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Ieri pubblicate 23 poesie e scritti 35 commenti.
Poesie pubblicate: 361’364Autori attivi: 7’476
Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio |
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Francesco Pozzato
Le 115 poesie di Francesco Pozzato
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O che discenda dal satiro Orazio
come lettera ad un amico stesa,
o che dal Filosofo giunga illesa
per cui Umberto coverse quello spazio,
ricorda la musica in ogni cosa,
ricorda il verso, la parola e il verbo,
affinché lo scritto non giunga
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Uno sgocciolar di fragili foglie...
Filtra la sua luce dalle finestre:
sorge il Sole che scaccia la tempesta!
Và un tintinno per l'aere campestre:
vuole il mio amato uccellino far festa!
Sgargianti ridon con lui le ginestre:
come allor, sol
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Dal camino uno scoppiettio...
Una memoria roboante:
e'l povero mite uccellino?
Di tal notti ne ha viste tante:
ma che notti! Noi qui col vino,
lui tra lampi e tuoni stante.
Udrò ancor l'argentin pio pio?
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Sui vetri un ticchettio...
Fuor della casa scruto:
son buio, tuoni e lampi.
E l'augello sta muto:
che questa notte scampi!
Ma sol freschezza io fiuto:
qual sollievo al cor mio!
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Vento, nuvole, sole. Già Novembre: eppur sembra estate.
Senti il mite calore che sì la fredda brezza avvolge.
Pensi e spesso ripensi ché'l tempo par esser sospeso
come l'equilibrista che lento cammina sul filo
e di qua v'è
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"Tu, o maledetto poeta, che sei
primo simbolo tra simboli ascosi,
che il fine suono dei verbi dosi,
ch'io le facoltà nei tuoi perdei,
ascolta e leggi i pover testi miei,
pover di suono, quasi vergognosi,
ché la rima per poco non
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Sovrastano l'aspetto colori neri,
mori porto i capelli e gli occhi fieri,
anello al dito ed abbronzato il viso,
sul quale vige l'increspato riso.
Le lacrime mi scordo volentieri,
sollazzando in impieghi leggeri.
Sì di felicità il
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Mio caro, la fanciullezza è trascorsa!
Del dì futuro abbi a timor la morsa!
Dei pueril giochi è sbiadito il sapor,
ma vivi e lieti li rimembro or or!
Mio caro, dei libri è carca la borsa!
Capisci or perché la vita
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Qual potere dall'Antico traspare!
Renoir, di Francia gaio pittor
risvegliami nel profondo l'ardor,
ch'io mi possa qual te rinnovare!
Qual potere dall'Antico traspare!
Tu che fiero allor stendevi il color
senza disegno, ma sol con amor,
vedesti di
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Qual Cicerone, a seguire v'esorto
l'iter che alla dolce Musa conduce,
a Ella che della Poesia è Luce.
Chi non l'ama con tutto il cor sia morto!
Possa per sempre dimorar in arche
nel focoso Ade, lui insiem con le Parche!
Ma chi
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"Forse, o mia Musa, non mi sei sì cara
come qua e là affermo di sovente
ché sì cerco forma e parola rara
e m'è compagna la Classica Gente,
ma la mia opera poi diviene amara
e i miei amici non vi pongon
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| O Urbinate pittor d'eccelsa mano,
risplenda limpida l'opra in mia mente
che di finir tentasti in modo vano
ché ti chiamo il Potente.
Come Dio la sua arte in te spirò
e tra i Grandi il tuo picciol nome affisse,
sì la mia mente
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| L'annunziato dal profeta Isaia,
"Voce di chi gridava nel deserto",
al Signore preparava la via
inver'quel grigio Monte aspramente erto
ove fu grande la crudeltà umana
indifferente al Cor di Dio aperto.
Recavasi dal Santo una
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| I tre sapienti andavan
inver'Gerusalemme:
innanzi l'astro fulgido,
lor dietro inver'Betlemme.
Spirava vento prospero,
verso il sol, vero Amor.
L'astro scintilla vivido
e'l bianco sentier cuce:
a portar vengon encomio
al Figlio della Luce,
nato
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| Fredda la notte, già sorgon le stelle
e ognuno desina sotto il suo tetto.
Sussurra Maria or guardando quelle,
or stringendosi il petto.
La venuta del Figlio s'avvicina:
non legno li proteggono, né roccia.
Infin sdraiata sul carro
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| A narrar mi appresto d'un recente
sogno, in cui la Metrica m'apparve
triste e sconsolata, per l'abbandon
dei moderni poeti che suoi amici
e riconoscenti esser dovrebbero.
Per una stanza illuminata andavo,
ma la luce del Sole non potea
filtrare,
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Pozzato.
| Pensai, o dolce Musa,
d’averti allor perduta
ché divenne poi muta
la lirica mia man.
Il mio udir tendendo,
nei dì, sentii, passanti
le note note andanti
che nel grembo Tuo stan.
Quante lagrime, o Musa,
in quel pietoso stato,
ché al core
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| Certo arrivederci, non addio!
Ingiusto sarei col pensier mio.
Di tranquillità ho bisogno e pace,
ch’ora non ho e il poeta dunque tace.
Di tornare a scrivere presto sper’io
e che’l dolor svanisca, prego Iddio.
Di tranquillità ho bisogno e
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| Addio cara poesia! Addio!
Questo che porgo è l’estremo saluto:
felice son stato ma ora son muto.
Parole non trovo, stanco è il cor mio.
Ben lo so! Giusto non son col mio Dio,
che mi donò questo pensiero arguto,
ma quel che porgo è
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| Turning heads towards the blue sky,
stained with fair clouds about.
Meanwhile children ride,
sat people on the benches out.
Disfigured the sky cloudless:
now two grey birds dart
and feels down the body forceless
‘cause inside they went and it
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| I volti rivolti verso l’azzurro
cielo, macchiato qua e là di bianche
nubi. Gente seduta su le panche
dei parchi, mentre pargoli curro.
Deturpato il seren cielo azzurro:
ecco sfrecciar entro le dure fianche
due grigi augelli e le membra
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| Entro quei sogni che la nostra notte
dolce fanno, sì come profumati
unguenti che sul capo si spargono e
come rugiadosa manna che’l cielo
sperse sull’ebreo campo, è forse il sonno
della notte men duro? Sempre l’uomo
la notte sogna, e sé vede o
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| Vedi là com’è il mare tempestoso,
vedi là le tetre nubi e la pioggia
fitta che l’innocente suolo pute.
Solo s’ode qua e là il gracchiar di rane
che ascose tra l’erba verde cantano.
Dal suo nido qualche timido augel
si diparte. Il resto è total
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| Per discorrere dell’Empireo Sire,
ché di vasta multitudo di fedi
è adombrata la nostra Madre Terra?
Da quando il culto vige dell’Unico
e del Sacro Libro, l’umanità
atroci d’umane carni conviti
imbandisce e con fraterno sanguine
la sete
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115 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 115.
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