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C’è il coraggio dei tuoi sogni
che accompagna la chitarra
e nel gioco dei bisogni
il silenzio muto narra
il piacere di volare
tra le nuvole ed il vento
con la voglia di cantare
questo tempo poco attento.
Io l’anima la vendo
al massimo la presto
oppure me la bendo
tanto per un pretesto
perché se chiedi amore
ci vuole un bel coraggio
e in tutto quel clamore
ci metterò il formaggio.
Io l’anima la voglio
ma ben lontan da te
edotto leggi
Non so quanto è melodico
il rap mio spasmodico
lui batte in testa e pratico
non cerca il companatico
adora la sostanza
gioconda intemperanza
che caricando assale
e colma il mio messale.
Tondo allegro assai giocondo
ti dipingo questo mondo
coi colori delle note
tutte e sette a me devote
con gli accordi e con i suoni
siamo angeli o demoni
per cantare la realtà
che fa bella questa età.
Verde e azzurra primavera
il mio canto nella sera
alla vita che si scioglie
nel fulgore delle foglie
che risplendono sui rami
e ti chiedono se l’ami
e la luce nella testa
a rinascere fa festa.
La mimosa è un fiore tondo
assai mitico e giocondo
con la rosa e la viola
nell’amore si consola
con la bianca margherita
non la trovi mai appassita
con la bocca di leone
sulle labbra ha un rosso alone.
Oggi appunto è carnevale
e mi vesto da becchino
tutto in rosso bestiale
come il cuore di un bambino
con la maschera di vetro
che traspare il mio pensiero
e girando vado indietro
per fiondarmi nel mistero.
Il mio volto è mai lo stesso
chiuso dentro un compromesso
e tramuta in base al gusto
tra due note e un basso arbusto.
Se si maschera non so
ma giocondo mai l’avrò
ha due occhi naso e bocca
e nessuno me la blocca.
Con tre padri ed una mamma
tra divorzi e convivenze
che famiglia vasta gamma
canti salti ed esperienze
son cresciuto sì giocondo
col piacere di una vita
tramutata in girotondo
scritta a tratti con matita.
Sono un canto maledetto
che si agita imperfetto
nella smania di solcare
con la rima il vasto mare
un paguro innamorato
sia giocondo che sbandato
con un tocco della vita
più indecisa che smarrita.
E’ felice di suonare
col presente tra le mani
e si perde a concertare
il passato col domani
con la solita maestria
di chi gioca e perde a dadi
ben sapendo che la via
non si ferma se tu cadi.
Suona e canta la chitarra
giocondissima alla sbarra
canti e suoni col destino
nel mio cielo da bambino
tra le coltri e le coperte
benvenuta a labbra aperte
grande amica voluttuosa
non mi inganni e senza posa
Canta a nenia la chitarra
nelle notti dell’Avvento
lassù in alto tra le stelle
a portare il lieto evento
col Bambino iridescente
nella grotta al freddo e al gelo
a pregare per la gente
come narra il suo vangelo.
Quanta è bella giovinezza
se coltiva la bugia
come fosse il giorno santo
della notte andata via
tra promesse e false imprese
srotolate sulla piazza
con il marcio della mente
ben nascosto nella tazza.
Bianco il tema e la paura
quando è nera non si cura
non si attarda al divenire
con la vita da appiattire
tra le mani del passato
ben condito e programmato
dai problemi del futuro
spiaccicato in faccia a un muro.
Posso cogliere in silenzio il coraggio da te amato
se racconto ai quattro venti brevemente che ho imparato
ma rappando il mio vissuto non ho molto da insegnare
perché il tempo a me concesso non è legna da ammassare.
Posseduto dal tuo inferno
ho bruciato le mie ali
nel cercare un’altra meta
dentro un sogno ormai svuotato
dalla brama di godere
nei passaggi trionfali
per le strade più affollate
dal mio essere suonato