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♦ Pierfrancesco Roberti | |
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Giuliano Esse
Le 433 poesie di Giuliano Esse
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 | Sarò dove già sai
nascosto dietro il tempo
e i vecchi inganni
convinto che il portare via
i tuoi anni
sia il meglio
e la perfetta soluzione
per presentare al giorno
l’ovazione
del canto del rinnovo
che si ripete a onde
sopra il
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Io qui
sull’ampio ballatoio dell’universo
dove mi sento perso
perduto in questo cielo
che come un bianco telo
mi copre e mi sorprende
e il sole stende
dietro il mio colle amato
dove bambino
correvo con Merlino.
Io qui
ad aspettare ancora il
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Era salato e grande quanto un mare
con pesci e piante anfibie da incantare
gigante d’acqua dolce da salvare
dall’uomo e dal suo verbo speculare.
Era un gigante amato e consacrato
dalla sua gente sempre più lodato
ma un giorno nero e fosco
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E’ posto tra la terra
e le sue nubi
lo avvolgono di giorno
in mezzo ai monti
la notte poi
il cielo inesplorato
lo stringe tra le mani sue
stellato.
E’ piccolo
ma certamente giusto
e vive in alto solo
chiaro e adusto
felice di una
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Ti amo
come amo questa vita
come il gallo che canta il nuovo giorno
come la terra abbraccia la sua luna
come l’accento sulla verità.
Ti amo
come amo la mia età
come il falsario stampa la moneta
come la stella attende la
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Viva l’amore
quello condiviso
quello che a pezzi
porta il tuo sorriso
quando sorpreso
a chiederti carezze
mi colmi di moine
e di vaghezze.
Viva l’amore
con il batticuore
quello a distesa
con la bocca arresa
a tutti i baci
che mi dai a
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 | Votato come un merlo al non ritorno
reciso come un tronco alle radici
il tempo tanto atteso maledici
rivolto con disprezzo al nuovo giorno.
Il fuoco che bruciava dentro e intorno
mischiato e ben saldato ai sacrifici
ricopre sopra un manto di
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E’ giunto il mio momento di partire
ma non ritorno più in questa terra
che il vento dell’incuria ha trasformato
nel misero giardino del peccato.
E volo via con l’ali corte arrese
a questa maledetta sorte amara
e il cuore sbigottito non
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 | E gli anni passano a uno a uno
ricolorando le mie stagioni
che il tempo spegne nei suoi viali
come in un cantico di sporche ali.
E gli anni volano rapidi e folli
cadendo spenti tra le mie voglie
di questa vita lungo i viali
in mille pagine
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Spoglie queste strade
spogli questi rami
legati a tante vite
dai fiori ormai tradite.
Spoglio come un giorno
col niente ancora intorno
spoglia questa sera
da tarda primavera.
Spoglio questo sole
di pallide viole
più pallido che
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Vivo la notte
nel suo immenso buio
sollievo e ristoro
richiamo intrigante
dal fondo festante
fontana infinita
feconda marcita.
Amo la notte
maestra e scolara
donna sapiente
del sogno proibito
il mio preferito
al cupo concesso
signore del
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La tengo ben racchiusa tra le mani
sconcia lubrica matta e velenosa
spogliata ed impaziente come sposa
col cuore proiettato al mio domani.
O piccola o abnorme ha denti immani
e morde e nell’alcova non riposa
sedotta dalla sete e
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 | Io parlo proprio a te che sei un ribelle
un figlio della rabbia e del mugugno
che sembra indifferente a questa vita
ornata dal tuo essere stilita
fissata sopra il palco del bordello
in faccia al tuo servirmi da coltello
per fare a pezzi questa
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 | Messo in disparte dietro il tuo sipario
che mi propina giorni in bianco e nero
lasciandomi nel gioco di un mistero
io non mi adatto a questo calendario.
Io che conosco appena il sillabario
di questa vita tinta di straniero
mi sento il più
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Io col silenzio
gioco e mi diverto
del mondo sordo e muto
sono esperto
convinto che a non dire
una parola
il cuore si rinfranca
e si consola.
Il mio silenzio
giudica il frastuono
e definisce il verbo
un vero tuono
che tronfio dei suoi
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 | Batte in silenzio
come un forsennato
e grida forte
che non è malato
spinge con rabbia
tenta di lottare
e cerca dentro il pozzo
cosa fare.
Passa il silenzio
sopra le mie mani
e non si arrende
ha pensieri strani
grigi e feroci
pronti a
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Leggi la biografia di questo autore!
Invia un messaggio privato a Giuliano Esse.
 | E’ piccola
più piccola che può
ma forte
e si’ tenace
e radicata
che sfida il vento forte
e ogni tempesta
sicura ad ogni vento
salda resta.
Si incanta
e mi ribolle
nella testa
e anche se la notte
è tormentata
si batte
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 | Azzurri più del mare
e più del cielo
puliti
senza macchie
e senza velo
guarniti da un sorriso
risplendente
fioriti dentro un cuore
sorprendente.
Briosi freschi
vivi e assai sinceri
li trovo sul tuo volto
e sono veri
e danno
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Il vestito che mi metto è quello giusto
con perline incastonate e stelle argento
poi me n’esco per la strada assieme al vento
e saluto un vecchio amico ormai vetusto.
Viso allegro trionfante in alto il busto
busso certo di trovare
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Pretendo un benvenuto
con i fiocchi
con roba vecchia
giù dal tuo balcone
con spari bianche stelle
e panettone
lenticchie cotechino
e un buon moscato.
Pretendo il tuo saluto
travolgente
da te che sei a volte
indifferente
e credi che
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Ed eccolo che viene
e porta pace
nei cuori nei rimpianti
e nudo giace
nei miei pensieri ricchi
di speranza
legati ai miei bisogni
e alla mia istanza.
Ed eccolo che entra
e da’ conforto
al male ad il dolore
e a un vecchio torto
col suo
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Sto qui a rimirare
la grande notte accesa dal buon Dio
che padre di un presente tutto mio
col verbo immacolato dell’amore
concede il figlio eletto al tuo dolore.
Sto qui ad aspettare
che coi suoi caldi raggi la cometa
lucente nel suo cielo mi
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Donna di fiori
rossa copertina
dama di dolci incanti e mia regina
col vanto del profumo tuo di dentro
col fiato sempre pronto a fare centro
con tutta la tua sete dolce e amara
che mostra al mondo intero che sei rara.
Donna di picche
candida e
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 | Sei rosa
e le tue braccia bianche e ardenti
si stringono al destino e son splendenti
ricche di essenza pura e di
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Ed ecco la fenice allontanata
tornare dalla terra degli inganni
rossa e più avara
ombra disperata
decisa a trionfare sugli agnelli
con tutto il fuoco in armi e sempre vivo
segnata dalla febbre travolgente
dal giorno che rinata
si cala sulla
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E dentro me c’è il vento della morte
il nero mio piacere della sorte
che sradica la vita con la rabbia
di chi nasconde il capo nella sabbia.
E dentro me non trovi che tormenti
niente rimorsi né ripensamenti
votati a sgominare il bene
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Era il re dei quattro venti
che gridava tra i lamenti
di re mamma e re papà
con vigore in libertà.
Egli amava il maestrale
superphon fenomenale
con tempeste indemoniate
e tremende mareggiate.
Se soffiava lo scirocco
procedeva
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C’era un re una sola volta
la sua storia chi l’ascolta
non sa ancora dove e come
lui eseguiva le sue crome
proprio sopra il pentagramma
disegnato dalla mamma.
Si sentì una sola nota
forse un sì o un là pilota
poi silenzio a
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Orfano di che cosa?
Del vuoto ornamentale
che brilla sul giornale?
Del tardo compromesso
che vomiti nel cesso?
Orfano poi di chi?
Di un padre già segnato
dal tempo cancellato?
Della tua croce a rate
per mani già
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 | In questo mondo alberi sconnessi
spezzati ancora prima di fiorire
segnati dalla sorte a imputridire
con rami già recisi e compromessi.
In questo mare anime vaganti
lasciate dagli eventi a trasmigrare
distese sopra il fondo come bare
con
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433 poesie trovate. In questa pagina dal n° 301 al n° 330.
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