Fra di noi, pura
tenera amicizia
non deve mutare,
ti potresti far male.
Chiunque al mondo
può offrir di meglio,
non posso competere,
mai potrei farlo.
Mi terrò in disparte,
desiderandoti da lontano,
non farti
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Sognare...
Bramar gioia,
desiderar fortuna,
rincorrer successo...
Facile, peccar d'invidia,
dall'egoismo ricattati,
nell'umano percorso
alla ricerca della felicità.
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Surreale il paesaggio,
contorni a sfumare
arricchiti di mistero,
ogni cosa più lenta
nell'alba autunnale.
Grondante l'albero
d'incessanti lacrime,
nell'assonnato giardino,
su viottoli di sassi,
imita dei salici il
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Parallelo al mondo
che assiduamente ruota,
mantengo sporadici
contatti col reale.
Percorro anni luce al secondo
quando la mente apre una porta,
per incontrarti di nascosto
nei miei sogni.
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Quante emozioni sepolte
nella polverosa soffitta,
un raggio di sole filtra
da una fessura fra le tegole,
insistentemente indica,
precisa, quella scatola
di latta, dimenticata.
Aperta, illumina a giorno,
di ricordi, la buia stanza,
il
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Frenesia del quotidiano,
brusco fermo immagine
d'amaro sorriso accennato,
bocca appena socchiusa.
Vociare assordante di gente,
frastuono tutt'intorno,
sfiorano i miei timpani
senza farli vibrare.
Percepirti nella mente
è vederti
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Sole basso all'orizzonte,
ribollendo, presto morirà
nel mare scintillante, laggiù.
Alberi spogli, nudi di foglie
anch'esse morenti, di rosso vestite,
umili, ai lor piedi distese.
Alito di vento, freddo preludio
all'atteso,
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Ogni cosa come sempre,
disordine della ragione,
caos dirige le movenze.
Ulteriore ciclo vitale
volgente al termine,
altra stagione conclusa.
Ennesimo cambio di rotta,
variazione in corso d'opera
di esistenza in costruzione.
Continuo
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Incoraggiante il riflesso,
argenteo specchio avvalora
apparente, fugace bellezza,
incarnata, dimenticando
l'impalpabile brevità
dell'attimo fuggente.
Vero splendore distingue
colui che specchiandosi,
inerme, a cuore aperto,
in
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Mani non gentili, per
carezze mai donate...
Parole come lame, per
ferite sempre aperte...
Il ribelle di oggi
è la tua creatura
nata ieri, innocente,
induritasi nel tempo.
Ora ti somiglia...
Non biasimarla se
più non ti
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Giorni pigri, quelli che
trascorrono lenti assai,
bicchieri messi a secco,
riempiti di solo vuoto,
per non soffrir mai più.
Fumo denso, senza filtro,
in una scatola di mattoni,
tende scure, coltri spesse,
contro luce penetrante,
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Cerca la poesia:
Invia un messaggio privato a Sebastian M.
Fisso come un chiodo
conficcato nella mente,
appeso vi è il pensiero,
al tempo lontano corre
quando partì quel treno.
Nulla, più a nulla serve.
Strappar candidi petali,
uno ad uno, ritmicamente,
immolar giovane fiore,
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Essenze d'incensi
sospese a metà,
inebriano i sensi
tra sogno e realtà.
Teorie mai espresse,
allegre, in cuor sereno,
rincorron loro stesse
in discesa, senza freno.
Stringiti al mio petto
male non mi fare,
tienimi a te
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Schegge di vetro impazzite,
nascondono
temperate, acuminate punte,
che occultano
taglienti, sottili lame.
Ovunque disseminate,
pronte a ferire
distratti viandanti,
lungo il tortuoso percorso
chiamato retta via.
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Verde brillante del prato,
sguardo smarrito nel blu.
Viaggiano in quota
candide forme,
bianche meringhe,
spumosi albumi,
si susseguono
senza sosta alcuna,
gentil brezza le sospinge.
Danzando, lente,
si fondono,
si ricompongono
in nuove
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Ali tarpate da ruggine
affliggono un corpo dismesso
nel vecchio suo involucro.
Esistenza non vissuta,
eccessiva sottomissione,
infiniti compromessi.
Esterne al contesto,
fuori luogo, forse,
volontà rinchiuse.
Lucidi occhi di
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Ultima cena da copione
consumata, non per fame,
nel macabro show,
questa sera come tante
ultima decisa di qualcuno.
Spettatori fremono,
caviglie, polsi, petto
cinghie assicurano, stringono
indifesa carne già morta
grondante
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Impenetrabile nero di pece,
stelle non dipinte,
luci non accese.
Assenza di colore,
percezioni alterate,
estensione dei sensi.
M'imbatto nel Tuo pensiero,
lunare chiarore, riflesso,
nel buio pozzo dell'anima.
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Due bambini al mare
di sabbia fan castelli,
ora intenti nel giocare
con palette e secchielli.
Altro luogo e due fratelli
costruttori, in disparte,
anche loro bei castelli
messi insieme con le carte.
Laggiù in fondo e qui
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Svettavano erette
nella metropoli
torri di sabbia,
filiformi, esili simboli,
umane costruzioni
dall'uomo stesso abbattute.
Estremo gioco perverso,
cervelli di bimbi in corpi cresciuti
compiono imperdonabili azioni
nel loro giocar tirannico,
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