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Ventola raffaele
Le 550 poesie di Ventola raffaele
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Trionfo di lanterne a pigmentare il buio
sulle rovine dei nostri curvi fiati.
Fervide stelle che ingabbiano l’immenso,
corona di luminose spine
poggiate sulle fragili guglie del cielo.
Onde di passi che non hanno memoria del dove
gemmano nel prato
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Chiove forte stasera
e s’arrepara Napule
’e stelle ‘mbraccio ‘e nnuvole
s’affacciano a guarda‘.
’E notte, e fore ‘e vasce
sta pe’ cala’ ‘o sipario
ma tuone, lampi e grandine
nun me fanno arrepusa‘.
S’addorme sola Napule
comme ‘na mamma stanca
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Umiliami pure
come fossi un giunco spezzato
tra i saldi canneti
adesso che tremo sulle tue ginocchia...
adesso che nel sereno vive la tristezza
e gocciola la mia parola
come lamento di cenere.
Umiliami con la forza della paura
ma non legarmi al
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| Ormai non partiamo più!
a cosa è servito costruire tutti quei ponti?
le vele issate nel vento
e poi riavvolte
in un desiderio imminente.
a cosa è servito studiare il mondo
se l’uscio è uno zerbino consumato di noia?
a cosa sono serviti i tuoi
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| E’ un posto tristissimo
quello dove abitano i versi.
Un deserto incantato
pieno di parole pesanti, spinose
che aspettano di essere colte
da mani delicate,
da anime spoglie d’ogni velo.
Nella profondità dei suoi silenzi
ti senti solo,
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Autunno
preghiere di foglie al vento
e cieli d’acqua
avvolti in un misterioso incedere
come uno sciame di mille libellule
che compare d’un tratto all’orizzonte:
incantesimo
nei miei occhi sognanti.
Io sono come l’acqua
abito gli anfratti più
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Dove si abbracciano i fiumi
si dilata la percezione del tempo
e si rincorre l’alba
il desiderio di diventare mare.
Mano nella mano
due sorelle a piedi scalzi
che corrono nel grano.
Specchi evanescenti
di lacrime libere
piovute tra chiome di
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Magari potessi lambire
il tuo emisfero dorato
fatto di contrasti d’ombra
di colori cangianti
e di pennellate d’estasi.
Siamo due cieli paralleli
che si incrociano
ma non si toccano mai:
eterni vagabondi nel magma della vita.
Se mi affaccio a
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Se vedessi la notte che vive in me
e conoscessi i tormenti dell’agave
rammenderesti la distanza che ci eclissa
quella finestra che divide il cielo in due.
Mi abbracceresti
Con la tua calda corteccia di fiandra
fino a plasmare di luce
la mia
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Ha odore d’orzo
questa dorata alba
appesa all’altalena del silenzio.
Rimesta viaggi notturni di cicale
sigilla le attese
di chi conosce ogni centimetro
di questa dannata penombra
e cola nei pozzi vuoti della misericordia.
Decolora il ventre il
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| Tu sei
quel vento leggero
che spinge l’altalena dei ricordi
e spazza via l’ora quiete della sera.
Il volo leggero di un fenicottero
che fende le nuvole.
Sei il tempo spensierato delle bambole.
La scia malinconica del viaggio di ritorno,
quel
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Sulla panchina non ci son che foglie
a rimpiazzare un altro freddo inverno.
E’ uno scrigno il tempo
un vuoto di parole non dette
un volo, un lampo nelle nebbie.
Ho amato il verso del ramo
quando pieno di vento
urlava fiori alla tua mano
e
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Settembre già s’appresta
fa capolino
bevendo luce ai giunchi.
Dipinge gli archi.
Affonda alle caviglie.
La foglia vecchia si prepara al salto.
Nei ricordi i girasoli
e un libro che parlava senza voce.
Leggero il telaio che tiene in piedi il
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Che cosa è la poesia?
non chiedermelo seriamente.
La poesia è un atto di amore
verso anime ignote,
un grido folle
rinchiuso nelle pagine dell’ abbandono,
un battito che vola via
lasciando un segno indelebile
negli occhi di chi osa ancora
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Afferrami la mano
non volare via
ci sono tante cose
che debbo ancora raccontarti:
arcobaleni dove scivolarci sopra
palloncini colorati e luci scintillanti
di luna park.
Non può finire così
-Senza un ultimo Natale-
Non volare via
ci sono
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Non mettere distanza
tra te e il mare
non lasciarlo solo:
sarebbe come non respirare!
Naufragare nell’abbandono
di giorni sterili.
Lui vive di sguardi
di salti di delfini
di lune che si specchiano nei suoi abissi.
Come i miei occhi
quando
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Invia un messaggio privato a Ventola raffaele.
Indirizzo personale di Ventola raffaele: raffaeleventola.scrivere.info
Ti aspetto
dove di sera ritornano i gabbiani
quando il cielo cala il drappo rosso.
Qui non si sentono
che i fremiti dei treni
e il peso del sole che cuoce i tetti.
Oggi mi respiro
mi basto
ho solo un desiderio in mente
da affrancare, in
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Erano d’avorio
quei tuoi occhi scuri
-abat- jour luminose
nel grido struggente del silenzio.
Tenevi stretto
nel palmo di un pensiero
un piccolo fiore
che perdeva petali
come neve al crepuscolo...
lasciandolo nudo
nelle tue mani
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Mi lasciasti sotto un temporale di silenzi
a raccogliere gli ultimi istanti di noi
disarmato di ogni singola parola.
La pioggia di febbraio ingoiava i nostri rumori
nel travaglio di passi cadenzati in lontananza.
C’erano i miei anni stretti fra le
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Mare che bussi forte
alle mie sponde
spingi lontano gli occhi ad indagare
non ti crucciare se il gabbiano langue
ogni orizzonte parla la sua lingua.
Ci sono anfratti dove l’onda muore
e croci che sigillano maree
dietro i rosoni gocciolano
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Mi sono rannicchiata in una lacrima di gesso
mentre pioveva sangue dal tuo cielo perverso
ed ho ingoiato il buio come fosse sapone
per nascondere il cuore dal tuo amore padrone.
Batti forte quel livore sopra i resti di un fiore
che dicevi di
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Cadde l’ombra
sul ventre della sera.
E tu, mi dicevi del vento
che parla fra i rami,
di quante emozioni liquide
ci lasciava in gola.
Rimanemmo alla finestra
sporchi di silenzio,
Ingoiati dalla penombra.
E i gabbiani volarono via
spinti dai
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Le abbiamo lasciate troppo sole
le cupole d’argento,
le fontane, i fiori lungo i prati,
le divine albe fasciate di silenzi:
spettri d’occhi eclissati
dietro pianti di stelle.
Chissà se il mare
ci riconoscerà ancora,
-statue di sale
sulle
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| Tutto il mondo è intrappolato fra le mura di un tormento
a guardare consumarsi quel cerino del tramonto.
L’abitudine è un surplus che non possiamo più indossare
è una merce molto rara che dobbiamo reinventare.
Questa storia a tinte fosche sembra
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Ti stagli sullo sfondo dei ricordi
come una cicatrice che non vuol guarire:
il cielo che si specchia da sempre nel suo mare;
stagioni che non hanno mai una fine.
Da quante lune mi starai aspettando
piccola alba che non spegne il buio,
angelo
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L’amicizia non si perde dietro un angolo di muro
sono storie radicate che ritornan nel futuro,
son ragazzi che giocavano nelle asole del tempo
prigionieri dell’eterno, che si perdono in un lampo.
Giocavamo a nascondino con la nostra fanciullezza
con
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Troppo alta la cima dei tuoi occhi
per pensare di accarezzarti il viso
sembra vicino ad una stella madre
che si confonde col tuo guscio d’avorio.
Conosco il peso delle tue radici
dei passi che solcano aridi paesaggi
con una marcia dignitosa e
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Afferro giorni di sale
con occhi avidi di vento
seduto sulla terrazza in riva al mare.
Bacio quelle sponde di corallo
con tanta passione da graffiarmi il cuore
che sanguinante muore
mentre il tramonto mi sovrasta il fiato
e mette a nudo tutti i
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Ti sei aggrappato ad un alito di vento
Lasciando la pesantezza del tuo corpo
China su un pentagramma
Ad ammansire il suono del silenzio.
Adesso sei danza di note
Sui campanili deserti del cielo,
Il soffio ansante della corrente ascensionale
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Sai
se sposto il foglio, adesso,
dove il silenzio abbonda
nascono vani pensieri
servi senza volervo
di questa dolce eutanasia: la poesia.
Piccoli schiavi
rinchiusi nella stretta gabbia dell’anima
dove ogni parola persa è un petalo che muore
tra
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550 poesie trovate. In questa pagina dal n° 61 al n° 90.
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