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 Gli ultimi 5 iscritti: Ivan Catanzaro - Fabio Paci - Simone Michettoni1 - Fiorfiore63 - Ava 
 ♦  Ernesto Di Martino    |           | 
   
 
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            Alessia Giuca
            Le 47 poesie di Alessia Giuca
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        Case calde,  
ispessite da nebbie di fiati, 
mosse da luci bianche e 
giallo a perdere, 
le stesse che non dormono, 
si
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        Ti porto con me, 
negli occhi: 
un tatuaggio 
la tua forma a clessidra, 
come il tempo 
quando piove 
e monti ripari per far
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        Non voglio  
che il mio tempo ti sappia di malinconia: 
è vero, 
somiglio alle lingue di rugiada  
tra le foglie
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        Non guardo. 
Per capriccio o volontà, 
per proposito o caso 
non guardo. 
Mi trapassano troppe pupille. 
...Ed
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        Mare come nessuno:  
distinguo un po' di blu tra la schiuma 
e riannego... 
Mi porterò un po' di quell'acqua, 
dietro, 
nella borraccia che lascerò a casa 
per ricordarmi di tornare... 
Mi rimprovererò le labbra che non avranno
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        Non ho nome; 
divincolo l'oggetto al sostantivo 
cosicché sia libero 
e si nomini muschio, erba o legno da ardere. 
Non ho gioghi; 
dispenso fili d'erba ai prati 
cosicché assaggiare la nebbia sia facile 
come prendere il largo nel
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        Non ti avrà l'uscio di casa 
nè il solco del giardino, 
tra le piante; 
non ti avrà questa parte di palmo 
nè il vapore del mio fiato; 
non ti avrà l'ora  
che è cominciata e  
si conclude senza premio.  
Mi
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        Non m'importa della pompa pulsante,  
nè degli scantinati in cui hai gettato le cose 
alla rinfusa: 
la mente e il cuore scompigliano. 
Prèstati... 
Prèstati come si fa con gli oggetti  
al banco dei pegni, 
quando l'acquisto
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        La carne che m'insegni scuote... 
Un filamento lasciato là, scoperto, 
al freddo si percuote e 
non è dolore e 
non è piacere, 
è senso.  
Vibro d'impulso a sentire di più, 
a lasciar che il corpo si abitui 
si
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        Scopro le piume 
anche senza averle, 
come volatili che si autocompiacciono  
di averle perse, divelte, sfaldate tra rami e 
le allargano a corolla. 
Una ad una,  
le conto, 
le rammendo 
avendo cura di usare l'ago 
che il filo lo porta il
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        In gola,  
come olio profumato 
ho costruito parole da scrivere: 
un'insaziabile macchina da lettere ad inchiostro invertito. 
Ho scambiato la sineddoche per il verso, 
la rima per il metro 
come ad impilare cose che cose non sono... 
Potevo nascere
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  Invia un messaggio privato a Alessia Giuca. 
 
    
     
     
  
  
    
        Ho girato la scena al contrario, 
quella del passante che non passa e, 
per mangiare le unghia, 
divora la carne. 
Ho lasciato cadere la tovaglia, 
quella buona, 
merletti di pizzo giacciono a terra 
tra briciole di pane avanzato e  
lingue di gatto a
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        Appoggio il mio orecchio allo sterno dell'elefante, 
un palmo sotto 
alle buone azioni 
di chi annaspa prose 
con spalle curve 
e voce grave, 
come mattine che non nascono 
e di nebbia in nebbia 
si trascinano alla sera: 
umidi deserti a cui
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        Mi nutro di bianco opaco, 
mentre da costa a costa 
le parole raddoppiano  
biancheria intima che non intriga, 
perfora né agita: 
un corpo a sè... 
Mi tocco l'anima ed il polso 
come neofiti palombari 
alla ricerca di vite bagnate,
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        E chissà cosa vuole 
il letto del fiume, 
un cuscino di peonie 
a raddrizzare il tempo: 
"Che cada il sapore,
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        Cammino e il mento in alto, 
non per issare vele 
né per giocare al migliore  
ma per livellare sensazioni che 
abbassano, schiacciano,  
piegano alla terra... 
La mia mascella è una leva 
che compensa squilibri,  
miti, viti, 
abiti, 
aliti
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        Sai che c'è? 
Non ci sono rivoli di giorni 
senza fogli 
e penne 
e aghi 
e taci: 
come borbottii che nessuno coglie 
ed io conservo. 
Agito lettere che lette 
suonano sole 
come scombinati incastri 
di dolori 
e piani 
e rami 
e
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        E si vive 
anche senza fiato, 
ebbri di gelsomino 
ed acqua di colonia sconosciuta,  
quasi. 
Se piove ti sento camminare, 
da parte a parte, 
una danza che sa di gioco: 
ultimi scampoli di un andare che non è mai venire. 
...E si vive 
anche senza
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        Piano, 
mi guardo andare piano 
gli occhi: 
aggeggi furtivi che cercano 
Te. 
Li fermo a tratti 
ed inciampo, 
pensieri che sfiorano. 
Trattengo pancia, labbra, mani che 
scappano alle consuetudini ma 
loro no, 
gli occhi fanno: 
il resto serve solo a
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        Milioni di chilometri 
a seguire,  
seguirti... e nelle mani niente, 
un niente che sa di miele, 
di cicuta dolcissima, 
di sale bruciante, 
di fumo lontano. 
Io so 
dell'universo 
e delle stelle che leggo ma 
non so di te, 
che vivi, 
respiri, 
arruffi
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