Un gufo impagliato osserva stupito,
il mio respiro che gioca col cuore,
corro,
lento ad aumentare,
corro costante,
corro immobile,
sgusciante tra lancette che ruotano,
nella vita di orologi svagati.
Un artista di strada cerca,
la
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Quando la goccia rugiadosa
che cade,
balzata dall'ondulazione vibrata di una felce,
scivola sul raggio
di sole che squarcia,
l'umido bosco
basso custode di funghi arcigni,
di segreti sublimi tra more e lamponi,
quando il silenzio
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Scrivo lettere,
penso parole,
filtro a dissolvere,
impressioni e tracce,
intuito spalmato d’emozioni,
per una fetta di pane da mordere,
da sentire col gusto,
prima,
il senso profondo che anticipa e distilla,
scintilla prima di un buio,
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Il bordo corroso di ruggine,
pesche sciroppate scomparse,
il barattolo abbandonato,
sforacchiato da pallottole giocose,
ride al soffio del vento,
modulando rumore fino al suono,
un sibilo incostante,
svagato di solitudine.
Fermo sul tronco
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Brilla d’oscurità riflesse,
tenebroso come il sole,
leggero,
sfila il tocco della vita,
o della morte.
A
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Quando cade la pioggia,
quando suona la pioggia,
si sciolgono i colori della vita,
un arcobaleno verde profuma il respiro,
il ritmo rallenta per ascoltare,
quando parla la pioggia.
Ticchettio cadenzato a riempire foglie e bacili,
nel rumore
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Il cappotto grida esausto,
incapace di scaldare il cuore,
dalla lacrima d’inverno.
Picchiato dal vento geme,
si gonfia colpevole,
ad accogliere vuoto e gelo.
Mi raccolgo in un fumetto al vapore,
a scaldare la punta del naso,
sfuggente
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Andando màs, màs se sabe,
Vasco da Gama sotto la croce,
del Cristo,
d’un Ordine antico,
a navigar nell’anima,
affrontando venti e pensieri,
emozioni e tempeste.
Cosa spinge il legno,
di casa in casa,
di mare in mare?
Il
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Verde screziato
d'un mondo diverso,
lontano,
attiguo che scava,
profondo oltre,
l'ultimo colle e più
in là lo sguardo,
il
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Sul taglio d’un cristallo sbrecciato,
rotola ingenuo,
sguardo distratto dal vuoto,
a cadere nel cuore,
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Giace a lumeggiare,
rifratto,
il respiro del sole al tramonto,
sul viso dal
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Sono fermo,
stabile sulla postura immobile,
fisso dentro uno sguardo attonito,
a seguire il punto d’un orizzonte analogo,
le forze a impedire il movimento,
l’impercettibile vibrazione che svela,
smaschera l’impegno di esistere.
Rallento battiti e
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D’ombra,
cresciuta al calore del sole,
tramontata e persa,
al tuffo arrossato,
nelle
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Viviamo nel crepuscolo,
per noi il risveglio o l’oblio,
non di se stessi come forme,
ma di cuori e coscienze,
il futuro.
E corre,
corre il passo,
lungo l’orizzonte del proprio respiro,
il limite del proprio ritmo,
pulsa,
e vive nell'alba del
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Cado,
respiro l’aria che non mi sostiene,
e cado,
ancora cado,
trottola senza orientamento,
un vuoto abissale che
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Nel cuore di un bosco d’inverno,
bruciato e rosso nel fuoco del sole,
sono sparso dal vento,
tra rami,
cespugli e pietre abrase e scavate,
grido sulle ferite della terra,
a ricordare la parola del lupo,
che accompagna il timore,
o l’abbandono
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Le mani sugli zigomi contratti,
sorreggo il mio viso che cade,
scivola in un volto anonimo privo di lineamenti,
sento il tepore che rilassa la tensione muscolare,
mi sciolgo sul palmo che protegge e sorregge.
La mia anima cola sulla linea della
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Vola sui tetti di Parigi foglia funambola,
intrecciata al profumo di una baguette,
percorre il colmo di un tetto
ossidato di verde,
e cade nelle luci d’inverno,
scivolando attraverso il gelo,
a sporcare la linea di un orizzonte spezzato.
Le dita
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Come un ladro nell’ombra,
attende il sonno della coscienza e si presenta,
maschera veneziana nera dal volto scuro e tricorno,
arriva a metà della notte,
senza preavviso, senza rumore,
a porre una domanda semplice e mortale.
Siamo pezzi di una
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Il barattolo rotola,
trascinato dal vento ricade, rigira,
sbattuto dall’inconsistenza del suo vuoto,
traballa a folate,
esposto all’energia dell’aria,
scandisce la voce del metallo,
costante, monotona, ripetuta.
Come una vita svuotata,
bevuta ed
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