Nella stanza centosette,
ci son quelli un po' più gravi,
che non possono mai uscire,
perché sono recidivi.
Quella porta è sempre chiusa,
un lucchetto ha il chiavistello,
c'è ricoverato Augusto,
dice d'essere un
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Sul selciato freddo e nero,
cade un petalo ingiallito,
e ha l'odor del cimitero,
nel suo rider raggrinzito.
L'ombra mia va silenziosa,
e ne incrocia cento ancora,
seguon quella che riposa,
per non farla sentir sola.
Ma l'amico mio è
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Passano questi anni,
come un treno maledetto,
e la gente sale e scende,
dentro e fuori dal mio petto.
C'è chi porta sei valige,
e chi un bagaglio a mano,
chi si ferma a quella dopo,
e chi invece più lontano.
Ci son uomini
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Sotto l'ombra dei cipressi,
si riposano i soldati,
che han sparato come ossessi,
ma son stati poi colpiti.
Tutti avevan dei parenti,
e una casa a cui tornare,
c'è chi è morto in cima ai monti,
e chi invece in mezzo al mare.
I
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Questo giorno da prendere a calci,
non ha sera che tardi a venire,
prigioniero in un circo di pulci,
come fiore che non sa appassire,
mi ritraggo ferito alla tana,
cento frecce piantate alla schiena,
già speranza ha a dipingersi vana,
tra
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Muore il giorno,
ed il chiaro è dietro le spalle,
sul mio inverno,
che gela anche i cocci di stelle.
E poi si strappa il cielo,
e vien la neve a grani,
e tutto è in bianco e nero,
è scuotersi di rami.
Ma io son troppo
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Mi hai lasciato in un giorno di pioggia,
mentre il cielo annegava nel fiume,
penzolavan le ombre dai rami,
e appassiva la fiamma nel lume.
Sei tornata al morir delle nubi,
sei tornata a brillar nel mio specchio,
ma in un brivido freddo
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Il vecchio rise sotto il buio del lampione,
mentre il suo cane ripeteva il salto,
quattro monete aveva a sera nel cappello,
per una vita che non si era scelto.
Ma sorrideva nonostante tutto,
perché era vivo.
Offrì una rosa alla
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Se lo cerchi è all'osteria,
ad annegare il dispiacere,
la sua vita fugge via,
tra la pipa ed il bicchiere.
E rimorsi più di cento,
tra rimpianti abbandonati,
rughe fatte di spavento,
e silenzi disperati.
E le mani fanno
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Marta non fu mai bambina,
lasciata fu in fasce alla ruota, davanti,
Marta col cuore in cantina,
mai fu felice negli anni fuggenti.
Marta che un bacio mai diede,
ne ricevette in cambio l'amore,
Marta che incerto ebbe il piede,
e un giorno
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Marianna fu madre otto volte,
e pianse per sette, di nero vestita,
Marianna che buffa è la morte,
ti porta via tutto ma ti lascia la vita.
Ricordi di Gianni e Leopoldo,
partiti in divisa e tornati in bandiera,
poi furon Beppe e
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Gildo fu amico di tutti,
aveva una casa sul bordo del lago,
Gildo campione di rutti,
e magro talmente, pareva uno spago.
Gildo sei mucche e un cavallo,
al quale voleva più bene che a un figlio,
Gildo che aveva un fratello,
sepolto a Natale
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Sposa che sonno non prendi,
ti volti nel letto e non riesci a sognare,
quegli attimi estremi ora spendi,
e dì una preghiera per chi muore in mare.
Un dì pescatore d'aringhe,
mi spinsi incurante ed andai oltre il faro,
già il
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Grigio e rosso di tegole e ardesia,
mille tetti fra stretti sentieri,
scendon lesti giù all’acqua marina,
tra paesaggi rimasti nel ieri.
Ogni giorno una vecchia si affaccia,
e distende un lenzuolo blu al sole,
che si increspa tra strappi di
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Guardai fisso dentro i suoi occhi,
riflettevano i miei che riflettevano i suoi che riflettevano i miei,
e così all'infinito,
in un incanto di ricordi e di emozioni.
Com'erano belli quegli occhi circondati di rughe,
mai più avrei
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Mi guardo allo specchio e vedo solo rughe,
alcune sottili tracciate dal cesello del tempo,
altre profonde, fatte di rimorsi, di rimpianti e di ricordi.
Ogni uomo ha il proprio vissuto sul volto.
Mi guardo allo specchio, vedo solo rughe,
e mi
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Invia un messaggio privato a Davide Ghiorsi.
Seduto me ne stavo là sopra una panchina,
mentre un giovane trentenne spingeva un'altalena,
rideva allegramente la sua bella bambina,
quando le sue mani le toccavano la schiena.
Una donna quarantenne spingeva stancamente,
una triste
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Timida stellina,
goccia di rugiada,
caduta dalle stelle,
e piovuta sulla strada.
Timida stellina,
lacrima serale,
uccisa in ogni notte,
da una mano sempre uguale.
Timida stellina,
quanta voglia di morire,
quando il sole si nasconde,
e vien
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Volti sparuti,
segnati da stenti,
celan dolore,
stretto fra i denti.
Sferzati dal vento,
piegati dal gelo,
resiston, mai alzan,
man verso il cielo.
E solcano il vitreo,
terreno bianco,
in fila marciando,
con morte di fianco.
Avanzan e
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Vorrei avere il verde,
per dipinger vallate,
ed un tocco di giallo.
per donargli l'estate.
Vorrei avere il rosso,
per dipinger la rabbia,
e una goccia d'azzurro,
per coprirla di pioggia.
Vorrei avere il nero,
per dipinger la morte,
e un
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Il guardiano delle oche,
sa di non aver più scampo,
e cerca l'oro nelle buche,
per comprare ancora tempo.
Il guardiano del pollaio,
sa di essere alla fine,
ed usa penna e calamaio,
per spostare il suo confine.
Il guardiano dei
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Mandarono le mappe di strega un ululato,
quando aprii la porta di getto sull'entrata,
fuggì nell'altra stanza il buio spaventato,
restituendone i contorni a quella ormai lasciata.
Non c'era che silenzio e odore d'abbandono,
in quella
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Grandissimo rogo splendente,
maestoso, d'enorme calore,
che occhi e man non offende,
poiché arde e brucia d'amore.
Dolce e paziente interviene,
donando conforto alla mente,
e con mano paterna deterge,
le lacrime d'un sofferente.
Tace
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Il soldato ha gli occhi azzurri,
e i capelli giallo paglia,
avrà forse sui vent'anni,
e una divisa color foglia.
Un puntino tutto rosso,
che si allarga sul torace,
mentre il mio fucile fuma,
come un cumulo di brace.
Il soldato ha gli
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Se voi vedeste con che occhi mi guardate,
con quale sguardo penetrate le mie carni,
poi senza volto nel mio volto giudicate,
i miei uragani, i terremoti e i mari interni.
Ma non c’è ruga, ne vescicola o tumore,
bieca aguzzina in questo corpo
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Pensiero mio triste s'en va haimè scarno,
vagando pel bosco, tra verdi sue piante,
si fa doloroso pugnale allo sterno,
sapendo quel verde già farsi distante.
Ed or che distanza si è fatta prigione,
indugia al ritrarsi
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Il melo vestito d'aprile,
di voci tra i rami e di fiori incantati,
cinguetta nel fresco imbrunire,
al sole che stanco s'adagia sui prati.
Il melo che ascolta i miei passi,
e accenna un sorriso asciugandosi il viso,
già sa che il mio
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Mi piace rovistar negli interstizi,
dell'anime contrite dei passanti,
frugare tra i ricordi, oppur tra i vizi,
tra i cocci ed il vapor dei sogni infranti.
Mi perdo a immaginar le loro vite,
scrutando tra le rughe che han sul viso,
tra gli occhi
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Siam distesi come vermi,
il nemico è all'altra sponda,
siamo come scogli inermi,
aspettiam che arrivi l'onda.
Neve, ghiaccio, topi e fame,
ci fan tanta compagnia,
la paura è il nostro pane,
come amica una poesia.
Che mi parla
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Guardò le carte e aveva in mano quattro fanti,
erano gli uomini della sua vita,
partiti da chissà quanti anni e ormai distanti,
vicini solo perché tenuti tra le dita.
Quello di picche era Giuliano l'assassino,
che dentro al
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