Ad albeggiar comincia,
da lungi gli augellin a cantar
iniziano, e recarsi a la
campagna, che in mente nella
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In principio era il Verbo,
presso Dio, Egli avea dimora,
finche' la carnal natura prese,
nel seno d'una Santa Donna,
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Solo stava,
di stracci rivestito,
alle mura di Gerico,
a chieder della gente gli spicci.
Cieco era Bartimeo,
di Timeo il figlio,
al par d'una bestia
da talun era visto.
Il Nazareno per caso
da la' passava,
l'udi Bartimeo,
e con voce
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Levatomi dal dolce giaciglio,
e salutato col segno di Croce
chi per me la vita diede,
a scriverti subito mi metto.
Quasi a crear voler una via
che me a te leghi,
con quell'inchiostro nero
della piuma, che sul foglio
dolcemente adagio.
Si'
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Com' il fumo, che nelle mani
si chiude, e apertele,
ratto si dilegua via,
cosi' tu sei per me.
Come la farfalla,
che nelle mani si prende,
e schiusele, lesta fugge via,
cosi' tu sei per me.
Come l'acqua pura,
messa in un forato
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Solitudine...
temuta compagna di nostra vita,
che al meditar la mente,
sovente apre.
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| Sedea, e mirando
degli ugelli il volo,
meco ragionava sull'ultimo
fatal istante che dell'uom
la vita segna.
D'un tratto retro a me
un ombra apparve,
stranito in viso, mi voltai e
una donna candida in volto e
di bell'aspetto dietro mi
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| Lesto il treno
fischiando corre,
e veder gia si fanno
i domiciliar focolari su
onde erti, e le vie dell'acqua
che popolate appaiono.
L'aer che si sente
di soavita' profuma,
che' culla all'amor
la lagunar cittade
per tanti cor
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| Coi cari giovin,
d'etade a me pari, mi
tenea a discorrer,
finche' da lungi scorsi
una sottil figura,
che ver noi venia.
Lunghi capei su spalle agiati,
scolpito e scuro il viso avea,
graziosa e fin nelle movenze,
conoscente d'altri era, che
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| Sedea ai miei studi assai
intento, odendo il canto d'un
ugellin che con amor i' curo;
allegra l'aria d'intorno, il
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| Vola la mia distesa mente
col pensier, a pochi mesi
dietro, quant'allor sui verdi
tavoli sedea;
ricordi dilettevoli, a iosa,
affiorano, e di questo e di quell'altro,
ma d'uno in particolar l'imago
mi si compone.
Colui che fu, mio caro
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Festa delle Donne 2009 Autori Vari
Poesie per la Festa delle Donne.
Il lato femminile della poesia
Pagine: 50 - Anno: 2009
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Invia un messaggio privato a Pio De Michelis.
| Ecco l'omo del dolor,
ch' al timor della morte
non s'arrende,
tradito, e sanza causa alcuna
reo di morte giudicato,
del grave legno della Croce
si fe' carco.
A iosa schernito,
deriso, percosso,
il suo pietoso viso mai ritrasse,
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| Crocchi di giovin d'intorno,
urla e risa da finto gaudio
colmi,
riecheggian voci di fanciulle, da
pensiero prive,
i lor lumi di gioia
ripieni appaiono,
di saper non so, se illuder si
vogliono, e cosi ben finger sanno,
ma per certo so',
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| Scorrea leggiadro e
queto, il viver mio,
ma ne sofferiva il cor,
mendico di te, amor, german di
giovinezza, e sospiro acerbo
dei di'futuri.
Nei di'andati, credetti spesso
di teco ragionar,
dei cor, vital motore, ma sconsolato
capir potei
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| La mente di vagar è sciolta,
rimembra,
lasso,
soave m'allieta il pensier
che a te mi porta.
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| L'ultimato amor,
ch'eterno io mi credei,
si' fortemente oggi mi tormenta,
giorno e notte mi scote,
più forte dei di' passati.
I lochi, i viali che con Lei,
era solito visitar, mesti appaiono,
e gli alti fusti di chiome privi,
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| Tante fiate, il sol ridente
nel cielo apparso era,
dal di', che miei occhi
illuminati s'erano,
rimirando lo suo angelico viso.
Mai, non pensato l'avea,
e in sogno la sua candida imago,
più volte sfiorato avea.
Ah malvagia
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| Solo, per prender quiete,
e dalla gente, irato, fuggire,
per i mesti, miti viali, d'alti cipressi
cinti, men vado.
Da lungi, s'ode del merlo il lugubre lamento,
al mugolio straziante simile, di dolor colmo,
della vedova, che sul muto cenere
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| Fuggiti via, eran molti
dì, da quanto dalle sue labbia
dette avea quelle parole, che il
mio giovin cor feriro,
a
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| L'amor tace,
e ancor più forte di pria,
ferisce lo mio traviato cor.
Lei mia fu
e ancor in mia arma riede,
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