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Elizabeth Nightley
Le 63 poesie di Elizabeth Nightley
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Che ti posi come neve
ed io montagna, ti reggo
ogni fardello glaciale
ad impigliarmi la lingua
contro ruvide stalattiti,
ed il tuo etereo laccio
sciolgo.
Ch'addobbi i miei spigoli
e le mie grotte.
E seppure scali il cielo
come tempo
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| Tu che irridi l'umano orgoglio
che schernisci la nostra gloria,
ti diverti a renderci fragili?
Godi nel vederci strisciare
ai piedi dell'usurpatore
che ora regna sovrano
sul nostro trono di costole,
a rendere schiavi i battiti?
Hai forgiato
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| Le ingenue, ingannatrici, vacillanti creature
che protendono le labbra smaniose ai camini
e si colmano il ventre d'arsenico stantio,
cauterizzano le ferite della notte
con baci riarsi da aneliti febbrili,
risucchiano rigagnoli di vertigine,
esalano
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| Giumenta della Notte dal manto di tenebra
t'impenni e t'abissi sotto la palpebra,
generi maree di liquida criniera
simile al cimiero d'una fiera guerriera.
Le tue nere briglie son fili d'orrore,
il morso che foggi ferreo rancore.
Sul tuo dorso
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Brivido, che dissezioni la mia cattedrale,
che dai in pasto all'epilessia i miei pilastri,
che percuoti queste mie vacue
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Non v'è tempo per annichilir le voglie
e lesinare sul superfluo piacere.
Adornati di drappi nitidi, non
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Sboccia la mia eco in cupola cristallina,
cinge il capo come ghirlanda adamantina.
Cala la nebbia, umbratile sipario,
che m'intinge come piuma nel calamaio,
e seppur l'oblio l'ali mie ebbe tarpato
rifulgon le abrasioni dell'ardore in me vergato.
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Malinconia, rammenti ancora
le gesta funeste della dolcezza?
Orsù, dimmi, se è eterna
codesta fuga da
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Stridono i denti in morse di ghiaccio,
disegnano sul bianco volto il muto strazio
d'un esile corpo avvolto da stracci:
dardi di cenere, coltelli brinati.
Frugali i sussurri, scarne spighe da mietere,
sempiterno sentiero solcato dal carro del rorido
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Io, instabile disarmonia.
Ordinaria follia.
Paradosso qualunque.
Possente fiera dalle zanne adunche.
Io, re dispotico che ostenta vanesio
i frutti proibiti del suo fatale simposio.
Io, groviglio annodato d'estremi senza corpo.
Insana creatura
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Labbra grondanti sull'orlo dell'urlo
che straripa da squarci putrefatti
in gote d'effimera carne, ed il merlo
pone sigilli di morte e misfatti.
E' bile che raschia e corrode la gola,
s'attenua in fumo la fiamma provocatrice;
infima serva, la
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Invia un messaggio privato a Elizabeth Nightley.
Glaciale ironia che iberna un cuore di carne,
pietrificato e sprofondato inerme
tra utopiche e paralizzanti melme;
l'attrito di membra stride d'agonia
in una grottesca e disarmonica melodia,
ove i gemiti si fingon risa spasmodiche
e i
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Con l'ispido manto istoriato d'abrasioni,
una fiera dall'ossa consunte e anchilosate
arrancava in selve d'effimere
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Foglie appassite,
gli occhi,
lievi si posano
sul volto di giglio.
Ragnatele, le ciglia,
invitano lo sguardo
nella loro trappola mortale.
Farfalle, i suoi baci,
si chinano a cogliere
lentiggini di polline.
S'impiglia
un respiro
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Aleggia un implume desio
tra le piaghe d'Ecate oscura,
aule come adorna di fior
l'acre fragranza della paura.
Tempera l'ira d'un nobil cor
l'arco d'argento teso all'oblio,
di rosso imbrunisce il candor
d'un taciturno amante
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| Sono nata quercia d'inverno,
lame brinate i miei rami,
son stata condannata allo scherno
dal mio cor ei suoi moti
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| E lei portava in grembo
un feto nato morto,
con un sorriso sghembo
gli insegnava a volar storto.
-Perché l'aria non ha legge-
e gli cucì ali al posto delle gambe,
-perché è il passo che ti regge-
e smantellò
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Bramano le parole l'agonia delle membra,
divampa la lingua d'orgoglio che tempra.
Freme nelle fauci un anelito abortito,
labbra ottenebrate dal
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C'era una bambola col volto di giglio
che vagava nei sogni in cerca d'un giaciglio.
Elemosinava pezze per nascondere i buchi
ma la nostalgia pretendeva i giochi
di quando i suoi occhi erano croci,
di quando la bocca era di zucchero
e il suo cuore
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| Inique accuse sorseggiate
in calici fumanti
ch'appannano l'innocenza.
S'insinua tra le piaghe del labbro,
assidua
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63 poesie trovate. In questa pagina dal n° 41 al n° 60.
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