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Rosario Salvatore Di Modica
Le 158 poesie di Rosario Salvatore Di Modica
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Soffiando, il vento appiana una montagna,
con delicata e ferma ostinazione;
scrissi versi, latrare di una cagna,
senza mai suscitare una emozione.
Disegno rime sulla tua lavagna
stese sul filo sotto l’acquazzone;
guardo quell’occhio che giammai
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Immobile. Supina, su quel letto,
madida di sudore, gli occhi aperti,
ad ascoltare i battiti, nel petto,
rapidi eppure a un tempo così incerti.
Cercavi le risposte lí, sul tetto;
ed era, la domanda: "voglio averti?",
bruciante come un colpo di
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Grigi quegli occhi e freddi come il ghiaccio,
l’ unica cosa bella di quel cane...
a ricordarlo, che fastidio immane!
Fezza era un Husky ed eccolo allo staccio.
Più che baffetti, un nero gran mustaccio
ornava il muso; e spelacchiate
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Irsuto, grigio, viscido e un po’ matto
creato forse in fretta, un po’ di getto,
la coda a punta, di indole é abietto;
e non ha predatori, tranne il gatto.
A scorribande e furti più che adatto,
veloce come un fulmine o un proietto:
per questa
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Tenuto assieme solo dall’inchiostro
e da una dose immensa di ottimismo,
un bastimento carico di baci
veleggia al soffio docile dell’ Ostro
portando in capo al mondo per turismo
promesse eterne forse un po’ fugaci,
appese a sventolare in poppa
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Abbandònati. Lascia che ti porti
per vie e per sentieri inesplorati,
per fiumi di cannella, verso porti
su mari di sospiri, abbandonàti.
Àlzati e, nuda, danza. E non opporti.
Nella passione fummo trascinati
da forze irresistibili e più
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Come è facile vivere felice
se non possiedi un’anima né un cuore,
ma rigoroso e duro di cervice
ti accontenti del pallido grigiore
di un’esistenza in cui "s’ei piace ei lice"
e appena nasce tutto quanto muore,
nessun pugnale lascia cicatrice,
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Io sono l’amante del vento.
Mi bacia poi corre lontano...
è un abbraccio amaro, un lamento:
mi lasci la mano.
Io sono lo sposo del mare.
Mi avvolge, carezza; ma intanto
mi trascina; e devo annegare,
ma senza rimpianto.
Io sono il riflesso
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Da qualche parte, nella fantasia,
in quel reame magico entro me,
in un castello fatto di poesia
viveva una regina col suo re.
Nutriti dell’amore e di allegria,
incuranti del quando e del perché,
fra una carezza e una birbanteria
l’uno per
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Maestoso pure nel minimalismo
lascio che la realtà mi fugga via,
inscatolata dentro il nichilismo
di frasi sparse a pioggia, di "poesia".
Mi crògiolo nel dolce solipsismo,
ma mi trascina nell’atarassia
che è premio ed è condanna all’egoismo,
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La luna che per noi fu come madre
benevola ci guarda su dal cielo,
sorride alle tue labbra avide e ladre
e alle carezze e ai baci a cui anelo.
Ma sulle gote pure e sí leggiadre
cupo discende lento un triste velo
che fra le pieghe dolorose ed
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Uscendo di casa chi trovo,
nascosto, abilmente celato?
Lo copre un fittissimo rovo:
un lupo feroce e affamato.
Non dico il terrore che provo;
un tuono ha minore boato
dell’urlo, che svengo di nuovo
per quello spavento provato.
Il lupo mi
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E mi nascondo dietro frasi dotte.
La speranza si culla sull’attesa
ma la disperazione sulla resa;
trascorso il giorno giunge mezzanotte:
mi arrendo a te, signora della notte!
Una fiammella é inutilmente accesa,
ché quando l’ombra incombe e si
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Qui comincia la storia emozionante
in versi che mi ostino a dir poesia,
più prossimi a miserrimi lamenti.
Che donna! Mai noiosa, anzi eccitante
miscuglio di ragione e di pazzia,
le labbra rosse e gli occhi rilucenti
di quella luce propria del
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Vestíti solamente di un abbraccio
e illuminati dalle luci spente,
ignari del futuro e del presente;
un brivido alla schiena, come ghiaccio:
nervosa, quasi stretta da un legaccio,
qualcosa che ti turba, certamente;
e quel tuo sguardo spento, un
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"rendez- vous"
È nostro il mondo ed è disabitato,
vuoto di gente, intenti e di speranze;
e vuoti pure noi e disillusi,
ma follemente immersi nel peccato,
intrecciando le dita in folli danze,
nudi, abbracciati, gli occhi semichiusi
ad
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Rosario Salvatore Di Modica.
Indirizzo personale di Rosario Salvatore Di Modica: rosariosalvatoredimodica.scrivere.info
Odo distinti i cori ed i sussurri
delle genziane azzurre; le corolle,
fragili imbuti colmi di rugiada
vibrano piano al vento di ponente.
Volgo lo sguardo a manca, verso il mare.
Salmastre tamerici, sulla rena,
sudano gocce chiare come
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Un dì, se non venisse meno il senno
negatomi il balocco tanto ardente,
Madonna Caterina, un vostro cenno
aspetta il triste amante e una risposta:
dov’è il futuro se non c’è il presente?
Raccapricciante, rugginosa rosta,
infissa nelle carni
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Di gente ne conosco forse troppa,
e di ogni tipo, il santo e pure il losco;
c’è chi sta fermo e chi col vento in poppa;
c’è pure chi galoppa col pensiero
e taglia e cuce, strappa e poi rattoppa;
ma non li ascolto, non ne fò mistero.
Sarò
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Solàre la mia donna, anzi radiosa;
con quel suo fare lieve e frizzantino,
col ridere soave ed argentino
la vita rende sapida e gustosa.
Sempre accondiscendente, mai lagnosa,
mi arde come un ceppo nel camino
che lévati Afrodite. Me meschino,
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Se mai qualcuno me l’avesse detto
che sarei stato ladro per amore:
a me, uomo probissimo e dottore!
Avrei risposto: "non te lo permetto!"
Ma fu siccome fu. Quel fazzoletto
intriso di rossetto e del tuo odore
per me valeva più del mio onore:
lo
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Nel tempo che una foglia cade e muore
dall’albero che a lungo l’ha nutrita,
nell’attimo che Zéfiro l’odore
di quella foglia, che oramai appassita,
mischiandolo confonde al petricóre,
nel battito di ciglia in cui la vita
che è frutto e
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Giovanni oppure Giacomo o Giasone:
il vortice di amori e tradimenti,
la voluttà, ha epiloghi cruenti;
virtù suprema è la moderazione.
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Abbandonato, solo, vecchio e stanco
riposo sulla poppa, sconsolato,
di questa nave Argo che ebbi in sorte.
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Nei giorni dell’allarme
ti scrivo questo carme;
ché in fondo cosa importa
sia lunga oppure corta:
la vita va vissuta
fra lacrime e risate,
scucita e ritessuta:
purché trascorsa fra le braccia amate.
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Risuona fra la gente
e sempre più
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Lasciateci da soli: fuori tutti!
Ascolta, Fra’ Giordano, ciò che dico:
non voglio avere in capo ancora lutti,
ti parlerò pertanto come amico.
Conosco la tua vita sin da quando
nascesti in quel di Nola, borgo antico,
Filippo fu il il tuo
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L’ amore alla rovescia è solo un gioco.
Un infinito chiuso in un istante,
o l’ultimo gradino di una scala;
qualcosa che ti brucia, come un brivido
nel cuore reso immoto da quel livido,
un frinire assordante di cicala
nell’immobilità sì
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Non ero neanche nato e lo sapevo
che già nascendo presto sarei morto;
ma non capivo quanto avessi torto,
e pure essendo nato, non vivevo.
Chi subito all’arrivo, chi longevo;
é meglio un viaggio lungo oppure corto?
La morte è una iattura o un
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Socchiusa, la finestra lascia entrare
dell’alba i suoi colori di rubino,
nell’aria tutto un volo ed un cantare
che annuncia quel risveglio mattutino
di una natura provvida e gioiosa;
e al ticchettio allegro ed argentino
di gocce di rugiada su
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Madonna Caterina, sono sotto!
Affacciati al balcone e mi vedrai;
sapessi come sogno il tuo capello,
d’accarezzare a lungo la tua pelle!
Di cotte e crude ed anche delle belle,
ne faccio per vederti! Ora affastello
un po’ di legna, e quando mi
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Mi piace, ricordare. E quante sono,
rinchiuse come in una cassaforte
le immagini, i fantasmi del passato,
che sbucano quando apro lo sportello;
nitidi, alcuni, ed altri un acquerello
sbiadito dalle lacrime. Ho celato
lontano dalla vista, ben
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158 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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