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Massimiliano Zaino
Le 1198 poesie di Massimiliano Zaino
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Era bella, era quieta e a me vicina,
come rosa fiorita, un giòvin fiore,
co’ il labbro che prometteva un caldo bacio -
nel Sogno dove giacio -
e gli occhi discorrèvano d’Amore;
e le guance arrossite ivi lucèvano
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Nulla tranne che nebbia è Luna, è Notte,
Novembre eterno! E nel cuòr mio costui
vive, aspettando -
quasi in agguato -
le cure, e le ansie, i pàlpiti,
giòvane vampa di fioca lanterna,
io, che così lentamente
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Tra il respìr dei capretti e delle greggi,
ricordi, oh fanciulla?
Il cielo dell'Estate quasi in una
Tempesta, piovve indefinite cere
di ìri, e ruggì con i tuoni söàvi
sui quieti campi
dove correvi scalza,
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Se il quieto vento che può soffiàr muto
sta, e silenzioso, e tìmido; e si svelle
dopo la Primavera e in sull'Estate,
dopo avèr colto le spighe dorate,
ei a' baci ancòr cedendo di settembre,
tu, oh
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Piangi, oh Amèrica! l'òrrida tua sera,
poiché il Crepùscolo è giunto e si infuria,
pingendo graffi sulle tue alte nùvole,
e con pellegrine orme;
e queste son
le ombre degli Antenati: ùrlano
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Tempesta e Furia del tuo canto, o nebbia
di Luna, è il giorno oscuro e novembrino
che eternamente alla Notte assomiglia;
ed io co' il bàtter d'occhi e di mie ciglia
intèrrogo scrutando la beltà
della Natura che dorme
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Presto la sera verrà; ed è il tramonto,
le ombre della pallente e muta Luna
sorvègliano:
indispettiti pòrtici e chïòstri;
e il cièl minaccia gèlida Tempesta
co' il suo vento di Ottobre e le sue
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Dormite eterno sonno nella terra,
su cuscìni di rose e di vïòle,
placidamente cullati nel vacuo
abìsso delle nùvole;
il Sole... un Dio.
Una rosa per voi fu crocifissa,
sanguinò su Isräèle le sue
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Dormite eterno sonno nella terra,
su cuscìni di rose e di vïòle,
placidamente cullati nel vacuo
abìsso delle nùvole;
il Sole... un Dio.
Una rosa per voi fu crocifissa,
sanguinò su Isräèle le sue
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Così il meriggio passò del mio sabato,
per le vie del päèse avvinto in festa,
co' il sudore di campi e di foresta,
e pe' il vïàle della vecchia roggia,
dove le ali delle ànatre si appòggiano
nelle
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Ovunque io vedo piàngere: pe' i folti
vïàli, per le strade di campagna,
nel tetro specchio del cièl novembrino,
le rèsine che gèmono da un pino,
le foglie terree che càdono a mille
accarezzando con la
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Qual è il tuo sguardo, oh vecchia quercia? orbo occhio
nella nativa nebbia, tra i tuoi rami,
con foglie che precìpitano a sciami,
che salùtano i pàlpiti d'Autunno,
mentre l'ombra mia dilegua nel vespro,
divenendo
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Un dì la mia ombra attendeva un'altra alba,
addormentata tra sguardi di brine,
lungo un meriggio che non ebbe fine, e
con l'ìride dispersa nel vacuo giorno;
ed era ombra confusa tra le nebbie
e il fumo arcigno delle caldarroste,
e
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Come segnò la pioggia solchi, oscuri
occhi di fango e pozze, co' il suo andàr,
con tintinnìi di cìmbali di foglie!
Così d'intorno io vedo lagrimàr
le indefinite nùvole d'un cènere
di tralci
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È dolce contemplàr venìr di tanti
fàscini di fuggèvoli stagioni,
e molti inquieti
sguardi di albe, e di tramonti immani,
e mìstici sospìr di vento e nebbie,
e demonìäci àliti di
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Così un giorno io chiedevo alle orbe nebbie.
Perché le foglie dei pioppi e dei faggi
precìpitano a terra? e vecchie e secche
ingiallite di miele, e rosso- fuoco
assàggiano i sapòr del mäéstràle?
e
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Oh voi, nebbie, non dite al pellegrino!
nascondètegli le ombre del sentiero,
tacète il bivio dei suoi desidèri:
se amàr, dolèr non è insana follìa,
se la foresta ricopre le vie
della chiesetta dispersa
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La rondinella del mio canto danza,
e lentamente si volge lontano.
Emìgra nel deserto musulmano,
e qui lamenta la sua dolce stanza.
Pe' i serragli e sue òäsi si avanza,
e parla con le figlie del Sultano.
Delle dune ella bacia
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Canto è la Pöèsia, vìscere e cuore
che in armonìa si fòndono voraci,
tra trilli, accordi, e Sentimenti e baci;
e questo canto è puro, e non ha il fìo
di nulla, ché egli procede sol da
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Così il Tramonto immàne spazio oscura,
tra le nebbie e le rosee ombre del Sole.
Ma io, che contèmplo le ùltime vïòle
ghiacciàr tra' i campi, sento urlàr la Luna.
Allòr sì svelta la
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Così spesso io mi affanno nei ricordi
della mia gioventù; e se ella ora muore
tra gioie perdute e in un mancàr d'Amore,
che i miei Sogni - comprendo - fùron sordi.
E odo io che lenta langue la canzone
tante volte
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Lurline canta nel sonno, lamenta
tempeste, grida lampi, sgrida i tuoni,
e con un sogno fa inghiottire i legni
delle barche. Assassina furibonda
è, quando uccide le anime in sventura
che a sé chiama per nome. Poi le strangola,
e il
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Ombre tra nebbie è il giorno che declina.
E ora sento io cadèr a terra - a una a una -
le prime foglie. Così le incammina
a sonno eterno l'autunno; e nessuna
potrà forse salvàrsi. Or freddo è, è
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Sempre nel sonno mi manca il lenzuolo
dei suoi biondi capelli, mossi, lunghi
solleticarmi la bocca; il cuscino
delle sue guance, un alveo femminino
per i miei rarefatti sogni, cui appoggiare
il volto, e dare a lei furtivamente
un bacio nella culla
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Tanto ho sognato un abbraccio di donna,
nel dolce lido del vento notturno:
baciarle le sue mani, la sua gonna,
il suo labbro ridente in rosso- fuoco,
un bacio dopo un altro, come un gioco
dove vince il solletico d'amore;
guardarla in volto, negli
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Biancospìn di nebbia, i campi e i rivi,
verso il mattino, le più lontane Alpi,
e la campagna; le foglie del tièpido
e primo ottobre emigràr come i pàsseri
dal nido delle frasche a fredda ripa,
e il bacio delle
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Irrequieta montagna è questa Luna
che tra i nùgoli fa splèndere sue ombre,
e questa vetta innevata ed eterea,
e quel crìn di argento e oro che in delirio
il Sognatòr ghermisce, e queste Notti
interminate
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E ora io odo: èsule un canto degli stormi,
e il cinguettàr dei rami, e dai dintorni
il ciel solleticàr dell’ale andanti
pe’ i nembi di adamanti.
E urlando con il cuore, io dico tàcito:
Addio! ròndine dal mio
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Oh settembrina sera! E qui odo io i tuoi
primi ciel di tue òïdi: e ùrlano i buoi,
che nelle letàrgiche stalle dòrmono,
e che quietamente si prepàrano
all’ùltima fatìca per i campi;
e forse lungi
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E l'Autunno è come Napolëòne,
bramoso Sire del Brumaio selvàtico,
che ad Austerlitz ne miete i fiori estremi,
al fuoco i suoi soldati e gli anatèmi...
che a Lipsia si addormenta con le vìttime
dei primi geli
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1198 poesie trovate. In questa pagina dal n° 331 al n° 360.
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