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Merlino
Le 123 poesie di Merlino
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La mia lapide sarà muta,
e senza nome urlerò il mio silenzio
accanto all'epitaffio di chi sapeva
-sconosciuto non conobbi i conosciuti -
E mi scansai dal successo con timore,
se pur le sue lusinghe m’appagarono
nelle notti dove cercai
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| Il respiro congelato, sospeso
come nel silenzio del fondo del mare.
Nell’attesa di risentire la tua carne,
nella voglia di rivedere il tuo sguardo.
Mute le sirene alle mie orecchie,
ciechi i miei occhi, ai figli di Eros,
s’apriranno ancora alla tua
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Il grido della mia anima mortifica il mio intelletto
che incede all'imbrunire di gloriosi fasti
ch'ora accusano per gli ori e le ingiuste pene che hai.
-i figli della luce pesano di sentenza!
Il regno s’è distrutto
per l’ingordigia e le
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Lento il tempo passa
nei lunghi giorni accaldati,
il ricordo di notti di fiamma
ch’ardono la verde pianura bagnata.
Le case e i comignoli anonimi,
i pioppi a ondeggiare le foglie
pel vento che viene dai barbari,
nel cuore l’anonimo
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Chiudo gli occhi e ti vedo
sul mio letto, via Testi al centottantasei.
I tuoi occhi raccontano di me,
tra le tue dita una mia maglia.
La tua lingua tra le labbra
e nel tuo viso, rosso di passione,
godere ancor d’attimi passati;
il tuo ventre ancora
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Se il tuo parlare è solo rumore taci,
se le tue parole sono solo voce spegnile.
Le cicale non sanno perché cantano
e non ascoltano la sorella sullo stesso albero;
gonfie del loro dire si beano del loro ciarlare.
Se non hai orecchie da
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Come mater dolorosa, affranto,
sotto la croce dove, appeso, l’amore muore
stendo ai suoi piedi le mani carenti a conservarlo.
-Io mi farò lino sulla fredda pietra-
perché i miseri ricordino le tue fattezze
riposerò sul tuo
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Trovarmi al cospetto di Re Sole
in un sogno che arretra nei secoli,
gli inchini e i visi incipriati
alleggeriscono il peso degli intrighi
che uguali perpetrano le frodi
tra i lustrini di veline oggi.
Il trascinarmi nelle vie del secolo
bardate da
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Il periodo di lutto dura una vita
quando è ferito un cuore fidato
e nascosto lo spettro che grida.
-catalogate, le corone sono ormai polvere-
Silenzio chiedo, nel mio abbandono
supplico le voci che chiedono perché tacciano.
Non vi sono
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Ho lottato per cambiarlo,
son cambiato per amarlo,
e lui lì a rimuovere la muffa
a ritornare ad odiare per fare il mondo,
ad imbrattare le cose belle per non gioire
d’amore senza colpa e senza interesse.
-I figli come pesi e i pesi come
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Prestami le tue ali e ti volo dentro,
ti planerò sul cuore, la mia battigia
e ti sposerò se vuoi, in Inghilterra.
Dividerò paludi col terzo incomodo,
il tarlo nella mente che ti divora.
Divorzierò domani per darti
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E sì, t’amo ancora come promesso
contro ogni tempesta, senza paura
e se non t’amassi sarei dannato,
per la menzogna che direi alle stelle.
Uno spasmo fa meno male del non vederti
e i miei occhi si bagnano sempre
ascoltando la tua rabbia che
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Solo gli angeli hanno le ali
e la polvere di cielo sulle vesti;
e la verità dentro gli occhi
non si nasconde mai
dietro corazze che difendono l’assurdo.
-Le piramidi di stelle non si capovolgono-
La mia vita non si è mai
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E poi quei giorni di primavera
sembrarono di ghiaccio,
e i tuoi occhi aprirono la via
a un’estate interminabile
che di baci aveva il sapore mite.
E quanto stupore sconvolse la tua durezza
che non conobbe mai il bene
-riconosciuto ti
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I giardini della mia adolescenza,
alberi di ferro ed erba urticante.
Mi fermai nelle chiese a lavarmi
lasciando il mio pianto tra le offerte.
-Se fossi riuscito a toccarti la veste-
Rimasi sempre davanti a quel velo
prostrato, ai piedi dell’Arca
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Scrivo per non ascoltare
le grida, il silenzio e il clangore
di armature di latta; e di ferri
che sputano fuoco.
Odio il vociare di bimbi che accusano
i padri che lanciano coltelli
e le madri piangono per il futuro,
riempiendo scatole con maglie
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Indirizzo personale di Merlino: merlino.scrivere.info
Atterrì i miei occhi l’assurda verità
eppure l’amai, per il rispetto delle promesse.
Né gloria né potenza furono il salario
del misfatto ch’arrecò condanna
per l’assassinio d’una rosa,
ch’appena nata fu
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Mi convinsi di poter fare senza
e le labbra dissero fandonie,
perché il cuore gridava la paura.
E solo contai i giorni, di anni
che finirono senza estati.
Le festanti giovinezze
m’accusarono di stoltezza
e il sorriso di un
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Sulle lacrime di bimbi che cantano
le gioie e le paure nei campi di guerre
mio Dio salvaci dagli assassini.
Salva il tuo nome misericordioso
dalle voci di uomini che ragliano per Satana.
Le terre dove Ismaele coltivò la tua
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Nonostante te ora sono un uomo libero
che lieto riprende le vestigia di un assente marinaio,
amante di una stella fuggente nell'eternità
del cielo, che nero di notti splendenti
porge il petto alle spade di angeli liberatori;
Cherubini di
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Quanto vorrei essere vostra madre
e vostro padre, e fratello e tutte le vostre sorelle,
che piangono e fiere testimoniano la vostra morte
di uomini che han fatto paura agli ominicchi
che tronfi di merda puzzano la loro morte.
Quaquaraquà che
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Mi persi tra le statue di prove fallite
dove rincorrevo le gioie che ricordavo.
Mi ritrovai nel silenzio di un tuo sorriso quella notte,
e le stelle riempirono il cielo di punti interrogativi,
che fissi chiedono speranza
al pianto d’un bambino che
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Fammi star male, deludimi
distruggimi piuttosto che amarmi
fendi la mia stima, usurpa il mio amore
vestiti di seta fasulla -aiutami a sporcarti-
Appendi le scarpe comode all’ulivo,
dovrai fare molta strada per raggiungermi,
io ti aspetterò
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Come da sempre tutti gli altri spariscono
davanti a te che sei stupore e dolore, anche
nei ricordi che unici mi incantano, dalla neve
mi salvano e so che le parole erano vere,
e ancora oggi prenderei un aereo, se me lo chiedessi,
per salvarti dalle
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Non amai l’amore da lontano,
mi feci pazienza e lo tenni in mano
senza paura d’esser punto,
e mi strappò la gioia a momenti,
e per la vita mi bagnò di mirra.
Pur se vivo mi tenne al tuo silenzio
nell’attesa che perisse il mio
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Lasciami ora riposare,
perché io possa abbandonare il rancore
e il peso che l’Eterno m’ha donato,
-non rifiuterò ancora la mia nemesi-
Forse adagerò i miei piedi
nel catino di lacrime versate
e ne suggero l’aroma per
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Nelle frasi ripetute
tra gli spasmi della mente,
per il tacito stupore
d’un amore ammutolito,
e l’assenza di quegli urli
nella cripta preparata,
per la vittima nascosta
da quel piccolo rancore
ch’ora vive in quel teatro
ch’è distrutto
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Vorrei poter essere benedizione al ricordo
perché tu possa schernire il dolore amandomi,
e liberare la gioia, possedendomi,
per una rosa che ha lasciato solo le spine.
Vorrei poter dipingere il cielo d’eterno
e nell’indaco del tuo cuore
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Mettimi nelle cose da conservare
tra i fiori di carta e le foto sbiadite.
Rimarrò in quel cassetto
con gli occhi sbarrati e le mani appese
a un destino scritto dal fuoco,
-sento ancora il sapore di mele succose-
Il profumo d’arance, e
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Andiamo dove il vento sa di fragole,
facciamoci portare per le spiagge d’inverno,
nel sole che scalda tenue quelle pietre
dai ricordi di parole che nutrivano.
-Ah quei bei giorni tra l'oro del grano-
quando la pioggia sapeva di riti pasquali,
le
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123 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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