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Danilo Carli Stranich
Le 48 poesie di Danilo Carli Stranich
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In preda al suo sogno
un uomo t'aspetta.
Senza orgoglio
selvaggio
le mani che afferrano
un'assenza spietata
il tuo odore disperso.
La sua casa respira
mille cupole azzurre.
Nelle mura di paglia e argilla
raccoglie carezze e sostanze.
La
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T'aspetto come mare
disfatto d'autunno,
amplesso d'onde
di gelo e filigrana.
Risplendi parole
salice carico di pioggia
protesa carezza di croce,
mano lontana.
Sei tenera crisalide
nell'armonia del sogno,
spiga di grano
linfa di
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Il vento caldo del Sahel
porta polvere rossa di dune
sospiri d'incenso, latte di luna.
Mosse scogliere di manganese
con le dita in acqua
formano antichi graffiti,
ideogrammi di spiaggia
equilibri precari,
nidi d'asfodelo.
Capezzoli di
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Affresco arcobaleno
sangue su pareti
il cuore è musica
avvampa al male
caleidoscopici corpi
ghiaccio desiderio
il sesso
orgia stanca
come vita
scorre inerte
marmo morto
casa vuota.
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Chiama alla finestra una luce nera.
Viene dal fondo del vento,
da una terra rossa
sorda di campane.
Ci trae nel suo galoppo di maree,
rumore di rive dove i nostri passi
s'affondano come i passeri di sera.
Ti amo allora, adesso.
E qui, nella mia
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Una miriade di carboni ardenti
disegna graffi sopra i seni,
cartografia dell'amore
pietra angolare o rosa dei venti.
Reconditi arpeggi di chitarra
incantano le luci derelitte,
è grumo madreperla la città
muta costellazione di
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Nel silenzio di questa stanza vuota
cerco parole affascinanti e suoni a parlar di me,
ma non mi riesce affatto bene;
i poeti con immagini e colori
parlano di sogni e grandi amori,
ma quando la vita è così triste
che l'unica
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Come lasciare una traccia per te? Chi davvero mi vede
con lo sguardo a cui completamente mi rivelo, non mi vede.
Io non sono nei pascoli bui d'erba oscura,
non sono nel sole che brucia e in nessun luogo.
Qui, tra i defunti, non sono vivo, non
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Non cè conforto o speranza.
Nel cielo degli occhi
addii inespressi, taciuti.
Bisogna essere molto forti
per amare la vita
nonostante chi ha mentito
dicendo d'amarti;
immobile l'agave,
il salice e il mirto
rintoccano al vento.
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Di polvere e sale
è il tuo sguardo.
Un giorno lontano
piovevi di mare.
C'erano piante
al tuo passo, calde,
sanno sempre di te.
Il glicine, l'oleandro.
Tutto chiudi negli occhi.
Di polvere e sale
hai la pelle, il fiato.
Fuoco di
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Con occhi all'aria, orecchie di cera,
impietrito lungo la valle
un popolo di marionette.
Stretti e nudi, tremando dal freddo,
aspetteremo sotto un cipresso.
Sillabe di rami e foglie
latomie di mandorli,
lenta salmodia di
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Invia un messaggio privato a Danilo Carli Stranich.
Tu unico, vivo,
acqua e aria al mio vivere,
arcano incantatore di morte;
tu scure e stendardo
contro il cieco avanzare della sorte;
tu grano, grembo, sogno,
fuoco d'inverno che straccia
la nube velata dell'Orsa:
sei il pane e il vino,
canto
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Nell'attesa delle verande
a spegnersi giunge la luna.
Si quieta la pioggia, rami recisi
vacillano; l'odore lontano
di terra che lenta marcisce.
Crivellata di nero ogni vita
esala in silenzio, il cielo
nel suo elegante sfacelo
sputa da mille
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Inchiodata nel legno
la buona novella
crocefissa si spegne:
ferita una rondine
vola nel cielo.
Sciolte le mani
i polsi spezzati,
copre leggero un lenzuolo
magre braccia d'ulivo.
Le spalle amate, la fronte
il volto, del ventre
il frutto
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Sopra tappeti e chitarre
delicato un suono di voce
canta il suo pianto d'amore.
Una nave scavalca l'onda;
straziato alla croce
con candore di giglio
piange il frutto del ventre,
desolato nel cielo
l'ultimo spicchio di luna.
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Scavato profilo di gemme e madreperla,
miseri stracci ormai ti fasciano
il petto, impestano la tua bocca,
svuotato sfregiano il tuo ventre,
utero nero sterile di sogno;
con rabbia di vittima io ti maledico
carne pubblica straziata dai
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Lento trascino i giorni
e le braccia di spine.
Roghi s'alzano neri,
cupe vampe nel cielo
i pensieri.
Spighe vinte d'assenzio
la mente delirio,
affogano i campi d'azzurro.
Ombre di rondini, silenzi, mura,
liquidi cristalli d'incenso
gli
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Per protezione
gambe sconosciute
ad abbracciare correvo:
"Papà Papà!" gridavo illuso.
Quando uno, uno qualunque
un padre cercavo
contrario al mio
silenzioso nascosto
assente, a negarmi ostinato;
quando tra ulivi
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Veloce la sera, al riparo
nella nebbia notturna e
la mia compagnia di sola
angoscia, ti cerco
sopra passi di pena.
Fra boschi acerbi ti ho sepolto,
dove luce che scalda
è sempre spenta
e rimani solo
tra paure d'ombre e betulle.
E'
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Da lontano cielo disceso,
emarginati e poveri
per amare tutti,
di bianco saio
umile cinto
tese, a confortare strinse
misere dita;
per alcuni santo
secondo altri solo uomo,
da uomini salvezza
è scoperta nel nome Gesù.
Lucente
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48 poesie trovate. In questa pagina dal n° 21 al n° 40.
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