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Umberto De Vita
Le 291 poesie di Umberto De Vita
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| Vibrano dolcemente
le corde del mio violino;
preludio per albe radiose
rigurgitanti di gioia.
Siate allegri e spensierati
almeno finché giovani.
Queste note suadenti
siano per voi
semi preziosi
da spargere nei solchi
della vita:
per
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| Madre, rammenti?
lasciammo quel lembo di Sicilia
pregno di sole quasi come fuggiaschi:
io e te, alquanto sparuti; su quel vagone
dai sedili duri come pietre.
Ancora impregnati dell’aroma di zagara,
ci rafforzò la speranza, la sola nostra
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| Osservavo oscillare il pendolo
appeso nel camino di cucina
nel silenzio ovattato della sera
d’una suadente fine estate
nell’irreale quiete della stanza.
Sul filo della memoria
s’affacciò un lontano ricordo
d’una stagione umida e pesante;
nel
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| Un pulsante crepuscolo
s’avanza lentamente imperterrito
nel settembre inoltrato.
L’estate è ancora chiusa
nelle lande inesplorate
dai suoni scordati.
Nel verde della radura
sembra decrescere il vento
e, dopo la prima nebbia
cade un diluvio di
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| Cantami quella vecchia canzone:
rammenti? v’era nell’aria
di Marzo; in piena primavera;
l’odore del mandorlo fiorito
e, da un aperto balcone
s’udiva una soave melodia
che istantaneamente ci conquistò.
Il tema d’amore e una bella voce
ci ammaliò
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| Quando il vento spira forte
s’avverte sulle guance;
gli occhi si socchiudono
e lo sguardo quasi s’annebbia
in attesa che la folata
sfoghi l’irruenza altrove.
Nel folto d’un canneto
persiste nel contempo la calura;
scendendo per ripidi
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| Si spogliano
gli alberi a foglia caduca,
il cielo appare
fumido e malinconico,
qualche riccio si stacca
dai vecchi castagni
rotolando
su morbido fogliame.
Scende dagli altipiani
leggera tramontana
scompigliando
l’erba dai pendii
che smore a
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| Monotona risacca
intesse ghirigori
coi granelli fumanti,
la morte mi prende per mano
sussurra:
andiamo lontano...
Poveri polsi miei
frantumati all’affanno
dell’errabonda lotta
e disciolti come nebbia al sole
al crepuscolo che avanza
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| Gironzola in alto nuvola di storni
che svaniscono e riappaiono
all’ombra delle chiome arboree.
Sale il tempo con l’eterno sole
nel vigore di nuove stagioni
ove smisurati giorni si susseguono
nel lunghi tramonti velati.
Si sbriciola il
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| In questo residuo tempo
m’angoscia il pensiero
che incontro sulla via
dalle ampie ombre scure.
M’investe un refolo
nel percorso verso la macchia
oltre la vasta radura.
Aspro fato m’insegue
che trabocca in ogni cosa.
Nei sentieri dell’anima
tutto
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| Indifferentemente
il tempo si dileguava
in un improvviso baluginìo
sgusciando dalla luce
nella sottile malinconia
del silenzio d’una landa.
Smisurato m’appariva
un antico suono
sbaragliando filiere di nuvole
nell’incedere della notte
con i suoi
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| Nacqui povero e più nudo d’un verme
in una primavera stentata e ventosa,
l’odore del pane
non era consueto
ed era ingombrante l’apprensione.
Mia madre era mesta, forse
angustiata per un’altra bocca:
l’ennesima.
S’era nel triangolo del
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| Oscurando i miei pensieri
precipita nel buio la sera
facendo oscillare le chiome
d’un filare di bagolari
aggrediti dalla nebbia.
Si ripiega su se stessa la sera
al canto della luna
e, in lontananza s’intravedono
un gruppo di ragazzi
chiassosi in
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| Passerà questa indomita
frenesia d’argento brunito,
forse tu solamente riesci
a placare turbolenze
in questi spiccioli di sole
quando cala l’ombra della sera.
Attraverso vetri opachi
profonde pupille
intravedono poca luce,
S’empie solo la stanza
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| Nel fragore d’un mattino
diluvia sui lastricati;
nel tempo estroso
piove e spiove in alternanza.
Risuona lontano un rombo
nella massa tacita delle nuvole
e il cielo si discolora
riflettendosi
su pozzanghere melmose.
Penso alla calda
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| E’ sera, l’ora del tramonto
e da quel cielo a pecorelle
va il sole pel suo conto...
Al di là d’un verde colle
s’eclissa, arrossendo
le fresche
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Invia un messaggio privato a Umberto De Vita.
Indirizzo personale di Umberto De Vita: umbertodevita.scrivere.info
| Seminascosti dentro i portici
due anziani e un cane
dormono coperti di stracci e cartoni.
Dimenticati come oggetti inutili
da Dio e dagli uomini,
stanno raggomitolati e intontiti
dal frastuono della città.
Forse sognano un pasto caldo
e un
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| Ove s’avanza il mare
spira vento di ponente
sviluppando alti fragori
sulle onde corrugate.
varcano un muro invisibile,
scivolando veloci
e, lasciando profondi solchi.
Se avrà fine lo strepito;
farò promessa:
abbraccerò la terra
e bacerò il suolo
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| Oltrepassata la spelonca
per approdare al vasto campo
ove il cielo assorbe il mare
e in esso si specchia
contemplando la soglia del tempo.
Inesorabili ore
accavallandosi nell’arco iridescente
cangiano il meriggio morente
che si trascina
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| Talvolta i tuoi occhi;
purissime gocce di mare
intensi e luminosi
come alba nascente,
rischiarano
la mia
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| Bagliori lontani m’avvertono
che la tempesta s’avvicina,
ignoto è a me il prosieguo
e, in povertà di sillabe
arranco nel buio avverso.
L’impetuoso agitarsi del mare
e la furia dei flutti
semina terrore;
mi chiudo a riccio
e desolatamente
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| Vacilla l’ultima foglia sul ramo
nella cupa notte di fine ottobre.
Forse è già inverno
e, la pallida luna
s’intravede a tratti.
La furia dei venti
imperversa costantemente
rintanando le ombre
in quest’ora anomala.
Rassegnatevi stelle
ai funesti
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| Brumoso risveglio
mi conduce
in una sorta di turbamento;
mi trovo in un vicolo cieco
sovrastato
da nuvole che rigurgitano
pioggerella e foschie,
e un eco di passi incomposto
si propaga
annullando silenzi aerei.
Come vorrei dissipare
ad uno ad
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| Un sereno e inatteso tramestìo
si smarrisce lentamente
fra le pieghe dei venti
che disseminano con foga
un cumulo di foglie
che divengono poltiglia
sui sentieri solitari e ombrosi.
Un sentore d’autunno
oscilla quasi come un tremore
mentre il
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| Tenera era la notte e calma
quando un boato squarciando l’aria
rimbomba nei vicoli secolari.
Memore di antiche tragedie, tace l’Arno
scorrendo attonito sotto i ponti,
s’elevano grida di dolore
inghiottite nell’oscurità e, nuvole di fumo
sovrastano
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| Concertano
immote raganelle
in stagni d’argento
alla novella luna,
un aleggiar
schiude il cielo cupo
e,
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| In questa fase di mia vita;
il tempo si ripiega su se stesso
nella sottile linea dell’infinito
fra lo stormire delle fronde
e nei miei malinconici pensieri
che affondano nel profondo silenzio.
Era il nostro, un immenso amore,
e in una placida
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| Tu, che dal colle miri
sparsi casolari
e la conca fiorentina.
Talora;
specchiandoti nel contado,
i cipressi mossi dalla brezza
ti fanno corona intorno
inchinandosi al tuo cospetto.
Tutto lo splendore
irradia la tua fiera beltà
di stampo
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| Mentre colombi volteggiano
sui quadrivi
e l’incerto passo
risuona sulla deserta via,
io nell’oblio m’abbandono,
e tante volte
esitando nell’incedere;
mi soffermo ai tuoi piedi
a contemplare
le tue antiche vestigia
in cosmica bellezza:
mirandoti
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| Il tempo persiste
nell’opprimente calura
del breve sogno
nella silente pastura.
Mormora l’incantata notte
raccolta in un manto stellare.
Si congeda la luce
oltre le ramaglie
dell’ultime ombre;
poco per volta
le stelle luccicano
sulla pazza
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291 poesie trovate. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
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