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Pasquale Farallo
Le 264 poesie di Pasquale Farallo
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Vanno e vengono gli arcieri
che qui mi tengon prigioniero
sotto questo angusto cielo
dove io mi sento un forestiero
Arrivato in fondo al viale
io non vedo in qual mistero
si consuma e si confonde
l’esser mio al mondo intero
Ad ogni sguardo pur
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Vano è il lamento
per chi di gioia è spento
perché non vede intorno
alcuna cosa certa
e in cuore si rattrista
per ciò che non gli è dato,
ma quando vien la sera
ed egli torna a casa
affranto e stanco,
egli s’asciuga il pianto
e al suo dolore
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Sei tu per me il cielo
quel labile mistero
che come antico velo
rinfranca il mio pensiero
Sei tu così leggera
che come una chimera
entri nella mia mente
e spargi primavera
Sei tu la donna mia
amore e vita insieme
che tieni ancora
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Ti ritrovo assorta
anima muta e sorda
ad ogni mia domanda
Tu non ascolti gli urli
che invano ti rivolgo
e il vento se li porta
Né profferisci verbo
al cuore mio che gronda
di sangue e di sudore
Ma in viso tu mi guardi
col far di chi non
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Dopo il tramonto si fece subito scuro
l’aria divenne densa e pesante
mentre la nausea arrivava al culmine
e la gioia di vivere abbandonava la mia carne.
Malessere si annidava dappertutto
come nero di seppia che altrui confonde
mentre l’ultima luce
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Cammino per insoliti sentieri
attraversato, nella bruma, da un fremito leggero
e sento l’eco dei miei passi
che si perdono in fondo alla via
Sono uno stanco viandante che non dorme
e vaga sperduto cercando la sua strada
in luoghi indefiniti del
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Di notte, nel buio più totale
quando tutto il mondo tace
e il silenzio incombe, irreale
m’incontro con l’anima mia
e mi raccolgo in preghiera
cercando di vedere al di là nel cielo
oltre quel tenue bagliore di stelle
cosa c’è che mi
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Lesta va’ la festa
inusitata e stesa
sulla cima dalla cui cresta
così in basso è poi discesa
Ma nella sua testa
quel dì rimase offesa
e il poco che gli resta
di quella folle impresa
La tenne viva e desta
nè le scalfì la presa
per questo ora
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Gli uomini, distratti e veri
innamorati solo delle loro idee
sono sempre in cerca
di qualcosa da truffare
e non gli sembra vero
quando finalmente a sera
hanno in mano qualcosa da bere
A volte son sinceri
quando ti guardano negli occhi
e
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Cos’han visto quel giorno
i tuoi occhi di cervo impaurito
sprofondati nel blu...?
Che cosa ti fece arrestare
nel tuo pallido soffio vitale
mio piccolo Aylan?
Tutto quello che conoscevi
nella tua pur breve vita
era fin troppo perfetto
per
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Quando la canicola vien giù
e il mar ne assorbe il più
allora odi strider tra le aiuole
fin che il giorno arder suole
Colei che in canto spezza,
nel dì che le dà ebbrezza,
i suoi tormenti e il suo candore
ascosa tra i ramoscelli in fiore.
Ella
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Respiro l’aria fugace dell’alba
e bevo gli effluvi di chiari di luna
quando l’Autunno sua mano mi porge,
e lontani bagliori di stelle frementi
risvegliano i sensi muti e dormienti
Lampi di luce attraversano il cielo
come il pulsar d’un rovescio
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Danzammo tutti come passeri di mare
liberi e felici ad ogni passo
nel cielo azzurro e sconfinato
L’uomo si cavò le scarpe
e in preda alla frenesia della danza
iniziò a suonare il suo violino come un pazzo
La donna non lo guardò neppure in
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Di me ricordarai l’ardore,
ancora tutte le parole
raggranellate in quei dì di pioggia
quando cercavi di carpire invano
Ogni mio gesto, ogni mio pensiero
a me che pur vedevo il mondo intero
quando ti scrutavo in fondo agli occhi
e vi scorgevo il
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Come languide preghiere
scendon rapide sui vetri
lacrime dal cielo
quando pioggia squarcia il velo
e copiosa viene giù
Fitta fitta bagna il melo
come ogni altro mio pensiero
e fin le piume allo sparviero
sono lacrime di gioia
che fecondano la
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Dalla punta del molo non si scorge il fondo
né del mare né di questo mondo
eppure è così netto il sentimento
di chi è sempre sottovento
Esso mi trascina via con sè
ora ch’è arrivato il tempo
di far tutto in un momento,
ma il tempo non è mai
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Invia un messaggio privato a Pasquale Farallo.
Dolce antica nenia
soave ed avvolgente
che l’anima accarezza
e i bimbi addormenta,
le pene allevia ed i tormenti
poi fuga il pianto e dona pace
Pura ebbrezza induce
dacché libera endorfine
nel cuore e nella mente
e con gioia senza fine
si
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Riarsi dal sole e segnati dal tempo
i contadini del sud
hanno sempre sperato
Che il domani fosse migliore di ieri
per i loro raccolti
che han visto sempre più magri
Uomini scavati dentro e piegati in due
con la pelle del collo avvizzita
e il
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Fatti non foste a viver come gli altri
voi, gente fatta a rovescio
che per molti secoli andati
foste malvisti e denigrati,
voi che del corpo e della mente
lo scettro avete posto ad arte
dalla sinistra parte
In testa poi alquanto
così poco acume
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Irta e solitaria è la scogliera,
ripida e scoscesa al verso
e frastagliata al piano
che intorno disegna la costa
Prospiciente è il mare
cupo e tenebroso
ove sostano i velieri
come fiere sentinelle di ieri
Giù da basso al fondo
s’infrangono
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È un dolce suono
e lieve cura il
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Ogni cosa ei raccoglie
e non butta via mai niente
limitandosi a convivere
tra montagne ed accumuli
d’inutile ciarpame
e livido squallore
Alterata è la mente
di questa povera gente
dove l’estro (a volte) trascende
e l’io vi discende
trascurando
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Sul crinale irto e desolato
d’una valle sconfinata
si attarda l’anima mia
in cerca di assoluto
Muta e solitaria sta seduta
a rimirar lontano, nel cielo
quei minuscoli lumicini all’orizzonte
che pulsano nel buio della notte
Cerca un baluginìo
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Ferite oscure
opprimono la
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Solo ieri ho spento
le mie prime ambite
sessanta candeline
e pur non sento
di questi anni il peso
se non fosse soltanto
Per la pena immensa
che mi procura il senso
di questa vita insana
in cui mi son trovato
quasi spinto per caso
o forse a
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Muta e lieve è la tua danza
ballerina dell’amore
che t’appresti ad incantare
il mio cuore di tzigano
Balla pure sul mio petto
mentre stringo i pugni al cielo
e il tuo corpo di farfalla
spicca salti e piroette
Le tue gambe son fuscelli
che
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S’appítte u’ musse
cu’ rossétte russe
se mette nu’ belle vestàite loùnghe
verde e gialle a’ fiaòre
e nu’ cappeídde viaòle
Po’ scènne totta n’cipriàte
e che nu’ chile de stucche m’bàcce,
da do’ passe e passe
la scije du addòere allàsse
e ad ogne
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Basso vola il passero
saltellando qua e là
di ramo in ramo
come il ballo della quaglia
Mentre il nibbio vola in alto
e del cielo egli è signore
di lassù tutto controlla
e coi suoi occhi ha soppesato
Il suo corpo è più leggero
e il suo volo sì
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Parole sconnesse
si fanno pensieri
e attendono lievi
che avanzi la sera
A indorarne i colori
e addolcirne i sentori...
Emozioni nascoste
mi portan lontano
Tra sbuffi di vento
ed ebbrezza di sensi
accordando all’istante
il cuore alla
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L’equilibrio è la norma
tra i piatti della bilancia
un po’ si mette e un po’ si toglie
finché l’ago non si ferma
Ma non tutte le cose
hanno uguale importanza
e solo il peso ne falsa
il valor che n’avanza
Vaghe e sfuggenti
son le cose che
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264 poesie trovate. In questa pagina dal n° 91 al n° 120.
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