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Poesie pubblicate: 361417Autori attivi: 7477
Gli ultimi 5 iscritti: Vladislav Prazko - ac autore - Valeria Viva - GiuseppeGiannotti - Marta Paolantonio |
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Francesco Pozzato
Le 115 poesie di Francesco Pozzato
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Cos'è sapienza Lucio Annéo Seneca?
Pavento già l'inutile.
Il saggio non conosce solitudine,
non vive e muore povero,
non teme di nutrire se medesimo,
ma fugge l'essere avido.
Non sa serrare, ma gioisce a effondere:
non
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Sei quindi maturato caro Davide
e onori pure l'esito.
C'è chi per Mario grida già al miracolo
così insensato è il titolo.
Cos'è cultura ormai e cos'è più il merito:
calciare oppur conoscere?
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Sei sempre tanto bella e tanto affabile
Camilla e pur sbracciandoti
sorridi e mi saluti come un angelo
e cado nella tua estasi.
Neppure fossi Cinzia, Delia o Nemesi...
Tu sei Camilla e ipocrita!
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Sei il lampo tra il sospiro dell'effimero
e l'ansia del manchevole.
Se cerco di fuggire, tu accompagnami
su quella via incantevole
che mente mia conformi per illudere
e quindi sopravvivere.
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Che immenso dono diede un nume agli uomini
celata l'alma sua anima.
Essenza che remota alloggia ai termini
del mondo e del pensiero intellegibile,
cagione di speranza e fine suo ultimo:
la grazia per il tramite.
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Mi chiedi Emilio cosa sia tirannide?
Eppur è cosa semplice.
Imporre che contrarie facce argentee
d'un dado diano dodici.
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Amante son dell'arte tua, Calliope,
perfetta fine e semplice.
Ma tu, Fortuna, non contempli lirica.
Nemica d'ogni secolo,
di quale scherno mi copristi misero:
sfumare in Clio Calliope.
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Tu sai cos'è il poter, Cornelio Tacito?
Chiamare pace l'arido
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Cosa ricerchi turpe mano
che serri tra le dita un maglio?
Calpesti lento quel pantano
spinto dal gioco, triste sbaglio...
Frangi ricordi del passato,
eppur scemo non li cancelli:
con chi e che cosa resti irato?
Tuoi padri punzelli.
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M'accingo a scriver per diletto
privo di gloria e alcuno affetto
la storia non di fama nota
su quella chiara zucca vuota
che venne a Sauris per far festa
e tornò con un grillo in testa.
Chiamato fu Puffo Ricchione
per il suo fare da
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Ah mia cara Lovato
il giorno ormai se n'è veloce andato
e con esso la prova...
Speremo che Varotto dei se mova
a correger l'esame,
questo bastardo, tanto e tanto infame:
e dopo l'agonia
saper d'esser segata in geografia!
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Tu canis desiderium insolutum
torret intra te cupidus cupido
tu magistra servaque, Sappho, amoris
pangere suffla.
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Qui tibi res gestas cecinisti Troiae pulchri
musae di faciem nitentem, candidum monstrent.
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Sardiniae uitcus partis princeps cadit nudus:
falsis nominibus nouis clamant ueteres nunc.
Obscenis uerbis uirtutes pugna perimit:
Au! Miser, aetatem nunc aetas desine uelle.
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Affirmas, mea amica, possidere
multos notam habitamque ab is amantes:
non amicitiam petunt modo a te,
rosam sed quoque non nouam cupiscunt.
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Rassicurato Dante per l'eterno
affetto dei poeti e degli amanti,
giungemmo al terzo cerchio dell'Inferno.
I peccator di gola avemmo avanti
che son costretti sotto l'acquazzone,
piegati stanchi e lesi tutti quanti.
"E che ce frega a noi
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Francesco Pozzato.
Senza curarsi del totale scacco
del precedente canto non piaciuto
torno a narrare per il vostro smacco
che voi vorreste fossi cieco e muto.
Ma del giudizio vostro non mi calle
ché non m'avete in spirito feruto.
Alla vostra freddezza
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Ci convogliò Caronte all'altra sponda
e ravvisai un avviso molto strano,
laddove vive la pagana fronda:
"Chiuso per sempre da papale mano".
Entrammo e vidi i Magni antichi Spirti
che retti e probi agirono, ma
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In su i vent'anni o poco più, mi trovai
perso in un noto luogo forestale,
sorgente d'alti e suggestivi guai.
Che fosse la Foresta del Gran Male
non v'eran dubbi, ma a che pro fui stante?
Quindi mi venne incontro un'alma tale
che per
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Perch'io non voglio più soffrir d'amore
ed affogar nel mare
di frustrazioni amare,
serro la porta del mio triste cuore.
Amor che cieco sfregi il cuor amante
crudele e battagliero,
ma lindo serbi il cuor che sta davante
sì
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Irenae Amicae
Avverto l'esigenza di scusare
ciò che ho causato l'altro dì, mia Irene,
quando ti soffocai con greve fare.
Grande tormento il cuore mio trattiene
ché mai avrei sì pensato di ferire
la tua persona e le
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Iuliae amicae
Ho desio di capir da te, mia amica,
quale che sia d'amor l'ascoso senso
ch'essa mi par di suono assai nemica.
"Tal non dev'essere" tra me ripenso,
"L'accezion sua di certo m'è sfuggita!"
e
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Gente ch'avete mente per capire,
voglio con voi trattare
del sapor sì volgare
che rende forte agrume il Suo Natale.
Non vorrei fosse ambiguo questo dire:
intendo qui parlare
delle persone amare
che non carpiscon quel che il giorno
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"Il padre, il figlio e l'animale grigio"
risponde un po' alla mia provocazione
e quivi un altro tasto triste pigio:
non mi par sì novello il tuo sermone!
Senza citar alcun evento frigio
o ricordar un testo di Platone,
richiamo
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Chi leggesse i sonetti del burlesco
quivi chiamato Lorenzo Crocetti,
certo direbbe che non han difetti
ed io son primo, Pozzato Francesco.
In mia nazione già saresti al fresco
perché volgari son quei motivetti.
Ma non per lingua o
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Faylos giunse all'estremo occidente
seco recando l'Antichi Demoni,
orror del mondo e pagani d'oriente.
Sì famelici qual scarni leoni,
vennero in su la porta di ponente
con suoni tragici e dolenti sproni.
Dovunque l'occhio fisso si
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"E par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare". (D. Alighieri, Tanto gentile e tanto onesta pare)
Più non trovo la forza di parlare
alla dimora dell'anima muta.
Non per bellezza, ma per gran veduta,
tu
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E l'uomo invece visse un altro mondo
di là da sé,
velato stornello di un dio triste,
immagine dell'umana follia
che da sé distolse gli sguardi.
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Senti lo spazio vuoto ed insicuro
mentre appassisci tra i ricordi andati.
E son le tue parole come fumo
tra mezzo i sentimenti oramai vani.
Inerme anneghi nelle esitazioni
e poi diviene l'anima incapace
di spremere una lacrima
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(A Friedrich Nietzsche)
S'illude d'esistere oltre la penna
e le parole consunte d'inchiostro.
Al tempo non perdura Zoroastro,
ma il perenne pensiero che l'affanna.
Poi sceglie tra due vite separate,
l'immortalità dei sensi corrotti
o
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115 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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