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Pier Giorgio Cadeddu
Le 256 poesie di Pier Giorgio Cadeddu
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Qui sulle pendici dei monti d’argento,
scorre la mia vita verso valle
io, serpente ed aquila, uomo e pietra,
padrone di villaggi e servo dei cani di foresta;
una vita scoscesa e senza una risposta,
perché le voglie secche dei
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| Niente sapete
di un’alba nascosta dietro i monti
che rischiara i bambini della polvere,
non avete occhi bastanti nemmeno a distinguere
i monti in fondo alla pianura;
tornerà dietro la paura anche la nebbia
in un giorno di pioggia rossa
fra
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| Eppure ti ho amato
stretto nel tuo mantello
Il pelo lungo come un erba sottile,
gli occhi leggeri di vita e luce che riflette;
la mattina era il tuo fiato a riscaldare il giorno
e la sera si chiudeva sul tuo guaire la notte.
Eppure ti ho
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Quando quel giorno tornerai,
ti aspetterò lontano da me stesso
immerso in una nuvola d’acqua,
raccattata per strada,
e mi nasconderò dove nessuna,
logica spiegazione del mio viso
ti apparirà diversa da una fine
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Anche stanotte è stata pioggia,
incapienti nuvole in fuga
da un cielo pregno di umori,
dalle sue lontananze d’estate e d’amore;
in mezzo all’erba secca ed alle stoppie
ritorno solido e rinasco
dopo una notte avara di intenzioni
e nessuna
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Giorni come vestiti strappati
impigliati in un dubbio,
giorni uguali a una domanda
lasciata tra le onde del mare;
cosa galleggerà alla fine dei sogni
nella notte di luna rapace,
in deriva rimboccata sotto le coperte,
saranno solo le segrete
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Trascinando i passi su questa salita
sento la fatica del scendere
come un’onta sulla pelle
secca di vento affascinante;
eppur volevo salire lassù
a cercare il tempo delle solitudini,
a urlare il brivido dell’orizzonte.
Ma ora,
per
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Mosaico di colori i tuoi occhi
vetri multiformi di pensieri di terra,
cuneiformi e languidi quanto basta
per dare geometrie alla tenerezza.
Sul vento morbido di un mare crescente
avanzano le onde increspate di cupo
quasi una rivincita liquida
su
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Smarrito dentro te stesso,
un camminare stracco
verso il risalto dell’uomo;
Dopo il tuo dopo,
quel molo caldo
come una vita a picco:
sale e ferite,
urlano del tuo tempo e il mare,
sibili di respiro e confini di preghiera,
piccoli
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Andremo soli
mano nella mano
come pensieri di morte
verso il richiamo della luna;
andremo soli
sguardi disattesi di altri mondi
ultimi viandanti di polvere
ad
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Nel respiro salato delle spiagge di Sardegna
ho imparato i tuoi amori di sabbia,
lucenti di quarzo e duri di mica,
quegli amori come aghi neri di dolore
crune accecanti per il filo dell’anima.
Eppure, tra i tuoi capelli di una notte senza luna
si
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Esistono spazi tra le parole
dove i pensieri somigliano ai tuoi occhi
cristalli di luce e attese di una luna calante,
cuneiformi linguaggi di emozioni .
Esistono parole fra gli spazi
dove si perdono i significati del passato
ed il mio pallido cuore
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Dalle feritoie della mia torre di guardia,
guardo in silenzio lacrime di affannata pioviggine,
moria di foglie vizze di uno stracciato autunno,
bagnare come polvere di strade avite
il solcare corrivo del restante inverno.
Scendono gocce stridule in
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Dove andranno gli uomini della noia
stretti nei loro pensieri a maniche lunghe,
inespressivi sguardi griffati di aquile cieche,
passeggeri su voli di drone a spiare la solitudine
degli angoli sbrecciati delle case sfinite;
dove andranno gli uomini
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Ho visto alle stazioni ferroviarie
dove il tempo non si ferma mai
uomini cercare amore
e come alberi asciutti di foglie,
piangere sulle pareti di rose;
ho visto donne nelle stazioni
sussurrare bellezza e parole parallele
aspettando nel vento
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| Come ti avvolge una sera di maggio
plausibile ricerca di rose
nell'incavo dei desideri di estate
fluttuazioni di pollini e desiderio;
suoni pallidi in un giorno di maggio
lontananze di profumi
mare che si scioglie d’oriente
improvvisi che non
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Indirizzo personale di Pier Giorgio Cadeddu: piergiorgiocadeddu.scrivere.info
Abbracciati all’ultimo silenzio della sera
come radici di tempo ad un’antica madre,
respiriamo la densità feroce dei pensieri,
usurati residui di una nebbia danzante di pianura.
Flebile luce tagliata da lama arrugginita,
il silenzio di
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Perché mi frugano sul cuore
i tuoi occhi fruscianti di foglie,
lucidi iridi distanti quasi un’autunno,
intrisi in un attimo di pioggia fredda?
Perché stringono come corde sul collo
e mi rimandano al goccìo di cattivi
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| Nei giorni decorati dal rimpianto
dei giochi aspri e terrosi,
piccoli mattoni di memorie,
braccia levate ad afferrare sogni,
grida e canti all’ombra delle strade;
Quei voli sospesi a mezza vita
sulle traiettorie del perdono,
grigie nuvole
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| Non hanno sintesi temporale
le ore abbandonate a se stesse
a chiudere giornate di libeccio odoroso;
al ritorno dalla pietà delle onde
piangono moli abusati di pietre nere,
inutile teatralità che corrode il sereno
spargendo dispersione
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Quasi finito il tempo delle farfalle
nella mia isola di tempi lenti
dove gli amori bagnati escono con il sole
e le lacrime sono gocce di rugiada.
Quasi consumato il tempo del mio amore,
siccità delle parole di spiaggia
ora che il sole
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Non ti voltare,
troppi attimi arresi
a consumare titoli e giornali,
ad ascoltare una musica spenta
dietro la noia e un depliant;
non ti voltare,
la luna segna ancora strada
ondulata e impaziente,
un andare di donna,
ironico bagliore,
guizzi di
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Prigioniero di un arrivo improvviso
osservo partiture di giorni in minore
estranisco nell’ intanto che stillano gocce
sopra la mia mano fuori contesto,
colpita a freddo dal lacrimare di aprile.
Funereo il mare in ginocchio
oltre le scale della
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Eppure non temo le risposte;
le ho già trovate ieri
dietro un volo di ricordi,
poveri uccelli straniti di stagioni perse
in rotte sbagliate per sempre;
eppure non servono risposte;
sulle incertezze dei tuoi occhi
ti scriverò una
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Nella mattina che non è
la luna inghiotte ogni strada,
una lunga striscia bianca,
bava di stelle sparse senza indirizzo.
Al ritorno dalla follia
non ho ancora vissuto abbastanza
per chiederti un solo bacio
una circostanza di amore
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Sulla spiaggia delle nostre vite perdute
ti vedo in aspra controluce
tra un commiato di luna e l’aliante di un gabbiano
increspata di un vento cinerino
come il ritorno iroso del mare di ottobre
dalle fatiche di tempesta;
appesa ai miei fili della
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In custos tempos abbaccadòres
minore amore cantat
sùbra a s’inchìza de sa vida
candho naschet su sole;
e coro meo bolat seguru e lìeru
in sos brazzos intraboddhiàdos de sa luna
po lèare tristèsa a
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Come puoi chiedermi di non amarti,
ogni claudicante passaggio del tuo viso,
lento nella mia mente,
è un ritorno senza alcun biglietto
ex voto e celebrazioni dell’addio;
come puoi chiedermi di non pensarti
Il vento estraneo autore,
fra
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E poi duecento graffi sul viso
duecento pagine che stridono fra le parole
duecento amiche a piangere un dolore.
Guarda che non avrò mai una strada
ed un orario ferroviario a dirmi
che una poesia non è un arrivo,
che non ha stazione
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Mi rimane in chiaroscuro,
velo sulla memoria,
l’alone delle tue parole scarne
infilate in rosari
grani sfocati di piccole storie,
una rinfusa di preghiere senza dio
e più niente da salvare.
Come un’icona in tralice,
incipiente canizie di
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256 poesie trovate. In questa pagina dal n° 31 al n° 60.
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