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Massimiliano Moresco
Le 452 poesie di Massimiliano Moresco
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Sarà che un gatto mi scorge il palato
ma essere gettato con occhi efebi
sull'allegra riva dove spumeggiano
luoghi un po' troppo comuni,
m'allinea sbieco su una rampa di lancio.
È un luogo dove mille occhietti
hanno smesso di
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Viviamo a stento,
protoumani
stanchi
come i canti
dei vulcani silenti.
Che sbuffano
e fischiano,
accasciati
in spasmodica
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Non si dovrebbe abbeverare il dente
Se il veleno si inocula lentamente.
Eppure una colpa la passa liscia
Senza la mano che cattura
Lesioni lasciate al limite.
Potrei mettere al bando
Le mani e i capelli e i folli
Quando non seguono la linea,
Ma
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Trovo così oscena l'estate
coi suoi mille esteti
nelle spiagge dilaniate dal bello.
Così aperta, coi suoi fiori nudi,
il sole confuso col cielo
il fieno così presto disteso.
Trovo così aliena l'estate
nelle arterie
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Una devastante remora
a considerare l'elenco
dei tuoi respiri.
È anche questo amore?
Si, lo è,
come l'esplosione di primavera
come l'effondersi del cuore nel sole
riluttante e glabro,
rutilante e nostalgico.
Anche gli
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Una rete a strascico
raccoglie derive
d'uomini
e canti lamentevoli.
Sento d'essere alla deriva, già!
Eppure gli occhi
dipanati,
sezionati,
vorrei tenerli ripidi
sulle vertigini.
Nel caso in cui tendini e tovaglioli
cuociano la
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Spesso il suono diventa solido
laddove il gelido consiglio
si posa come un abbaglio
dietro alberi d'orgoglio.
Sembrano diamanti scolpiti
certi lampi di vermiglio
che rilucono impazziti
nelle soglie mai fissate.
Eppure le hanno
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Sono risme di odio
A guidare certi sorrisi
Ancorché un cuore che muta
Spesso starnuta veleno
E l'amarezza appare dolce
Quando tracima.
Lavare i cavalli
Con stracci intrisi d'oro,
Li rende così contenti
Da poter mutar
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S'eleva un soffio
Nel respiro del tuo ventre
S'eleva lento
Il vento della mia presenza
E non perdona!
Sussurrando appena,
Si insunua in paradiso
Nel rapimento estatico.
Nel cadenzato passo
C'è la forza del sole
Che prepotente
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Rapide, su ripidi declivi
Travolgeranno la sana abitudine
Inalando gustosi diversivi.
Saranno abissi mai scissi, a saturare
Tutto ciò che non è consuetudine
E foglie a coprire lo sgomento
Per costruire nuovo humus.
Che non le si
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Linea scissa
Appare divelta
All'orizzonte
Seduto,
Sulle spalle dell'illusione:
Ha il gusto del sorriso
Quando l'amarezza prende sottovento.
Seduce mille sudari
L'ordine dei significanti
Nonostante le frattaglie dell'essente
Neghino il
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La processione che via via
Sciama lentamente verso il futuro,
Potrebbe lesionare la credibilità
Dei grandi fiduciosi nella retta via
Anziché nella ruota che setaccia
Tutto ciò che non conduce all'utopia.
È pur vero che
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Una citazione che s'alza leggera
In un giulivo percorso di vita
All'insegna del ristoro dell'anima.
L'immancabile sauna per attivare
La circolazione energetica
Protetti dal soave santino di Sai Baba,
Con acconciatura impresentabile
Ad
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Dovrei essere un martello
E battere sulle rovine del Grande stile.
Semplice!
Oh quanto sarebbe bello!
E poi trasformarmi in boato
E freddare il tempo
Che ha fatto il suo tempo
Ed oggi si alza ancora indefesso.
Ma la degenza delle parole,
Mai
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Ho visto presto tramontare sorrisi
Come i tramonti che sorseggiano il mare
Quando rapiti dal pallore della luna
S' accomiatano dal giorno,
Come i palpitanti tramonti
Che sono affissi alla tua gola
Quando parli col ventre flaccido.
Vorrei
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Scorrere nelle verdi valli fiorite
Come se il mondo fosse nato
All'interno dei propri desideri,
Permette di far pace col mondo.
Eppure, il crogiolo dove cucinarsi
Coi nervi assemblati alle stelle,
Ha il suadente sapore del vino
E l'estraniarsi
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Invia un messaggio privato a Massimiliano Moresco.
Si potrebbe arare e dissodare
L'esca della propria disdetta
Nel modo che si possa tramontare
Senza covare nel ventre vendetta.
Sarà che a distanza di sicurezza
Si sfidano i titani del verbo
A colpi d'ascia e cemento.
Sono coloro i quali
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Dovrei ricoverare la coscienza
Con tanto di infermieri prestanti,
Possibilmente poco pensanti
Per domare la mia disobbedienza.
Dovrei assistere a questa disdetta
Con sguardo sguarnito da lumaca,
Una lingua lunga da cloaca
E mantecare sguardi da
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Una spremuta di candore
È stata bevuta ed assimilata
Specialmente da denti
deputati a dilazionare
Piccole dosi d'instabilità.
Sono coloro i quali amano
Una forma squadrata col righello
Per suonare risme di vuoto.
Uno strimpellare
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Solo l'uomo sandwich potrà salvare
Il mondo dall'invasione degli hamburger.
Sono lui, supereroe del movimento
Per la libertà d'espressione nazionale,
Sarà per la patria il vero salvagente,
Il più amato, lungo tutto lo
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Raramente si viene irrorati
In modo da trovare un talismano.
L'occhiolino dorato si spande
Nella nebbiosa falange urbana
Per ghermire stomaci madidi.
Oh sì, è vero, farmacie per tutte l'esigenze
Spalancano le loro uscite
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Sarebbero necessarie due felicità
Per compensare la velocità
Col quale si ammassa il cielo
Sopra l'oscuro orizzonte intero.
Tuttavia, un occhio è più che necessario
Ad emulsionare corpo e anima.
Occorre un
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Necessità prepotente d'ordinare
mediante una partenogenesi
Le immagini che fioriscono dal petto
O nella lingua che sboccia nella mente.
Resuscitare un uomo all'uopo
Più confacente ai desideri sociali
Non è previsto
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Lieve fluire la carezza sulle spighe
Nella qual mano niente rimane
In quest'attimo di primavera adamantina.
Vanno ritirandosi i pensieri
E tuttavia si dilata il ricordo
Degli apicali fusticini tra le dita.
Sembra d'essere desti ancora
Oppure in
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Rianima le mani
Questa primavera,
S' adornano fiorite
Scolpite come statue
In commiato al buio.
Come eserciti della pace
Evaporano gioiose al cielo
Assistendo al loro riscatto.
Sembrano danzare col vento
Quando modellano la parvenza
Nel
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Si potrebbe riabilitare l'illusione,
Sarebbe necessaria una fusione
Delle linee verticali
Piegate all'espansione
Delle onde cerebrali.
Un taglio da capo a fondo
Uno strappo netto e folle
Lacererebbe il velo del sole.
Sì, anche la
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Bisognerebbe obliterare una nuvola
E appenderla ad un aquilone
Per assaggiarne l'inconsistenza.
Occorrerebbe prepararsi
A far appassire gli occhi
Per deglutire un sano riflesso.
Perché è necessaria furia nera
O qualche spora
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L'ultimo soffitto
È un soffio sfitto
Che alita afflitto.
Posso immaginare
Quanto sia devastante
Essere sconfitto
E toccare il cielo
Solamente sotto ricatto.
L'ultimo soffitto
Non ha confini
Non lo possiedi
Ma spesso lo brami
Vorresti
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La capacità di definirsi
Senza lasciare due porte aperte
Non è certamente produttiva.
Difatti un flusso di corrente
Sopra le giulive valli del sole,
È capace di fagocitare il recinto.
De- finirsi è un'esigenza
Come lo
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Un livido scorre e percorre
Il letto dove sono diseguale,
È il segno della mia esondabilità.
Ieri ho esploso tutte le cartucce
Col mio fucile a canne mozze,
Credevo sparasse a salve
Ma ho ucciso altrettanti sorrisi
Tra capi stesi e
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452 poesie trovate. In questa pagina dal n° 181 al n° 210.
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