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Pasquale Vulcano
Le 322 poesie di Pasquale Vulcano
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Cala il sipario, son le luci spente,
anche le voci degli attori smorte
e nella sala resta poca gente;
s’ode l’applauso sempre meno forte!
Tutto é finzione e non riman che niente:
un baratro profondo senza porte,
un vuoto immenso, un freddo che
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E, alfine, volerò!
Lo sguardo fisso nell’immenso sole,
io spezzerò ogni laccio,
che ancor m’avvince al contingente e vano!
E guarderò lontano, a quelle stelle,
che son sì belle, nell’azzurro cielo!
Almo, fulgente sole,
ogni cosa ti cerca della
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"Spesso il male di vivere ho incontrato ",
nel vento del dolor che forte spira
e mi travolge e lascia scoraggiato!
Mi sento ribollire e la mia ira
al ciel crudele grido con gran fiato,
ma cupa l’eco torna e il cuor sospira;
così la rabbia in
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Ecco il sorriso a cui sempre ripenso,
lieve carezza, amor, per il mio cuore;
sento fiorir la vita dentro e penso,
che nulla al mondo fa vibrar d’amore,
più delle labbra tue di miele, in denso
momento dolce d’abbandono e ardore,
aperte al lungo
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Quello che a questa tela vuota manca:
è il riflesso di luce del suo viso,
adesso un’ombra nera nella stanca
anima mia; l’incanto del sorriso,
quando danzava il sole sulla fronte;
il pensiero che plani sulla mente
a suscitare in me bramata
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Tante parole, come un fiume in piena,
esondano impetuose, scavalcando
gli argini ed ogni cosa trascinando
nel vortice che l’onda là scatena.
Sovente, come pietra, sono dure,
feriscono taglienti come lame,
s’avvolgono e contorcono al fogliame
che
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Da mesi chiusi dentro le pareti,
di già ricolme di silenzio e pianto,
ove si coglie il palpito d’assenze,
sentiamo forte il sibilo del vento,
che sulle tante fosse sparge fiori
per ricoprir la polvere e l’oblìo!
Si resta muti ad aspettar la
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E naufragar vorrei nel dolce mare
dell’inebriante essenza del profumo
di donna, amor, che emani dalla pelle
e dolcemente avvolge ogni mio senso!
Annego i miei pensieri in quell’intenso
momento di piacer che pene espelle
ed i ricordi amari
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Ci prende il desiderio alla follia;
appassionata e languida mi scivoli
addosso; il seno madido di rivoli:
umide gocce, balsamo e magia.
M’immergo inebriato dal tuo odore
che mi travolge e suscita la voglia;
d’ogni difesa la mia carne è spoglia
e
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Ed errabondo, come un automa,
cammino tra la folla e sono solo;
apro le labbra al riso,
perché nessuno intuisca
che sto soffrendo dentro:
maschera dietro cui
nascondo un cuore a pezzi!
Indifferente, sembro una persona
allegra e spensierata,
ma
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E come un’onda che s’infrange a riva
e poi ritorna indietro, è il suo pensiero
in un continuo moto alla deriva,
avvolto in una coltre di mistero!
L’ultimo suo respiro mi sovviene,
quell’ attimo che parve come eterno,
che raggelò le mani e pur le
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Or sfumano nel vento le parole,
ma l’eco resta in questa alcova, dove
tutto di te mi parla allor che il sole
t’illuminava il viso; adesso muove
solo il pensiero l’emozione mia,
che si rinnova ancora in un sospiro,
nel palpito del cuore,
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S’ode una voce dolce, lenta lenta,
ov’erano le grida d’un bambino,
nel letto dorme, ché or non si spaventa,
tra le materne braccia; più vicino
una carezza sente della voce,
tanto leggera al cuore e la paura,
tosto va via! Già dorme e nulla
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S’accende la memoria mai sopita,
ma il tuo ricordo frena le parole
ché un nodo stringe gola e la mia vita
alla deriva porta senza sole.
L’inverno è sceso dentro e non dà pace;
nessuna fiamma scalda il mio respiro,
da quando te n’andasti dove
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E già al tramonto il cielo si fa scuro
e l’ombra della sera
scende su questa strada. La fatica
smorza il respiro; dura è la salita
verso la casa avita
che mi placa l’angoscia dentro l’anima,
nascondendo nell’ombra
l’agonia del mio vivere
e la
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Ho urlato forte al cielo il mio richiamo,
che l’eco ha riportato senza suono,
in esso ti dicevo che ti amo,
ma il grido è soffocato dentro un tuono!
Il tempo s’è fermato e la mia voce,
in gola un nodo stringe e non si sente;
un lungo pianto il
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Pasquale Vulcano.
Indirizzo personale di Pasquale Vulcano: pasqualevulcano.scrivere.info
Già da più tempo un morbo ci travolge
come tempesta che non lascia fiato
e nelle case ognun s’è rifugiato
in un silenzio che lontano volge
i cari abbracci e baci e pur l’amore!
Un brivido percorre le città,
in tutte la paura regna già;
si vive
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Cànta n’acèddu ‘nta na càggia d’òru,
pàri chi chiàgne come ‘ppè mi diri:
-- Pecchì mi tèni chiùsu ‘ppè suffrìri?
Si ancòra rèstu ccà,mègghiu ca mòru!
Son fàttu ‘ppè vulàri ammènz’o cèlu,
’ppè fiutàri l’oduri di li sciùri,
sùpra sta tèrra cchìna di
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Tu, della civiltà fosti la culla,
fu Roma "Caput Mundi", d’un impero
sì vasto che i confini nel pensiero,
la realtà ben oltre poi li annulla!
Durò ben lungi l’onere e l’onore
e fosti guida ai barbari d’allora!
Italia amata, questo non si ignora
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E tutto s’inabissa e l’universo
si capovolge e rotola in profondo
scompiglio; cade come fosse perso
l’ordine che teneva stretto il mondo.
Trascina tutto un forte vento avverso
in un enorme buco senza fondo
dove ogni luce è spenta e non c’è
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E con lo sguardo perso all’orizzonte,
colori intensi e sfumature ammiro,
nel punto dove il mare immenso, incontra
l’infinito ed accoglie in sul tramonto
il sole, che nell’acqua si riflette
gettando sprazzi vividi di luce.
Sento dell’onda il
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E vivo questa strana primavera,
in un silenzio che mi stringe il cuore;
gli ultimi sprazzi osservo e il giorno muore;
cala più nera l’ombra della sera!
Nel vuoto vaga l’anima e non spera
più nel ritorno ormai di quel calore
che mi baciava al
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Corpi intrecciati in un abbraccio forte,
che cantano la vita nell’amore,
nei colori di gioia e nell’ardore
d’esser baciati dalla buona sorte,
alla speranza aprono le porte,
alla quiete e alla pace ed al terrore
che termini già tutto nel
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Filtra la fioca luce della sera
e allegro il cervo mostra nuove corna;
s’apre la gemma e su ogni ramo torna
spandendo il suo profumo: è primavera!
Va via l’inverno, la stagione nera;
tutto rinasce, si rinnova e aggiorna,
ma dall’addio più niente
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E si fa buio in cielo e muore il giorno;
un brivido percorre sulla pelle
insieme ad un silenzio tutt’intorno;
stasera l’universo è senza stelle!
Sui volti degli astanti, smarrimento,
gli occhi puntati all’Uomo della croce,
le braccia penzolanti,
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Eccomi Padre, issato sulla croce!
Tutto è compiuto e gemo di dolore;
non ho respiro più, né più la voce,
ho chiodi agli arti e pur trafitto il cuore.
Manda il tuo raggio Dio! È troppo atroce
quest’agonia che allunga il mio terrore;
non chiedo a
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Confitte sono le tue mani in croce
da grossi chiodi, o Cristo e nel dolore,
accetti la tua resa per amore;
cosciente, né un lamento né una voce,
nel mentre attendi che si oscuri il sole!
Tese sul legno quelle mani, aperte
a benedire in piane lì
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Mi perdo nelle strade silenziose,
tra vicoli sperduti e senza luce,
ricolmi un tempo d’allegria e rose
e fiori variopinti e mi conduce
la troppa sofferenza dell’orrore
di questi giorni spezzati da un vento
letale e osservo un mondo che già
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Della colomba bianca della pace,
il giorno delle palme colgo il volo,
l’ali spiegate al vento, mentre tace
un mondo attorno confinato e solo.
E s’apre il cielo fosco a tinta scura
nel mentre sopra i monti ed ogni mare,
con un rametto in becco va
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322 poesie trovate. In questa pagina dal n° 121 al n° 150.
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