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Ho un ricordo più affilato della lama di un rasoio
quando i sogni si nascondono in un angolo del cielo
ed il sangue scorre a fiotti come i versi ancora acerbi
di un poeta tormentato da una musa senza volto.
Fu una notte d’inverno a mostrarmi il riflesso
di un giovane volto sfregiato dal tempo
dentro uno specchio dai mille rimpianti
che al buio sbocciavano senza conforto
ed allora in ginocchio su un falso pendio
ho pregato il Demonio nel nome di leggi
C’è una nicchia di sconforto, al di là del cielo spento
dove il sole non risorge, la luna è una sventura
ed il battito del cuore sembra essere più lento
dello sguardo intimorito da una rigida censura.
Sputando il pensiero di un breve cordoglio
sfiorito nel buio dei sogni immaturi
maledico il candore disteso sul foglio
assetato di sangue dai rivoli oscuri.
Invoco qualcuno che osserva e non vede
lungo un sentiero di versi abortiti
ignaro dei leggi
Ho cercato l’illusione nel riflesso dei tuoi occhi
così a lungo che ho le retine macchiate di cinismo
e malgrado la purezza di un inverno sceso a fiocchi
vedo il manto della notte nel mio fulgido lirismo.
Nel mio album di ricordi ci son foto da strappare
nomi e volti da gettare nella bocca di un camino
dove il fuoco brucia lento, come un cero sull’altare
e dimentica il passato sotto il peso del cuscino.
L’orologio è una finestra sul sentiero dell’attesa
dove a lungo io cammino con l’inerzia della mente
quando il buio s’infittisce su una lucciola sospesa
nel silenzio della notte da ascoltare eternamente.
Passano i ricordi con le suole ormai consunte
sulla strada che ha svezzato questi piedi sanguinanti
e al comando della schiera c’è un cappello di tre punte
che asseconda la cadenza con un battito di guanti.
Attraverso gli orizzonti più lontani dei tuoi occhi
cerco il modo di congiungermi alle oscure deviazioni
che dissociano lo spirito sferzato dai rintocchi
di un’immobile campana rivestita d’intenzioni.
Sul sentiero dei ricordi il mio corpo si trascina
dissetando le vestigia con il sangue caldo e scuro
e un sudario di corallo si distende sul futuro
come il tuffo di una fiamma dentro un lago di benzina.
E’ così fragile, il sogno alla luce degli occhi
sembra il volo di un passero dietro le sbarre
e il fluire del tempo ha un respiro diverso
come un alito incerto che sfiora la pelle.
Il mattino s’insinua tra le indomite ciglia
e l’onirico viaggio è leggi
Ho un traguardo irraggiungibile nel palmo della mano
che richiudo con violenza per sfogare la mia rabbia
lungo un’arida battigia tra le nuvole e l’arcano
dove un languido ricordo traccia un solco nella sabbia.
Piove sangue sopra l’erba che profuma di benzina
nella notte illuminata dalle fiamme del Demonio
e c’è un angelo che corre, mentre un altro si trascina
sul sentiero sconsacrato che conduce al manicomio.
Tra le candide mura di un vagito lontano
il mio sguardo si posa sul tuo seno scoperto
mentre impavido avanzo e col bacio più esperto
ti accarezzo le labbra e poi scivolo piano.
Cerco il calice impuro del tuo grembo materno
per placare la sete di un leggi
Sulle nuvole intrise di lacrime e pioggia
tra le dita malferme e la cruna dell’ago
c’è soltanto un pensiero che il viso non sfoggia
a rincorrere il volo con un pezzo di spago.
Ogni rivolo inerme è una spina nel cielo
che ora sanguina al passo di un leggi
Tra le righe del silenzio c’è una nota agonizzante
che dimentica l’inciso prima dell’esecuzione
e l’immagine sbiadita di un anziano musicante
in ginocchio sulla soglia di una languida emozione.
Abbandono questo palco dalla musica stonata
preferendo il mio respiro sul tappeto del silenzio
tra le mura sempiterne di una stanza impolverata
dai frammenti del mio corpo che rigurgita l’assenzio.
Ho sepolto il tuo silenzio ma lo sento ancora vivo
nelle notti senza luna a vegliare sui miei passi
e non basta una siringa con un forte sedativo
del mio angelo guardingo, in attesa che collassi.
La mia anima rinchiusa si dimena nell’avorio
quando leggi
Aspettavo alla stazione la mia ultima partenza
sorseggiando tra la folla quella dolce solitudine
che i passanti ipnotizzati da una sordida incombenza
sublimavano incolpevoli con un senso d’inquietudine.