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Pi Greco
Le 62 poesie di Pi Greco
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Dove ho lasciato ammollare le mappe
le carte spingono a galla
e cantano bandiera bianca - bandiera gialla
ché il rosso gli è affondo,
ché in fondo i quadri in soffitto sono una nuova TV.
Le sue parole mi appaiono un atlante
-
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Come i girasoli
si sorprendono al nuovo risveglio dello stesso sole,
colto di spalle dimentico la direzione
che ha preso l'ultima volta, il verso sbagliato
su cui mi allungo la sera.
Ci si piega la testa, ogni nuova alba
ha un treno notte che
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Quando lascio alle spalle l'abbandono
il ricordo si fa cuffia di fieno
- un rustico abbraccio di un padre
e prurito.
Le mie vene in crociata tra fegato e dita
sono scie verso una terra promessa,
- la mente è oltreoceano.
Il tempo fugge
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E' una comune condotta di abbandono
il rosicchiarsi le dita e subito dopo ungere le tele di unghie rosso sangue
come Natale in televisione, come nevi
sporche di husky smarriti e caduti
- la sua è mano del padrone.
Ora che non ho zompi e
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Le nostre gambe sembrano avere migrazioni
fatte di scambi, seguono questo flusso
e tutto torna
in una piazza o in un
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Di cogliere l'attimo ne è sempre valsa la pena
col senno di poi e col seme piantato in terra;
è il bisogno di cassetti il peggior difetto dell'uomo,
ché ce n'è di spazio tra cuore e polmoni
- e ancora di più tra
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Ci si è forse scordati di cambiare l'acqua,
pare torbido il nostro sfiorarci - in fondo
era solo ieri quand'è caduta la manna:
un tempismo sbagliato l'ha nascosta
nella sabbia, così ogni anello è perduto
mentre quel
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Non è mai noto l'appaiarsi dei nostri cuori scaleni.
E' meglio dunque non perderli
nello stravolgersi centripeto dei giorni di maggio,
contarli, stendere un filo di spago
nel crocevia del ventre borioso del vento.
E' lì che gonfi
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Mi sono adoperato come i piccoli
nel tinteggiare nuove forme su pagine di carta,
come loro ho vagato su cosa fare del mio futuro lontano
- l'astronauta di galassie dagli occhi verdi,
la cuoca alla mensa dei pesci d'acqua dolce,
il falegname alla
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Fosse una cricca
l'intreccio nervoso e sanguigno
che aggroviglia il nostro condividere stretti
una piazza, potrebbe dirsi connubio.
Ma tu appendi i miei pensieri come fascisti
al torcersi sghembo
dei nostri arti, un divergere nuovo
affacciato ai
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Non ha nostalgia delle onde, il mare
oggi è un'oncia bluètte
che questa città riveste di
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Leggi la biografia di questo autore!
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Prima o poi, ciò che è stato
varca dall'altra parte della steppa
guardandoci da lontano,
con lo stringersi in nicchia dell'inverno
ancora fisso nella testa.
Non c'è tempo da perdere
dal lato sbagliato della
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C'è del cinismo
nel discernere di due qualsiasi rette
un attimo dopo l'essersi rinvenute.
E' bene, dunque
dare una svolta: piegarsi concavi
a cercare la via giusta,
ché mai si delinea il compromesso.
E' bene non essere la
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Qui non c'è vento che possa scuotere una farfalla
dall'altra parte del mondo, che è un uragano
auto- riavvolgente,
tu un fenicottero -rosa
io un'orrenda libellula. C'è posto nella giungla
anche per gli esseri più
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E' partita la chiusa del rendez- vous,
sebbene le tue lenti abbiano qualcosa di familiare
il rotto della cuffia pizzica la punta di una lingua
troppo piena di sé.
Il poco mai ci basta.
Mi chiedo se mai avrai notato questi cieli
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La stanza non è più un muoversi silenzioso
di luci e vento
da porta a finestra,
sebbene sia ora lenta
la melodia che suggerisce i respiri
e gli sguardi - bassi,
non c'è gomito che s'avvicini
senza altro intento;
una mano
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Si è spenta di neve
poggiando i pensieri al suo passo
una pioggia fredda
- fragile graffio alla folla e all'asfalto,
ai pantaloni sporchi
che ritrovo tra i miei panni.
D'autunno germina l'inverno
e sono solo.
(Le loro luci luccicano
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Questa notte striscia sui binari
e siamo tanti, ognuno con la sua piuma
e siamo uguali, tutti in catene.
Era diverso
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Scarabocchio fiori e di nero sembra tutto morire
in fondo, di notte sono uguali
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Credessi ancora nel loro_dio
ti fionderei uno sparo al cuore,
sarebbe il modo
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62 poesie trovate. In questa pagina dal n° 41 al n° 60.
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