di Estate; è la Luna di un quieto
nembo di giugno, e rosseggiando è là,
là... a’
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Ed è un dì di fulmìnee piogge di un
rosso rubìn di Sole de’ il mio giugno,
quando all’alba mi
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Sera, oh tu, oscura negli àttimi de’i
Sogni, qual è il tuo sguardo or nella Luna
argentea, e scialba?
e di’!
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Com’è söàve il rimembràr di un dì!
quando a giugno il mio sguardo si posava
sugli
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Addio, maggio, o fiorito àttimo di un
Sogno, uno sguardo di Ondine e di viole
con gli occhi tuoi di cera,
dove qui
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Quando il tuo labbro sarà àër di fuoco,
e incenerito morirà il tuo crine,
e sarai vento,
quando
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Dimmi, oh Notte, qual sia il tuo insano orrore,
se Spettri o Luna, se tessuto Fato
inesoràbile e sublime, o se
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1198 poesie trovate. In questa pagina dal n° 361 al n° 390.
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