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Riccardo Piunti
Le 214 poesie di Riccardo Piunti
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Ti è meglio, forse,
non del tutto
saper di troppe cose?
Innanzitutto!
Quali cose?
Dappertutto!
Il bambino rispose:
Prendo tutto!
Pur se fosse
il tempo brutto?
Se anche fosse,
di niente o di tutto
son troppe le cose:
Farabutto!
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Sale in tasca:
Per favore!
Chi ci casca?
Egregio signore,
di palo in frasca,
si faccia onore
su, avanti esca
di santa ragione,
si spremi in testa
che un limone,
tanto le basta
per attaccar bottone...
Non ci casca!
Per favore:
Sale in
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Tutto il sangue versato,
a legittimare un tuo credo,
l’ho messo da conto
che non l’avresti speso,
ma io te l’ho dato
e lo voglio indietro,
l’involto compreso,
che ti bei di successi
dei bei tempi perduti,
che incitavi gli oppressi
già da tempo
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Una macchia più scura
nel chiarore infernale
che si mangia le forme
di ogni pregio e fattura
le scuote e le rompe
che ti senti mancare.
Non ti fa più paura
la tua mutila ombra.
Non hai altro da fare
che seppellire le membra
e stare fermo a
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Scivola rossa la slitta
solca che bianca la neve,
sfreccia che quasi diritta
pur nel profilo breve
del ripido poggio avito,
un lampo ha schiarito
la lingua tra
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Vivere
il futuro
nel presente
già passato
di ricordi!
Ricordi
del presente
un futuro
già destinato
a passare!
Passi
nel
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Consumerò l’ultimo respiro
dirimpetto al sole morente
spengendomi nella castità
di una fiammella votiva,
spingendo nei polmoni aria
di sincero e intimo piacere
senza desiderio avanzare,
respirerò l’amara dolcezza
con la calda freschezza
ed
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Io sono gli occhi
che guardano
le stravaganze del mondo
agghindato
con un velo di piume
di promettenti
colori sgargianti
ed un tocco di belletto
sono un ferro vecchio
su cui talvolta si posa
una farfalla bianca
oppure riposa
una pingue mosca
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Ricerca del tempo perduto,
arretra le perizie al sole
anteponendo i sogni all’infinito
di un punto ignoto della mente
che ci si perde per il tutto rimestare
per poi ritrovarsi identico a se stesso
ma solo un po’ più lento a ricordare
che è quel
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In questo preciso istante
vivo e muoio di esso
nel ricordo che è stato
e quel sarà non più vivo
quando ormai sarò morto
e trapassato per sempre
di là!
Mi sopravvive
giusto il tempo
di descriverlo a te
ed ogni istante
gli ruba un frammento
e
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Abbracciami rosa del sole,
condannami ad una prigione di baci,
cavami le spine dal cuore,
attizzami di docili fuochi,
vivimi fino al posar del tramonto,
e ti verrò incontro
e ti abbraccerò
e ti condannerò alle passioni
e di spine ti alleggerirò
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Ho, ahimè, illuminato
la luce curva del buio
e nel tragitto più scuro
ho raccolto il frutto
incandescente e maturo
e ne ho gustato la polpa
fin dentro il nocciolo duro,
suddiviso la colpa
tra essere e avere
e nel mezzo il piacere
ho trovato
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Mentre il becco di prua,
consolato da ali di vento,
calca le gloriose acque
e cesellate di preziosi
diademi di spuma,
e baldanzoso il sole,
maestro trattiene
una mano di raggi
sul momento
rapito alla vita:
Mi
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Porterei ogni eccesso
sulla rotondità del mondo
e in quella virgola perfetta
un moto regolare di accesso
lo spingerà all’occaso,
una fiamma ardente
di lingue serpeggianti
ne inghiottirà la linfa
che più peccaminosa
bramerà leggera l’aria
che
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Steso a fil di piombo
come un ramo di cicuta,
una mano alata
a saccheggiare il cielo,
genuflessa l’altra
a tastare febbrilmente
un vicolo di abisso,
morsicato
dai denti avvelenati
del divino Ermete
e di iridiscenti stelle,
consacro a
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Sano, santo e potente
un arto, un gesto, un segno,
poderoso e permanente
ingegno puro impegno
sol di un verbo professare:
Ricominciare!
Potente, santo e sano
un segno, un gesto, un arto,
perché tanto baccano
per un po’ di scarto
che si è
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Cerca la poesia:
Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Riccardo Piunti.
Indirizzo personale di Riccardo Piunti: riccardopiunti.scrivere.info
Nel grembo la morte sorprende,
di amorevole calma fasciata di seta
si avvolge leggera e festosa discende
a vestire, di oro colato, la vita...
Vivo per sempre morendo,
di un tempo immortale,
un respiro, respiro correndo,
di comando
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Bendato, fino alle ossa,
uno scricchiolio risuona
antico di melliflua giovinezza,
incolore miniatura afona,
un simulacro di coscienza...
Qual sostanza distillare,
nel rudere bislacco
d’animo pieno infervorare
uno straccio di sacco,
di pula e
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Dal romito scoglio,
imploro la Madre Santa
che umanamente mi mostri
la Sua chioma inghirlandata
e le mani giunte in preghiera
e gli occhi cerchiati di ambra
nel viso trasfigurato di eleganza...
Imploro la Madre Santa
che benedisca il mio
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Cupido e cupidigia,
vincolo di amore e follia,
parata di leonina viltà
e schietta raucedine di verità,
nelle retrovie, dei sensi, oblique
increspano a udir le acque...
Punto, dolce e amaro,
di svago claustrale,
in tempo di spazio avaro
oserei
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Prego per non pregare il cielo
di assillarsi per me e i miei assunti
li espiro di volatili frasi sconnesse
unitamente alla smania di conoscere
quel che è intimo sapere...
Un grado o un gallone di vita
già mi basta per rifocillare la tempra
e ogni
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Spazio vuoto, vacuo,
riluttante al pensiero,
travestito di nebbia,
increspasto di rabbia
e veleno aspergere,
senza suono posare,
in un oblio di
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Quale limpida illusione
nel ciclo corto traspare
e appare tutto per nome,
se come il dimenticare
fosse un nome sbagliato,
nel breve circuito chiuso
il mondo ha taciuto
il ribelle e l’intruso:
Mi scuso!
Per tanta modestia,
il mondo ho
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Cantami il Cuore
delle messi raccolte
nel profondo di pace,
con le mani congiunte
cantami il Cuore!
Il Cuor vespertino
delle note nascoste
nel tramonto vivace,
di una nota fragrante
cantami il Cuore!
Come fossi un bambino
di proporzioni
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Non mi inseguir
angelo invecchiato,
con le tue ali rotte
e il tuo fiato corto,
fermati un poco,
coraggio,
mica è un gioco
il mio caro viaggio...
Prega il tuo Dio,
che ho già il mio
da implorare,
che è scaltro sai
e scuote il mento
se mi
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Algida consolazione,
il grigiore immortale
del servo e del padrone,
solenne, prudente, triviale,
l’avventato è inventore
di un congegno incastrato
in secondi, minuti e ore...
Il tempo ha giudicato,
di una fine da principio,
-con i conti tutti
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Spasmodico vapor di giubilo,
lattiginoso imbrunir funesta
crini argentini di pudico gelo,
di calici brandir a festa,
su clivi di neve aspersi
consuma una breve candela,
sfolgorio di occhi dispersi
ribollir di nappa viva svela
di convivio al
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Rotondo fanale,
di incerti confini,
albeggia, scompare
e riappare tra i pini,
una cocuzza candita
di plastici affilati aghi,
con i capelli tra le dita
-di qui e di là-
trasognato vaghi...
Vaghi il pretesto
cercando il dolore,
ti trovi che è
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Alto in basso sta,
lungo il tragitto corto,
per chi viene e per chi va,
più diritto è storto,
il nodo della libertà...
Indietro e avanti,
più qui fisso è l’orizzonte
men lì muovono i rimpianti,
il sole c’è adesso di fronte
che prima erano le
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Respiro il guizzo procace
di gocce punte di rugiada
in più crescendo audace
rosseggiando, la masnada
soverchia delle affini ombre...
Sgombre!
Le bionde piagge di calore
risplendono, tirate, a festa
sul telo, iridescente, del pittore
una
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214 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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