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Gabriella Zagaglia
Le 20 poesie di Gabriella Zagaglia
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Niente può
contro l’arsura dei cuori.
E vano è il tentativo effimero
di glorificazione.
Piccole tempeste
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Se uccidi un angelo
non aspettarti odio.
Se uccidi un angelo
non ci sarà vendetta.
Se uccidi un angelo
non avrai
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Ogni tanto torna,
confusa, distratta,
ma torna
la vita.
E con lei l’oceano.
Spirali d’immenso
accantonate.
Torna
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Di niente è fatto il cielo
e quel tuo sguardo
oltre il tramonto, anch’esso
è niente.
Naufrago, il mio
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Cammino tra le lapidi
ed accarezzo i volti ignoti.
C’è sempre un gatto che fa le fusa
strofinandosi
su angoli
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Un insolito brusio
emerge dal fondo.
Arrancano, trepidanti nell'intriso,
creature impercettibili
nell'infinito
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Indifferenti
liquefazioni solide,
muovono
verso l'amorfo.
Docile seguo i guizzi
di un vecchio cuore.
Appollaiati
su tralicci di vetro,
pensieri fibrosi,
irretiscono l'etere.
Piccoli elfi, ne fanno
corde per aquiloni.
Sobbalzi
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Difficile estinguersi
superare i confini
e sciogliersi
nel silenzio gravido.
Difficile,
come riemergere
dal nero
e tornare, rigenerati,
alla luce.
Probabile,
un oblio accattivante
come un'amaca tesa
tra due stelle.
Mi avvolge, materna,
la
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Quale il luogo
quale la mano?
Di cosa morire
e perchè?
Non cambia il dolore
per chi cade.
Non cambia
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Cosa posso incidere
in questo spazio saturo
che non mi attende.
Cosa posso cedere
a questa calda stanza
che già
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Con gli occhi appesi
al cielo, sto.
Pulviscolo di stelle
m'inonda
e mani di piombo
rapiscono le membra,
per
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Invia un messaggio privato a Gabriella Zagaglia.
Non puoi uccidere
quel che in me, è immortale.
Vedo solo frecce spuntate
ormai: riponi l'arco e la faretra,
datti
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In un letto complice d'aprile,
masticavo nuvole.
Il tuo fianco: una certezza.
La tua pelle: un valico dolce.
E treni di brividi
su binari impossibili,
e baci, come promesse
colate sul cuore.
Aleggiavano piccole tempeste,
audaci come
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Colpo su colpo
il chiodo penetra,
sgorga la fonte
dove il mondo si disseta.
Bocche di porpora
come fenici,
rigurgiti insalubri
su distese di niente.
Batte il martello
e il corpo sussulta,
esplodono parole
come mine...
e il sangue torna
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Vagisce l'alba
su una culla rosa.
Inarcandomi,
allineo gambe,
come propositi
al giorno nuovo.
Il letto caldo
è lago di altura,
teatro profano
di fianchi,
naufragati
in notturne maree...
Sale l'incanto
su sponde blasfeme
e la tua
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Tra varici impervie
fluisce il mio sgomento,
spezzata è l'onda
su scogli amari.
Solo poltiglie di sangue
e fango, disseminate
sull'asfalto grigio.
Lame affilate
e chiodi, conficcati
tra petto e stomaco,
è pasto
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Funambolando
in tralice
su lembi di cielo,
assorbo
vuoti d'aria e turbinii
di stormi.
S'incagliano affilate
squame di pensiero,
sul mormorio
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Estremità nude
come radici orfane,
implorano l'aria
d'intorno.
Trame invisibili
palpitando si elevano,
mentre corpi abitati
alternano alle rette,
linee oblique sinuose.
Archi arresi
allo stremo, ed è sangue
scambiato tra la
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Non strappate germogli agli alberi,
non negate alla sorgente una via.
Prendete per mano un'idea
e fatene un pensiero.
Afferrate con grazia i giovani steli
e abbiatene cura, come vostra carne.
Non fermate i piccoli battiti,
ma accoglieteli nel
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Naufragano anacronistiche
nubi grige nell'oblio sospeso
della dimenticanza...
relitti fluttuanti di carne
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