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andrea ristori
Le 271 poesie di andrea ristori
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Squarci dell'ultimo sole
sul palazzo dorato
tra le ombre brunite
di un io lontano e innamorato
e di creature invisibili
in uno spazio assente,
ma immaginifico e immaginato
nel calare
rugginoso e silente
della sera
mentre statico scorre
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Per scelta indotta
e non caratteriale
sono un lavapiatti di ottima condotta
e non lo faccio male
e lavo e asciugo anche casseruole
lontano dal sistema e dalle sue parole
oziose e vane,
distante da persone
perigliose e ciarlatane
con i cervelli
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Milioni di croci
per un solo mondo libero,
quanto sangue per una sola verità
e langue il mio destino
mentre evolve quello dell'umanità
e allora m'innamoro
per desiderio di vita e di libertà
lo stesso di un popolo lontano
in
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Io sono altrove
presso un non essere
dove non esiste il dove e il quando
e il sole sorge in su calando,
gli uomini camminano di testa
e pensano con i piedi,
è nei tuoi occhi che vedo ciò che vedi;
io sono altrove
dove gi alberi
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Grugni umani
mattutini
luciferini, diavoli mefistofelici
belzebù anemici
uomini incompleti
con pungoli invidiosi colpiscono all'istante
la parte mia di loro
che di loro è un sé mancante,
brutali sguardi e parole di
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Fragile e pesante
la mattina avvampa
ancor umida e rifratta
dalla notte già distante
è la vita che non scampa
dal futuro ahimè costante
del presente assai distratta
dal passato non presunto
sul cuor mio compunto
se questo
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La principale
di sguincio e con estro
offre sì dolce
la sua legge capestro;
ti dona il suo sguardo
sicuro e maliardo
e da rituale ti offre a cordoglio
il suo sindacale
e se io non voglio esserne schiavo
lavoro gratuito
e faccio il
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Rabbia nera
violenta
invettive e accidenti
sputi di livida angoscia sul mondo
mefitica gioia coglierli assenti
i gai personaggi
provvidi
morti viventi
gli uomini vinti dal nulla che sono
si sentono scaltri
parenti del diavolo
carneadi
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C'è silenzio
nei tuoi sguardi
che insegnano alla vita
ogni suo ritorno;
non c'è l'effimero
l'istante imperituro e lento
l'istante impossibile del tempo
l'istante impalpabile del vento
nei tuoi occhi di eternità
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Poesia all'impronta
di versi paralleli al nulla
scritta e pronta m'appare
nella mente
scissa dal vento
come bottiglia in alto mare
antitesi del niente,
giunge provvida nel cuore
da un altro tempo
né vicino né distante
e qualcosa
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Ho visto dal treno
una nera finestra, tetro teatro di morte,
aperta di netto dall'ineluttabile,
l'irreversibile atemporalità del tragico
che ha precisi, lineari contorni;
e tremendi graffiti astratti di fuoco
orribile e spaventoso
il
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Prima di essere come ero
lo specchio mi riflette
di luce nera
di ombre fuggitive claudicanti,
guizzi di anime dannate
e i loro deliranti canti,
rovesci oscuri di urla remote e triste
gravide di orrore ché il dolore insiste,
fluenti oscene
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Oscuri segnali sonori
occulti
attraversano l'universo
modificando il suo silenzio acuto;
ciò che per me
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Odo i vespri
come silenti fiamme
viluppi di spire cigolanti,
odo i passi nudi e muti
dei passanti
ombre di fantasmi in divenire
ante mortem
carne e gesso di ectoplasmi
in attesa di sparire;
odo il riflesso di me stesso
su lidi lontani
e
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Per la città cammino
come un figurante, un'ombra ed una voce,
un mutante anacoreta senza croce
ed ogni passo è senza meta
e privo di orizzonte;
scaltro, provvido e interdetto
felino fiero e camaleonte
da sangue e vino
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Quando soffia il vento afono
della storia
respiro il tuo profumo
l'eco silenziosa dei tuoi sguardi
attraversa il lento, incessante fluire
di ogni mio pensiero
come l'azzurro scintillio
del fuoco primordiale
l'eterna catarsi
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C'è un diamante acceso
che sfolgora il tuo sguardo
mentre attraversi
scaltra
un altrove indefinito
di nuvole d'incenso,
ma tu che non sei l'altra
che reca minor danno
e che vive sul crinale
dell'immenso
dove la bellezza
è
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In banca
gli sguardi saccenti e tecnocratici
mi isolano
perché così ridenti e pratici
e quei respiri ovattati
di fantasmi assai disciplinati e ben vestiti
che come replicanti s'incolonnano forbiti
davanti al nulla
ed io tramortito,
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Maledetto l'inverno
che mi mangia le mani
allume gelido nel vento
di giorni vani;
maledetto l'inverno
che mi morde le mani
con la rabbia e la furia
di una muta di cani
un algido muro di ghiaccio
intorno all'anima;
maledetto
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La musa
lo sguardo di ghiaccio caldo
cattura il mio tempo
con supponente complicità
cammina fuori dal vento
e dalla realtà;
il suo silenzio
è il respiro costante
di un sorriso gigante
svelato a metà
un accento
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Cimitero di paese
poche lacrime gia' spese
cristallizzate dal silenzio
dell'iperuranio
ed ai ricordi appese;
incerte luminarie
di un'eternita' sommessa
e sogni senza mente
in quel piccolo regno sconfinato
diligente e mesto
che ammiccando
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Lento il torrente
s' impietosisce
tra le pavide terre aulente
che il cuor mio
lambisce
mentre uno sfumare d' estate
da me
sguardi torbidi riceve
e pensieri
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Scende una luce azzurra
dai tuoi occhi
effluvio corrusco di luce ultraterrena
come lo sguardo altero
della luna piena
in una notte a cielo terso
limpido e sereno
è il sacro femminino che ha indotto l'universo
a modellarti il seno
ed il
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Direi parole informi
di romantico mistero
dietro le velate, malinconiche
spoglie di una vita
davanti agli aculei
degli sguardi istupiditi;
vorrei dire senza parlare
si' che cupido assai m'immergerei
nel caldo lavacro
di un tuo
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Sull'orizzonte del destino
c'è un confine
c'è un mai
oltre il quale ritornerò bambino
e mi sorriderai;
sull'orizzonte del futuro
c'è un adesso
c'è un sole diverso
oltre il quale ritornerò me
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Fresca neve
biancoso lucore di inverni lontani
come sangue incolore da un passato interiore
fugge dalla tue mani
sulle tue braccia
carnosi germogli protesi al futuro
e il gelo sferzante, un tenue velo di ghiaccio
e di speranza
si spegne
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Nell'atavico splendore della femminilità
sorge il tuo sguardo
nel punto di contatto tra mare, cielo
e divinità
l'osmosi, la linea d' orizzonte
la fusione tra amore e temporalità
che si scambiano l'essenza
nello spazio
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Per un eccesso del nulla
e di memento
non rinasco nella culla del Rinascimento,
ma
come un mare d'argento
su di lei irruente
precipita il vento
che ne sfuma i contorni
già vaporosi
ora incerti sgravati
confini dubbiosi
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Venerabili i tuoi sguardi
remoti e nascenti
nella nebbia del caos primordiale del mattino
di diritto assurgono al divino;
ed io come un tedoforo
fermo ad un semaforo
osservo il crescente lunare dei tuoi occhi
e niente è più da
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Nient’altro vedrò che mari eterni e luce
e calma azzurra e suoni ignoti
di parole senza voce
la tua pace sconosciuta che nell’assoluto vibra
dolcemente muta e sensuale
in un’altra dimensione spazio temporale;
nient’altro ascolterò che la musa
il
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271 poesie trovate. In questa pagina dal n° 241 al n° 270.
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