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Merlino
Le 123 poesie di Merlino
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Risucchiato, scorticato, sacrificato
deriso dalle vestali di Afrodite
che in lotta con il figlio si delizia,
e l’aria sì rarefatta comprime il petto.
-crollai in un prato tra le ortiche-
- dura la lotta con la dea beffarda-
E così
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Ora che mi fanno compagnia le allodole
fendendo il silenzio di oceani di carta
piango, nascosto al mondo,
prigioniero d’un amore, impastato
col veleno d’incertezze ataviche.
Tronfio come guerrieri di gomma
mi ritrovo ottuso e spregevole
a
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Seduto a mirare la lagnanza delle barche al porto.
Sono ricordi, e quei due che si stringono,
guardandosi!
Le dita di lui tra il liscio mogano dei suoi capelli,
lei era altera, e bellissima.
Erano come due stelle nascenti:
incendiarono l’universo, e
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Portami dove tu vuoi
lì dove sei tu
meraviglia d’ogni mio stupore,
tracciami la via per l’infinito,
dove troveremo le nostre mani
appoggiate alle porte del paradiso.
Faremo nuovo ogni giorno
sulle strade di mondi antichi,
dove le chiese
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Troppo piccolo il mio mondo, solo,
senza spazio per il rumore strano,
troppo lento il mio vagar per strade
nella mia stanza resto e lo raccolgo.
Stento a dare tempo a sazi acefali,
li comprimo e li divoro nel mio ghetto
e compio il gesto greve del
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Piove, maledettamente piove
sulla biancheria appena appesa
piove, sulla macchina appena lavata
stramaledettamente piove
sull'ombrello bucato, sulle lacere scarpe
e le vecchie ciabatte, quelle dietro alle fratte
a riempire le barche.
Piove, sulle
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Le primavere si susseguono buie e silenti
sugli inverni che racconto da esiliato.
Il glicine e il lillà sono i soli testimoni
per le mie guance che rosse ti scherniscono.
La paura che le tue spalle siano l’ultimo ricordo
congela le vesti
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Il silenzio ovattato delle altezze alpine (successe)
su quel letto i nostri corpi infiammati
lasciai tra le lenzuola ogni speme d’amori,
l’amore congelato su quella vetta bianca
-la letizia singhiozzò senza lacrimare-.
Ah se potessi
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Ho amato come l’ultimo giorno la vita,
disperato ho aspettato la questua
e desiderato che occhi mi guardassero dolci
nell'ambire quel bene che ho donato felice.
Nella noia ti ho aspettato ribelle alle lusinghe
di uomini che stupivano le
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Come l’aurora che sveglia al mattino
nell’umido grigio d’autunno,
le perle bagnate negli occhi
fissano il vuoto, ricolmo di storie lontane
che hanno vinto la speranza.
Le mani richiuse in pugni serrati
non lasciano il campo ai doni sperati.
Oh le
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Fammi l’amore
fammelo con le dita dentro il petto.
Quando tremi per la colpa,
quando fremo per tua bocca,
e rimediami quell’innocenza
che hai buttato pel granaglie.
L’indecenza non ti dona
con quegli occhi che hanno pena
per la bile procurata al
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La parola, oh la parola che dissimula
le preci del sole al crepuscolo,
sulle colline che mi videro in silenzio
agli albori di notti che si liberano del giusto.
Ah quelle parole che gridano l’accusa
ai deboli che seguono le greggi,
e l’analfabetismo
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E poi, oggi, capirei ogni tua fantasia,
e la farei realtà per il tuo agio.
Saprei forse amarti senza condanna
e mi staccherei dalle cose del mondo,
per viverti ancora più forte dentro nel fuori.
Ho contato troppe stelle allungando le
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Seduto sulla terra inzuppata d’uomo
sotto i cipressi e gli sguardi eterni
la mia amata da lontano rumoreggia,
sono a casa tra la mia stirpe.
Il profumo di vento che riconosco
come braccia forti d’una madre
mi culla nel desiderio del ritorno,
il
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I tempi avversi, gli avversi luoghi,
gli ameni colli, ed io, ancora io,
tra i campi dei poderi di madonna solitudine.
E le scarpinate, e quelle voci frastornate,
le malmenate carni e le dilaniate storie erranti
di pastori, di dottori, degli stupidi.
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Tutto il mondo, il mio mondo
quel che ho sognato, che ho aspettato,
imbrattato di colori folli, di quelli immaginati,
d’ogni cielo dopo la pioggia,
degli inverni che si fanno estate,
delle nevi trasformate in acqua,
del dolore che si piega al
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Indirizzo personale di Merlino: merlino.scrivere.info
Un letto, disfatto il piacere
tenuto tra le gambe oltre il delirio
d’un disperato amore che tradito
urla. Il silenzio deprime le colline
che furono un tempo rigogliose e raggianti.
Piene, di parti abortiti come vomitate parole
illuse. Dai pianti
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Immaginare l’universo sulla pelle,
in una notte dove il futuro echeggia
il desiderio appagato d’una lingua
che ha cercato il sapore di te.
Gli sterili sogni, ora, partoriscono
l’estasi nel profumo di grano
mietuto sul ventre che geme
sotto le mani
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Il velo della notte che ha soffocato il bene
si è squarciato, sotto il peso di mille rose candide
adagiate sulle ferite che spezzarono il miele.
All’incedere di soffici violini stupiti,
tra le mani di paure che ora non hanno ragione
le viole
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Ho sperato che l’amore vincesse la rabbia,
temuto che il dolore spegnesse la fiamma,
mentre il male dominava la scena.
Ebbi paura e dipinsi l’aurora
d’un nero che è nero,
ma non misi a processo quel bene
e lo tenni al calore del cuore
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Non smettere di brillare stella di pane
saziami dello splendore d’una lanterna
che fa luce sull’odio delle tenebre
le mie, le tue, le nostre.
Furono le nostre spine
dove ci adagiammo martiri.
Vestali d’un amore nutrito
da cuori trafitti su are
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Tra le dune di sabbia rovente
m’innamorai di pelle e di mani possenti
che mi esplorarono nel silenzio di sguardi
di fuoco che lanciavano parole,
e di quei capelli, e delle labbra e d’ogni seno
che di marmo riempiva le mie dita.
Quel sapore di
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In quel dolce mare dal color nero
vagai, solo per un attimo, senza meta.
Mi fermai! -sereno-
in quell'ormeggio che riconobbi sicuro.
Disperso tra le acide ombre
d’una vita bastarda
riposo, ora, nelle tue parole.
L’impeto,
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Il fiume placido scorre
a fianco della nostra casa
e le stelle si danno il cambio
a far luce sui nostri corpi.
Gli dei del vento e della pioggia
tacciono i loro ordini,
e Marte siede con Bacco
a far festa per distrarsi.
Afrodite ha coperto
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Lì dove tutto si riempie di luce
svuotando la noia d’ogni peso,
dove la tristezza non trova luogo,
e la speranza non ha più esistenza,
lì dove il dolore è latitante, perché bandito.
Quel luogo
dove i prati non
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Dopo di te il nulla e le bestie che divorano.
Mai, per sempre, solo tu, te o nessuno,
parole che rinnegano ogni conforto futuro,
che liberano dai vizi che fanno paura.
-Ho seppellito nel mio cuore quella dolcezza-
e ti ho lasciato andare tra le tue
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Ho amato come l’ultimo giorno la vita,
disperato ho aspettato la questua
e desiderato che occhi mi guardassero dolci
nell’ambire quel bene che ho donato felice.
Nella noia ti ho aspettato ribelle alle lusinghe
di uomini che stupivano le
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Buttami tutto il fiele addosso finché posso riceverlo,
liberati dalle tue paure e scaraventale addosso a me.
Prendimi per mano e scarica il tuo tremore,
accusami pure d’insolvenza per le promesse dimenticate.
Stuprami la mente con la pazzia che
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Fammi l’amore
fammelo con le dita dentro il petto
quando tremi per la colpa,
quando fremo per tua bocca,
e rimediami quell’innocenza
che hai buttato pel granaglie.
L’indecenza non ti dona
con quegli occhi che hanno pena
per la bile procurata al
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La mia lapide sarà muta
e senza nome urlerò il mio silenzio
accanto all’epitaffio di chi sapeva
-sconosciuto non conobbi i conosciuti-
E mi scansai dal successo con timore
se pur le sue lusinghe m’appagarono
nelle notti dove cercai la
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123 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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